Intervista

A cura di:

Quando la fotografia è rock
Giovanni Canitano

Cos'è un fotografo rock? Cosa vuol dire seguire, per fotografarli, musicisti del calibro di U2 e Bruce Springsteen, personaggi che travalicano i confini della musica - per divenire simboli generazionali e comportamentali - come Vasco o Ligabue, geni della propria arte come Federico Fellini? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Canitano, uno degli specialisti - in Italia - della fotografia musicale che non disdegna incursioni in altri campi, tra ritratto e reportage. Assieme a lui ha risposto ad alcune domande anche Ermanno Labianca, giornalista musicale specialista del Boss, che con Giovanni Canitano ha appena pubblicato Real world (Arcana, euro 30,00), un viaggio-ricognizione attraverso la vita e la musica di Bruce Springsteen e i luoghi del New Jersey in cui é nato, cresciuto e vive.

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© Giovanni Canitano

Com'è nata l'idea di Real World, come l'avete sviluppata, che racconto doppio (parole-immagini, concerti-luoghi, personaggio pubblico-personaggio privato) è?
Labianca/Canitano: "Insieme avevamo firmato Local Hero, che nel 1993 raccontava lo Springsteen che aveva "osato" sciogliere il sodalizio con la fedele E Street Band. Avevamo lasciato parlare i suoi nuovi musicisti, cercando di capire cosa prende e cosa il Bruce uomo e musicista, poi li avevamo ritratti nei backstage del Boss, a Londra, New York e a Long Island. Poi era venuta, nel 2000, American Skin, una biografia più tradizionale, realizzata anche sull'onda del'entusiasmo dei fan che avevano rivisto Springsteen tornare accanto alla sua band storica. Real World è invece un incastro più complicato di idee e situazioni, il libro più faticoso della nostra storia al seguito del grande rocker americano e dei suoi concerti. Abbiamo voluto offrire un caleidoscopio che riflettesse i mille Bruce Springsteen che i nostri occhi hano visto negli anni. La star celebrata, i palchi e le folle osannanti, l'immagine del rocker e quella del folksinger, ma anche l'intimità dei luoghi in cui è cresciuto, le case dimesse in cui ha composto le sue prime canzoni. In questo libro abbiamo raccolto le testimonianze di chi con Springsteen è cresciuto ma è rimasto lì, in quel New Jersey un po' malandato e cadente. Abbiamo attraversato e documentato la Asbury Park presente in tante canzoni del Boss, che per molti oggi è un luogo di culto. Vi abbiamo sommato voci e volti di chi guarda a Springsteen come al fratello più fortunato, e lo fa con ammirazione sincera, senza la invidia con cui tendenzialmente si guarda chi è diventato ricco e famoso. Andando in giro per i locali dove lui ogni tanto si ritrova a suonare per pochi amici, camminando sul lungomare simbolo di quelle zone si capisce perchè per tutti, lì, Springsteen è "uno di noi". È così che lo considerano, e forse è per lui la migliore ricompensa dopo tante canzoni dedicate alla gente comune, alla classe operaia e a chi sopravvive a fatica. Per questo non abbiamo mancato di incontrare anche gli homeless che passano le notti sul boardwalk, quelle assi in legno che costituiscono la passeggiata davanti all'Oceano e che lo stesso Springsteen molte volte racconta nelle sue canzoni".

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© Giovanni Canitano

Concerti, backstage, tour, conferenze, fan, e poi vita privata, momenti raccolti, case, paesaggi urbani e non. Foto posate, foto colte al volo, rubate. Come si cerca di coprire il lato che normalmente non appare del personaggio, la vita quotidiana, i suoi amici, il suo ambiente? Com'è andata con Springsteen?
Labianca/Canitano: "I paesaggi urbani spiegano perché a vent'anni Springsteen sognava, e cantava in Born To Run, di scappare via. Oggi di quel suo New Jersey amato e odiato restano palazzi sventrati, vecchi alberghi e teatri che emanano fascino e malinconia. Fotografarli equivale a raccontare Springsteen. Il testo che accompagna quelle immagini spiega eloquentemente il perché. Real World esce a tratti dal New Jersey per spostarsi all'interno e verso la costa ovest. Chi conosce bene Springsteen e i suoi testi sa che anche il sudovest americano è per lui fonte di grande ispirazione". Con Bruce abbiamo, insieme, sviluppato un rapporto che ormai è venticinquennale. Uno a fotografarlo ovunque, attraverso centinaia di concerti in Europa e Stati Uniti, l'altro a scrutarne ogni mossa professionale e ad indagare in quel sottobosco che è il New Jersey in cui Springsteen è cresciuto e si è formato professionalmente, ovvero i piccoli locali intorno a casa sua, i musicisti con cui ha iniziato e poi ha proseguito la sua carriera, le vicende meno note ai più. Ci siamo dentro dagli anni Settanta, quando è nata la nostra passione per la sua musica. Poi è venuto il primo concerto visto, nel 1981, e poi ancora, da allora, mille volti e mille contatti che ci hanno permesso di mettere insieme il complesso puzzle di Real World. Ci sentiamo due reporter springsteeniani".

Giovanni, a parte Springsteen, tra i musicisti che hai seguito e fotografato, quali altri personaggi ti piace ricordare in particolare? Hai sconfinato anche nel cinema, con i tuoi ritratti di Fellini, Wenders, De Niro...

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© Giovanni Canitano

Canitano: "Trovandomi a seguire il magico mondo dello spettacolo da parecchie lune, la mia linea ha incrociato quella di molti artisti e quindi di parecchi seguo le gesta da più di venti anni. Per gli U2, Bruce, Vasco e Ligabue sono uscite delle biografie allegate al periodico l'Espresso che appunto seguono le loro gesta dai primi passi ad oggi. In particolare mi piace ricordare il carisma e l'assoluto valore artistico di tutti gli eroi protagonisti della nascita del rock e di tutti i grandi del blues e del jazz che hanno vissuto una stagione di cambiamento e di rivoluzione del mondo musicale assolutamente fantastica e irripetibile. Io sono arrivato sulla fine di questo periodo (primo concerto fotografato nel ‘74), ma ho avuto la fortuna di fotografare molti di loro e di vedere nei loro sguardi la vera essenza della trasgressione e del cambiamento che hanno rappresentato.

Cos'è, se ti riconosci nel genere, un fotografo rock, come a volte vieni definito?
Canitano: "La definizione di fotografo rock che spesso sta stretta a molti fotografi, per me è lusinghiera in quanto la considero una "certificazione doc" ovvero un marchio di qualità, la garanzia di un occhio che vede tutto in maniera alternativa o quantomeno non convenzionale, indipendentemente dal tipo di soggetto fotografato".

Tecnica: quali apparecchiature, obiettivi, pellicole, uso delle luci?
Canitano: "L'attrezzatura che utilizzo nei concerti è un set completo di macchine 35 mm con ottiche dal 15 mm al 600 mm. Tutte con il massimo della luminosità e pellicole di varia sensibilità da 100 a 800 asa o fotocamere digitali settate a non più di 1000 asa per motivi di rumore. Per i ritratti e le foto posate in genere utilizzo una classica attrezzatura di medio formato quadrato Hasselblad e di grande formato con varie ottiche. Ci tengo a dire che non considero, come forse si faceva il passato, che un eccesso di tecnicismo sia sempre positivo. Credo invece in un'utilizzazione di un qualsivoglia mezzo tecnico - dall'istamatic alla sinar 20x25 - per la realizzazione di un'idea creativa".

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Come funziona la preparazione: i contatti con gli artisti, gli uffici stampa, le case discografiche?
Canitano: "Il tipo di relazione può essere diretto con gli artisti o con le persone che lavorano con loro come discografici e uffici stampa, ma quello che è più importante è progettare le cose con molto anticipo e mantenere un rapporto di correttezza e professionalità con l'artista, che alla lunga è la cosa che paga di più".

Ti affidi a un'agenzia o fai-da-te?
Canitano: "Per il mercato italiano sono indipendente, per quello estero ho una agenzia di distribuzione con sede a Londra che si occupa della vendita nel mondo di tutte le foto per cui ho i diritti".

B/n e/o colore, scelta a monte o secondo il lavoro?
Canitano: "Per ogni lavoro o servizio la scelta tecnica, a monte, è dettata dal risultato voluto e ricercato.e che ritengo adatto al caso. L'idea di raccontare, per esempio, i luoghi di Springsteen con la tecnica del cross process ci piaceva, e l'abbiamo scelta insieme con Ermanno, preferendola al classico bianco e nero che avrebbe reso ancora più drammatici luoghi e volti, e parla della voglia di umanizzare e colorare quel mondo che per noi è sofferenza ma anche la gioia di una musica meravigliosamente vitale".

C'è un altro progetto della dimensione di quello su Springsteen che stai/state sviluppando?
Canitano: "Molti libri hanno visto impegnati insieme me ed Ermanno Labianca, compresa una biografia di Ben Harper. Tre o quattro sono quelli dedicati a Springsteen. Ogni volta sentiamo di aver detto tutto, poi è lo stesso Bruce a offrirci nuovi stimoli, per questo non riusciamo mai a convincerci che non ci sarà un altro nostro libro su di lui. L'idea su cui stiamo lavorando adesso è un grande viaggio verso i luoghi "sacri" del rock. Locali storici, case, vie legate ad eventi importanti, anche tombe, perché la storia in generale si è scritta in molti luoghi ora dimenticati o sconosciuti. Anche visti attraverso le testimonianze di chi ha vissuto le stagioni più belle della musica e che è ancora qui, a farsi raccontare e fotografare".

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Chi sono (Giovanni Canitano)
Nato a Roma nel 1960, ho cominciato a fotografare per assecondare la mia passione per la musica e la malattia per la fotografia è cresciuta e si è sviluppata parallelamente a quella per il rock.
Il quotidiano la Repubblica è stata la casa dei miei primi passi e da lì in poi ho fotografato e seguito migliaia di spettacoli e artisti italiani e stranieri di tutti i livelli per scopi sia giornalistici sia commerciali.

Chi sono (Ermanno Labianca)
Ho 44 anni e prediligo da sempre il rock "classico" americano senza però disdegnare altre realtà.
Mi muovo da oltre vent'anni tra il giornalismo musicale e il lavoro di scrittura e realizzazione di trasmissioni televisive.
Amo l'intersezione tra musica, cinema e fotografia, per questo ho sempre prestato molta attenzione a tutte le fasi di realizzazione dei libri che ho pubblicato.

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