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Broken Landscape
Paolo Pellegrin

Fino al 9 settembre il Museo di Roma in Trastevere presenta Broken Landscape, - "paesaggio rotto" - un' ampia selezione dal lavoro di Paolo Pellegrin, uno dei fotogiornalisti italiani più affermati in ambito internazionale. Oltre 100 immagini in cui si ritrovano molti dei temi che hanno interessato l' autore dal 1995 ad oggi - le guerre, l' esodo dei profughi, i terremoti, le pandemie, la povertà – che riportano l' attenzione su fatti spesso dimenticati o ignorati, quando l' interesse dei media e dell' opinione pubblica diminuisce o addirittura scompare.



© Paolo Pellegrin / Magnum Photos
Moments after an Israeli air strike destroyed several buildings in Dahia.
Beirut, Lebanon. August 2006

I diversi piani su cui Pellegrin si concentra nel suo lavoro - umanistico, politico, storico, estetico - sono presenti nelle foto della mostra. Da quelle sul dilagare dell' Aids in Uganda del 1995 e sull' epidemia di colera in Angola (la peggiore della sua storia, con 33.000 casi riportati e più di 1200 morti, diffusasi velocemente da Luanda alle province più lontane), a quelle sul paese più povero dell' emisfero occidentale Haiti (afflitto per gran parte della sua storia da un' inaudita violenza politica), alle guerre in Kosovo (alla fine del conflitto esploso nel 1999 si contavano quasi 850 mila profughi, mentre non si hanno statistiche precise sugli scomparsi perché, ancora ai nostri giorni, alcune fosse non sono state scoperte), nei tristemente immancabili Iraq (con immagini che documentano l' azione di truppe britanniche che costruiscono un acquedotto, effettuano un check-point, consegnano aiuti nei villaggi) e Afghanistan (le operazioni antidroga nei remoti villaggi del sud per liberare le zone dalla duplice influenza della coltivazione dei papaveri e dei Talebani); e poi ancora il dopo-terremotoin Pakistan (il sisma del 2005 nella regione himalayana del nord è stato il peggior disastro naturale nella storia del paese: 80 mila morti, centinaia di migliaia di feriti, 3 milioni di persone ancora senza casa), la ricostruzione post-guerra in Cambogia, la campagna anti-terroristica in Algeria, la megalopoli a molte facce di Mumbay, il dramma senza fine del Darfur, gli effetti dello tsunami nell' indonesianaBanda Aceh e dell' uragano Katrina su New Orleans, la morte di Giovanni Paolo II, quando migliaia di persone confluirono in Piazza San Pietro per rendere omaggio al Papa.



© Paolo Pellegrin / Magnum Photos
BOSNIA - Children - 1996

Grande spazio è dedicato al conflitto israelo-palestinese, tema sul quale Pellegrin è tornato più volte: dalle scene di caos che circondano la tomba di Yasser Arafat, all' orgoglio in uniforme della Brigata dei martiri di Al Aqsa, dall' evacuazione della striscia di Gaza, alle famiglie delle vittime di entrambi i lati, fino al conflitto in Libano che coinvolge pesantemente anche i civili (alla data dello scorso 14 agosto più di mille civili sono rimasti uccisi).



© Paolo Pellegrin / Magnum Photos
Civilians fleeing Basra during intense fighting between coalition forces
and Saddam fedayin. Iraq. 2003

La mostra è stata curata da Giuseppe Prode che, per Broken Landscape, ha scritto il testo riportato di seguito: "Paolo Pellegrin è uno dei fotogiornalisti più affermati oggi. Con il suo lavoro registra notizie, fatti, avvenimenti in rapida successione, in ogni angolo della terra. Israele e Palestina, Libano, Liberia, Angola, Sudan-Darfur, Uganda, Iraq, lo Tsnunami nel sud est asiatico, l' uragano Kathrina negli Stati del sud degli Stati Uniti, il carcere di Guantanamo, la morte di Giovanni Paolo II, il terremoto in Pakistan, l' Afghanistan.Osservare e informare, in un tempo in cui "la notizia" ci avvolge 24 ore su 24, e fa sembrare vecchi avvenimenti accaduti da poche ore. È la follia del quotidiano che viviamo, correre sempre più veloce, non assimilare quasi nulla, assuefazione passiva. Con la fotografia non dovrebbe essere così, no: questa ci obbliga a fermarci e a riflettere, a dare dei contorni, a circostanziare fatti, storie di vita vissuta, che via via emergono prepotenti. Un gran numero di fotografie selezionate in questa mostra raccontano guerre, malattie, lutti, avendo come protagonisti involontari le persone. Non si può non rimanere colpiti da devastazioni simili dell' anima e della carne.



© Paolo Pellegrin / Magnum Photos
A young girl is extracted dead by the rubble of a building destroyed
by an Israeli air strike. Dahia, Beirut. August 13th 2006

Virginia Woolf nel 1938 pubblicò Le tre ghinee, e a tal proposito scrisse: "non soffrire a causa di queste immagini, non indietreggiare inorriditi dinanzi a esse, non sforzarsi di abolire ciò che provoca una simile devastazione, una simile carneficina – queste sarebbero in termini morali, le reazioni di un mostro". Erano considerazioni scritte a margine di un dibattito sulla guerra di Spagna, ma che restano attuali. Lo slogan pubblicitario di Paris Match alla sua prima uscita nel 1949 era "il peso delle parole, lo shock delle foto", le fotografie venivano pubblicate nei giornali per suscitare reazioni profonde nei lettori. Oggi tutto sembra normale. Provate ad ascoltare o a leggere i contributi dei vari inviati dal fronte Iracheno per esempio: sembrano resoconti da ragionieri, i conteggi - atroci - delle vittime civili e non, sono note che apprendiamo magari con una mezza smorfia, immediatamente sedata da altre "good news". No, non siamo tutti dei mostri. Credo ancora alla maieutica della fotografia, alla capacità di sedimentazione che questa Arte ha. Credo anche che il lavoro di Paolo Pellegrin e di molti suoi colleghi non si esaurisca in un mero attimo contemplativo, per noi".



© Paolo Pellegrin / Magnum Photos
SUDAN. Darfur. Refugee camp during a rainstorm in Zelingei.

 

Chi è

Paolo Pellegrin è nato a Roma nel 1964 ed è membro dell' Agenzia Magnum Photos dal 2005. Collabora con Newsweek dal 2000 e con il New York Times Magazine. Vive tra Roma e New York. Nel corso degli anni ha vinto numerosi premi. Tra questi la Robert Capa Gold Medal (2007), lo Eugene Smith  Grant in Humanistic Photography (2006), l'Olivier Rebbot for Best Feature Photography (2004), la Leica Medal of Excellence (2001), otto World Press Photo tra il 1995 e il 2007 e diversi premi del POY.

 

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