2. Utilizzo del Fieldscope
 
 

 

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allo shooting. Il soggetto è un nido di cicogne bianche

Utilizzo del Fiedscope
Il Fieldscope nasce proprio per la visione diretta, quindi attraverso l'occhio umano e la qualità sia oggettiva che soggettiva percepita attraverso la visione diretta è enormemente superiore a quella di qualsiasi fotografia ottenuta con qualsiasi apparecchiatura fotografica, sia in termini di nitidezza che di contrasto che di fedeltà dei colori: tra la realtà e il nostro occhio c'è infatti solo il Fieldscope, senza tutte le variabili che possono essere introdotte invece dalla pellicola, piuttosto che dal sensore, e dal tipo di stampa e dal suo supporto finale.
L'unico accessorio vitale e necessario all'uso più confortevole del Fiedscope è naturalmente un treppiede: se l'impiego è prettamente in visione diretta è sufficiente un buon treppiede dotato di testa fluida video per potersi spostare all'interno del campo visivo con panning dolci che permettono sia di centrare più facilmente il soggetto che si seguirlo, se in movimento, senza strappi.

Il Filedscope e la fotografia
Fatto salvo quanto appena scritto è chiaro che sostituendo all'occhio una fotocamera, dal nostro Fieldscope otterremo delle fotografie.
Ribadiamo il fatto che, nonostante i risultati ottenuti con il Fieldscope siano di tutto rispetto – anche confrontati con una prova binata con un Nikkor 500mm f/4 – il piacere e i migliori risultati si ottengono sempre e comunque con la visione diretta, e se in astrofotografia a volte l'ausilio della fotocamera è indispensabile per – posando per ore – svelare oggetti così deboli da essere totalmente invisibili ad occhio nudo, nella visione a distanza terrestre lo scatto fotografico deve essere visto come un ausilio e non come il "focus" principale dello strumento.
Abbiamo già dato prova dei risultati che si ottengono in questo modo in un precedente Experience in cui avevamo collegato a uno Spottingscope una Coolpix (Una focale da 8000mm): all'epoca era la mitica 990 che avevamo "accrocchiato" allo Spottingscope ottenendo alla fine un oggetto dalle fattezze un po' "sinistre" ma perfettamente funzionante.
Nel frattempo Nikon si è data – e parecchio – da fare e ha finalmente a catalogo tre accessori originali con cui collegare nel modo migliore possibile qualsiasi fotocamera digitale e non al Fieldscope e di qualsiasi marca – (…)- . eccoli nell'ordine.

La staffa Nikon UBK: permette di mantenere in posizione il Fieldscope e contemporaneamente una fotocamera, di norma una compatta digitale. Grazie alle molteplici microregolazioni di traslazione della staffa, è possibile adattarvi qualsiasi compatta digitale; un attacco rapido posto sulla testa a sfera porta fotocamera ne permette anche lo sgancio immediato. Se il Fieldscope è il modello con portaoculare angolato di 45°, con la staffa è possibile l'osservazione diretta del soggetto e, con una semplice rotazione, il posizionamento immediato dell'oculare davanti all'obiettivo della compatta per lo scatto dell'immagine. Quando si lavora con una compatta digitale l'oculare del Fieldscope va naturalmente mantenuto innestato e l'ingrandimento così ottenuto, aumentato dall'ingrandimento ottenuto con lo zoom della compatta, porta a focali "extraterrestri" che spesso rasentano i 10.000mm.

L'adattatore FSA: il secondo accessorio che Nikon mette a disposizione è un doppio anello che incorpora un o-ring: questo viene calzato a pressione direttamente alla base dell'oculare del Fieldscope, mentre sulla sommità, a mezzo di anelli di racordo intercambiabili, è possibile collegare la compatta attraverso la filettatura dell'obiettivo, o attraverso la filettatura di un raccordo, se disponibile. Qui entrano in gioco – e alla grande – tutte le Coolpix, sia quelle in produzione, come la 4500 – che quelle fuori produzione, come la 995, la 990 e la 950, e inoltre, COOLPIX 880, COOLPIX 885, COOLPIX 4300, COOLPIX 4500, COOLPIX 5000: si otterranno immagini che sarà poi possibile stampare a ingrandimenti sempre maggiori proporzionalmente al numero di pixel della fotocamera posseduta. Anche la Coolpix 5000, con il suo adattatore per gli aggiuntivi wide e tele può essere tranquillamente utilizzata; diverso è il caso della Coolpix 5400 il cui anello di raccordo la tiene troppo lontana dall'oculare per arrivare a un'immagine rettangolare, a meno di non posizionare lo zoom sulla posizione tele digitale, o croppare l'immagine circolare ottenuta in post produzione. Grazie all'ingrandimento ottenuto dall'oculare si arriva anche in questo caso a focali che non trovano un corrispondente neppure nei tele più spinti disponibili sul catalogo Nikon.
Di tuti i sistemi questo è sicuramente quello più agile: le Coolpix sono molto leggere e, essendo prive di specchio a differenza delle reflex, non soffrono di potenziali problemi di vibrazioni causati dal sollevamento dello specchio prima dello scatto; lo scatto va comunque effettuato rigorosamente con un cavo a distanza, tipo MC-EU1, o con l'autoscatto. Il sistema poi non risulta sbilanciato eccessivamente: l'attacco per il treppiede presente sotto al Fieldscope infatti è inserito proprio nel suo esatto baricentro e l'aggiunta della Coolpix non provoca problemi in tal senso. Se si dispone di un Fiedscope a visione diretta basterà ruotare il monitor della Coolpix per poter lavorare senza fatica anche con il cannocchiale non troppo innalzato da terra; ugualmente, se si possiede un Fieldscope a visione angolata a 45° si potrà comunque posizionare il monitor con la migliore inclinazione possibile. L'adattatore FSA incorpora comunque un sistema a blocco per ruotare a piacere la fotocamera innestata.

Nikon FSA-L1. L'attacco per le reflex digitali. Nuovissimo accessorio di recente introdotto sul mercato, l'attacco per le reflex Nikon permette, oltre che di lavorare con il sistema reflex – e quindi con i migliori sensori disponibili sul catalogo Nikon – senza l'utilizzo dell'oculare come invece per le compatte che invariabilmente se porta da un lato a ingrandimenti stratosferici, contemporaneamente anche a un ammorbidimento delle immagini ottenute, visto che l'immagine deve attraversare l'oculare prima, e l'ottica della compatta poi.
L'accessorio FSA-L1 è compatibile con tutti i modelli di Fieldscope: a seconda del modello e del diametro della lente frontale, è possibile intervenire sul sistema ottico inserito nell'attacco posizionando alcuni elementi ottici nel modo più appropriato ripetto al sistema ottico che è diverso da Fieldscope a Fieldscope. Un sistema a doppio anello permette di ruotare istantaneamente la reflex da orizzontale a verticale così da adattarsi al soggetto. L'oculare va naturalmente rimosso ottenendo così dalla focale nominale di 800mm del Fieldscope un 1.000/1.100mm che, grazie all'effetto di ingrandimento del sensore porta la focale a un1.500mm f/13 se comparata al formato 24x36mm. Aggiungendo un moltiplicatore di focale si arriva senza eccessivi ingombri a un 3.000mm.
Il grande vantaggio del FSA-L1 è dato dal fatto che è in grado di informare la fotocamera sul "diaframma" di lavoro fisso del Fieldscope f/13: questo significa che con le reflex Nikon digitali è finalmente possibile lavorare tranquillamente in priorità di diaframmi, senza dover ricorrere a prove di esposizione sempre più mirate da controllare poi sul monitor, e oltre a questo è possibile effettuare bracketing e starature intenzionali dell'esposizione. Si deve naturalmente lavorare in manula focus agebndo sulla ghiera di messa a fuoco del Fieldscope e controllandone poi l'esattezza oltre che con una stima a occhio attraverso il mirino della reflex anche con la conferma di nessa a fuoco manuale presente nelle reflex digitali.

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I due “mostri”: il Fieldscope 82 ED e il 500mm f/4 D moltiplicato

L'accessorio strategico: il treppiede
A differerenza della visione diretta, dove abbiamo parlato di un buon treppiede, per l'impiego del Fieldscope accoppiato a una reflex digitale la valenza del treppiede è fondamentale: a causa del fatto che la D70 – che abbiamo usato per questo Experience - non consente l'alzo intenzionale dello specchio prima dello scatto, usando tempi relativamente lunghi (anche 1/125 di sec.) il rischio micromosso è notevole.
Una regoletta empirica non scritta riferisce che il tempo di scatto minimo da impiegare per una focale deve corrispondere alla lunghezza focale stessa: per stare tranquilli dovremmo quindi sempre e solo lavorare con 1/1.500, ma non sempre le condizioni di luce lo consentono. E' altresì vero come vedremo tra breve nelle prove pratiche che è possibile usare tempi di scatto più veloci portando la sensibilità della macchina tranquillamente a 1.600 ISO senza alcuna perdita apprezzabile di dettaglio.
Un eccellente treppiede, quindi e un'altrettanto eccellente testa, naturalmente non fluida , ma possibilmente con il sistema di movimento su tre assi e micrometrico. Questo, unitamente all'uso imprescindibile del remote (per la D70 è l'ML-L3), consentono di contenere il potenziale micromosso entro limiti accettabili. Nessuna ci vieta tra l'altro di alternare scatti digitali a scatti analogici: lo sgancio della macchina è infatti lo stesso delle ottiche e usando anche una macchina analogica potremmo beneficiare, se la macchina lo consente dell'alzo intenzionale dello specchio – che possiamo comunque avere anche da reflex digitali di fascia più alta come la Nikon D2H - e di un "file" sicuramente di tutto rispetto e con una maggiore latitudine di posa rispetto al sensore.
Nonostante l'attacco FSA-L1 filetti per diversi giri all'interno del Fiedscope e la baionetta Nikon sulla parte opposta faccia un tutt'uno con la fotocamera, il rischio che la vibrazione indotta dall'alzo dello specchio si trasformi in micromosso è elevato perché, mentre nel sistemi precedentemente descritti con le Coolpix il baricentro del Fiedscope viene rispettato, il peso del FSA-L1 unito al peso della reflex e il suo distanziamento dal Fieldscope causato proprio dal FSA-L1 – la cui lunghezza, 143mm è dovuta anche al numero di lenti e gruppi inseriti al suo interno - allontanano di troppo il baricentro del Fiedscope e amplificano il rischio vibrazioni. A questo si può comunque degnamente supplire ancorando sia il Fieldscope che la reflex a una staffa con doppo attacco separato su cui filettare il Fieldscope e la reflex; bisogna poi montare la staffa sulla testa del treppiede e se la staffa è dotata di un movimento micrometrico anche sulla piastra di aggancio alla testa ecco che il baricentro è nuovamente e correttamente ricalcolato e tutti i problemi di vibrazioni si annullano perfettamente. Non disponendo di detta staffa nel momento in cui abbiamo realizzato l'Experience, abbiamo comunque compensato il rischio di micromosso portando la sensibilità della D70 fino a 1600 ISO, senza apprezzabili differenze in termini di noise rispetto al settaggio a 200 ISO.

Ingrandisci Comincia “l’avvicinamento”: Nikon D70, zoom 18/70 f/3.5-4.5G alla focale 18mm. 400 ISO, 1/500 f/9
   
Ingrandisci Alla focale 70mm, f/9, 1/320
   
Ingrandisci Focale 100mm con il 70/300mm f/4-5.6G, f/9, 1/250
   
Ingrandisci Alla focale 210mm f/7.1, 1/400
   
Ingrandisci E alla focale 300mm f/7.1, 1/500
   
Ingrandisci Con il Nikkor 500mm f/4 D a f/6.3, 1/2500
   
Ingrandisci Con il Fieldscope a f/13 (apertura fissa) 1/640
   
Ingrandisci Massima focale raggiunta è stato un 1000mm, moltiplicando il Nikkor 500mm con il moltiplicatore di focale AF-S TC-20E II. f/8, 1/800

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