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Pechino-Parigi, un secolo fa

In occasione del centenario dell'impresa Pechino-Parigi, Forma Centro Internazionale di Fotografia di Milano, presenta fino al 26 Agosto "Raccontare il viaggio. Fotografie e ricordi della Pechino-Parigi (1907)". Le immagini autentiche, recentemente restaurate, conservate presso la Fondazione Corriere della Sera e esposte qui per la prima volta, insieme ai diari e ai ricordi di una spedizione che ha fatto epoca, raccontano il senso dell'avventura e il significato di uno dei primi grandi reportage di viaggio del nostro tempo. La mostra ha la sua origine in un fondo avventurosamente scoperto negli Archivi del Corriere della Sera: una serie di diapositive su vetro con le immagini del celebre raid, utilizzate da Luigi Barzini, corrispondente del Corriere della Sera al seguito di Scipione Borghese, per documentare la celebre traversata in automobile compiuta a bordo dell'Itala.

Il quotidiano francese Le Matin, nel marzo del 1907, aveva lanciato la sfida "C'è qualcuno che accetti di andare, nell'estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?", raccolta dal principe Borghese, già abituato a simili sfide temerarie. Luigi Albertini, al tempo direttore del Corriere della Sera, aveva mandato il suo inviato di punta ad affiancare la spedizione, con l'incarico di redigere poi le corrispondenze che saranno pubblicate congiuntamente, per accordo editoriale, su Corriere della Sera e Daily Telegraph. Ancora oggi, quei testi rappresentano l'appassionante testimonianza di un'impresa al tempo considerata da molti impossibile. Le lastre d'epoca restaurate, pubblicate dallo stesso Barzini all'indomani della spedizione nel volume La metà del mondo vista da un'automobile (Hoepli 1908), raccontano con grande nitidezza i sessanta giorni del viaggio, una grande impresa sportiva e un momento cruciale nella storia del giornalismo di viaggio.

 

Jazz in bianco & nero dagli anni Sessanta

Fino all'8 agosto nel Cortile del Podestà del Palazzo Pubblico di Siena in Piazza del Campo, oltre cento ritratti in bianco e nero dei miti del jazz degli anni Sessanta: da Louis Armstrong a Duke Ellington, da Miles Davis a Charles Mingus, passando per altri straordinari musicisti come John Coltrane, Ornette Coleman e Archie Sheepp. Una mostra, ad ingresso libero, di immagini firmate da Roberto Polillo (tratte dal libro "Swing, Bop & Free– Il jazz degli anni '60", Marco Polillo Editore) organizzata dalla Fondazione Siena Jazz per i suoi trent'anni di attività, "scatti rubati" ai grandi maestri del jazz attivi in quegli anni, ritratti durante le loro esibizioni o nel dietro le quinte dei teatri. Durante il periodo di apertura si svolgeranno ciclicamente piccoli concerti pomeridiani con i docenti della Fondazione Siena Jazz. Roberto Polillo (Milano, 1946,) fin dalla giovane età si è interessato di fotografia e di musica. Dal 1962 al 1974 ha fotografato per la rivista Musica Jazz, per molti anni diretta dal padre Arrigo Polillo, il noto critico e storico del jazz,  oltre un centinaio di concerti di jazz. Si è poi dedicato all'informatica, come imprenditore e professore universitario. In anni recenti ha ripreso ad occuparsi attivamente di fotografia, anche con l'uso delle tecnologie digitali. Un'ampia raccolta delle sue immagini di jazz è in esposizione permanente presso la Fondazione Siena Jazz.

 

Rancinan, La trilogia del Sacro Selvaggio

Fino al 2 settembre la Triennale Bovisa di Milano presenta la mostra Rancinan. La trilogia del Sacro Selvaggio, dedicata al lavoro del fotografo francese Gérard Rancinan. Il "sacro selvaggio" è una pulsione d'amore, primitiva e violenta. Un sentimento anarchico e potente, al tempo stesso pagano e divino, sacro e profano. La trilogia dedicata al Sacro Selvaggio abbraccia l'Arte, l'Altro, la Fede. Tre campi di investigazione in cui l'artista ritrova, sotto le macerie del progresso e dell'ultramodernità, una stessa pulsione sacra. L'Arte è un viaggio nel mondo dell'arte contemporanea e nell'universo creativo di alcuni tra gli artisti più significativi del panorama internazionale, da Damien Hirst a Paul McCarthy, da Marina Abramovic a Andres Serrano, da Orlan a Maurizio Cattelan. L'Altro è un incredibile reportage fotografico sull'handicap, è elogio puro e travolgente della diversità. È partecipazione e comprensione di queste forme e di queste vite. È abbraccio stretto a questi corpi mancati e ai loro difetti fisici. Nel lavoro dedicato alla Fede Rancinan ritrae, con lo stile delle antiche tele del Seicento di Diego Velázquez, cardinali che oggi hanno un ruolo di primo piano nella Chiesa e che domani potrebbero essere decisivi per indirizzare le scelte di un futuro conclave. Come i pittori delle corti barocche, il fotografo fissa la personalità e la storia dei porporati in una ricca galleria di ritratti. Accompagna la mostra il volume "Rancinan. La trilogia del Sacro Selvaggio" edito da Federico Motta Editore, a cura di Virginie Luc (formato 28x36 cm, pp. 256, 160 fotografie a colori, € 65).

 

Montagne italiane
Reportage dalla Birmania
Saggi sul viaggiare

Estate, tempo di lettura, di viaggi, di letteratura di viaggio. Tre titoli da portare con sé (i primi due forniti anche di un consistente inserto fotografico di 32 pagine): "La leggenda dei monti naviganti" di Paolo Rumiz (Feltrinelli, pp.352+32, € 18), "Birmania, Sui sentieri dell'oppio" di Aldo Pavan (Feltrinelli, pp.136+32, € 13), "A come Avventura, saggi sull'arte di viaggiare" di Anna Maspero (Fbe, pp.176, € 13).

Che cosa sono le montagne italiane? Quale identità portano con sé? Alpi e Appennini disegnano, insieme, una sorta di grande punto interrogativo. Che ha due risposte diverse. In un viaggio di 8 mila chilometri che cavalca la lunga gobba montuosa della Balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal golfo del Quarnaro a Capo Sud Rumiz indaga, evoca, ritrae. Le sue storie – piccole o grandi che siano – scivolano e volano insieme ai luoghi e parlano della parte più segreta del nostro paese.
Quello di Pavan dalla Birmania-Myanmar è un reportage ricco di informazioni e suggestioni, di un turista-viaggiatore impegnato, che decide di raccontare un paese dalle splendide attrazioni turistiche ma anche dalla drammatica situazione politica,. Narrato con lo stile asciutto ed efficace del reportage giornalistico, il libro offre parti di grande impatto narrativo fra le quali segnaliamo la gita in battello sul fiume, la visita nella regione di estrazione dei rubini e le incursioni nelle regioni ribelli dove i guerriglieri di etnia Shan si finanziano vendendo l'oppio.
Chiude il trittico la raccolta di saggi di Anna Maspero: 21 lettere dell'alfabeto per altrettanti racconti e riflessioni che mescolano vita vissuta, storie e geografie, offrendo spunti per nuovi percorsi reali e mentali a chi nel viaggio cerca l'esperienza di ambienti naturali e culture differenti, ma anche un diverso punto di osservazione su se stesso e sul proprio mondo. Il viaggio come lettura del mondo, perché, come afferma l'autrice, «non importa se il viaggio è lungo o breve, lontano o vicino, individuale o in gruppo, itinerante o stanziale. Ciò che conta è la motivazione che ci spinge a partire e la nostra attitudine verso le realtà che incontriamo lungo il cammino. Ritorno dopo ritorno, sentiremo di appartenere a una sorta di "società dei viaggiatori" che possiede delle mappe meno assolutistiche, ma più ampie e flessibili, per orientarsi nella vita e per osservare noi stessi, l'altro e il diverso. Perché ognuno di noi è il frutto dei luoghi cui appartiene, ma anche delle strade che percorre».

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