Da 24mm a 6.000mm di focale e oltre

 

Sul campo
Conclusioni
 

 

Sul campo

Ci sono due impieghi della fotografia dove la qualità ottica e la perizia tecnica sono indispensabili per raggiungere l’eccellenza nel risultato finale, la microscopia e la fotografia astronomica, entrambe accomunate da un identico quanto difficile compito, quello di ingrandire.

Nella fotografia con i lunghi fuochi ecco una serie di regole comuni sia all’utilizzo dei Fieldscope con una DSRL che una compatta Coolpix:

1) Seeing: è un termine inglese che si riferisce al valore di trasparenza dell’aria; dipende da diversi fattori, come la densità di pulviscolo atmosferico, che diminuisce salendo di quota e puntando uno strumento verso lo zenith; il pulviscolo atmosferico è anche uno dei responsabili dell’inquinamento luminoso notturno, in quanto riflette l’illuminazione urbana; un altro aspetto da tenere in considerazione è la rifrazione causata dai movimenti ascensionali degli strati d’aria calda. Tutti questi fattori si amplificano in modo esponenziale al salire della focale impiegata.
Parlando di fotografia diurna con il Fieldscope le due variabili da tenere più in considerazione sono la trasparenza dell’aria – evitare quindi di fotografare in situazioni nebbiose o con l’orizzonte velato – e i fenomeni di rifrazioni causati dall’aria calda più significativi in città dove strade e tetti sono in grado di arroventarsi creano forti correnti ascensionali di aria calda che posso vanificare completamente la bontà dello scatto per la deformazione ottica introdotta da un lato e per il movimento stesso che le correnti imprimono all’immagine del soggetto; questo problema è inferiore in ambienti naturali: un prato o un bosco non sono in grado di riscaldarsi come la superficie di una città, ma è una verifica che deve essere sempre effettuata prima di indire uno shooting.



In una giornata di foschia…


...rispetto a una giornata tersa…


… la nitidezza…


...cala proporzionalmente alla distanza fotocamera/soggetto.


a seconda dell’ora della giornata e dall’angolazione con cui
la luce cade sul soggetto la nitidezza può risultare enfatizzata o diminuita.
 

2) Treppiedi per visione diretta: per la visione diretta con il Fieldscope, causa gli alti ingrandimenti di visione, il treppiedi è indispensabile – eccezion fatta per il nuovo Fieldscope ED50 che grazie alla sua leggerezza e compattezza può anche essere utilizzato a mano libera, a bassi ingrandimenti - .
Il treppiedi deve qui essere leggero, per un facile trasporto, ma contemporaneamente robusto; sono indicati i treppiedi in carbonio che hanno una robustezza eccezionale unita a una leggerezza addirittura superiore ai tradizionali treppiedi in alluminio. Per la visione diretta la testa ideale è la testa fluida, quindi una testa video, che permette dei panning molto dolci sia in verticale che in orizzontale, consentendo al contempo di bloccare il Fieldscope in una posizione fissa stringendo al massimo la vite di regolazione della frizione della testa. La testa deve avere anche il sistema di aggancio con attacco rapido, per smontare e rimontare con un solo movimento il Fieldscope.

3) Treppiedi per impieghi fotografici: qui le cose cambiano relativamente se si intende utilizzare il Fieldscope con una compatta Coolpix, ma cambiano drasticamente per l’utilizzo con una DSRL; quando si accoppia una DSRL a un Fieldscope l’attacco per il treppiedi posto al di sotto del cannocchiale non è più nel perfetto baricentro, tutte le vibrazioni introdotte vengono in questo modo amplificate, ecco quindi che la in questo caso la scelta va orientata su un treppiedi molto più robusto, dotato di una testa possibilmente a tre movimenti in grado di sostenere un peso pari o superiore a 5 e più kg.

Il treppiedi va posizionato, in base all’altezza necessaria, estendono prima le sezioni delle gambe dal diametro più grande e solo in ultimo, se proprio necessario, sollevando anche la colonna centrale. Dopo aver focheggiato o settato la macchina è sempre necessario attendere qualche secondo prima dello scatto, perché il sistema si stabilizzi –ciò non toglie le precauzioni di scatto di seguito evidenziate. In una giornata molto ventosa è anche possibile che il sistema oscilli a causa del vento invalidando la qualità dell’immagine. In queste situazioni, dove possibile, si deve cercare di fare scudo al sistema con il proprio corpo, in modo da impedire che le folate di vento colpiscano direttamente il treppiedi.

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Fieldscope ED50 e Nikon D80 pronte per scattare su un treppiedi Manfrotto 190XPROB
con testa a tre movimenti 460MG; di lato, una soluzione alla classica testa fotografia
è la testa fluida per impieghi video, qui una testa Manfrotto 701 RC2:
il panning è più agevole e fluido rispetto a una testa fotografica,
ed è possibile eseguire anche fotografie, purché con tempi di posa molto veloci.


4) La messa a fuoco: grazie alla possibilità di rivedere immediatamente l’immagine scattata, è piuttosto facile focheggiare al meglio il proprio strumento, magari procedendo per tentativi successivi; utilizzando un triangolo di nastro adesivo si può evidenziare un riferimento per la messa a fuoco sul Fieldscope, vicino alla ghiera di messa a fuoco, in modo da effettuare dei bracketing mirati di messa a fuoco, da verificare poi sul monitor della fotocamera prima, del computer poi.

Con le DSRL Nikon ci si può aiutare con il telemetro elettronico; esistono degli schermi di messa a fuoco intercambiabili per quasi tutte le DSRL Nikon – non originali Nikon – che incorporano il telemetro ad immagine spezzata e la corona di microprismi, che facilitano notevolmente la messa a fuoco manuale.
Usando le Nikon Coolpix, sulla macchina andrà tassativamente impostata la messa a fuoco manuale bloccata su “infinito”: la focheggiatura si ottiene esclusivamente sul Fieldscope, mentre la focheggiatura sulla Coolpix è ininfluente in termini migliorativi di qualità, e appunto per questo va bloccata su infinito per procedere alla focheggiatura manuale sul Fieldscope. Nikon ha a catalogo diversi mirini ingranditori che agevolano la focheggiatura, soprattutto nel caso di utilizzo con una DSRL che ha lo schermo di messa a fuoco senza microprismi e telemetro a immagine spezzata.

5) Compressione e risoluzione: tutte le DSRL Nikon permettono il salvataggio del file in modalità RAW, un tipo di file “grezzo” che, una volta aperto con un programma dedicato come Nikon Capture NX, permette di modificare o riattribuire la maggior parte dei parametri impostati in ripresa, a cominciare dal bilanciamento del bianco, per passare al contrasto, alla saturazione, alla nitidezza mentre non è possibile modificare la sensibilità ISO impostata in ripresa, un parametro che va quindi scelto e settato attentamente prima dello scatto; è anche possibile recuperare una involontaria sovra o sottoesposizione fino +/-2 stop; è evidente che, soprattutto in un tipo di ripresa difficile e delicata come quella con le lunghe focali, la possibilità di modificare in post produzione i parametri di scatto è essenziale. Con le Nikon Coolpix dell’ultima generazione non è possibile scattare in modalità RAW: si sceglierà la modalità di risoluzione massima e compressione minima.

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In riprese delicate e con diverse variabili come quelle con i lunghi fuochi, è di fondamentale importanza
lavorare in formato RAW per poter poi studiare con tranquillità sul monitor del computer tutte le impostazioni
on camera per qualche eventuale variazione, oltre che valutare l’immagine e apportare qualche modifica
su diverse impostazioni. Nikon Capture NX è l’interfaccia perfetta per i RAW generati dalle fotocamere Nikon, i famosi NEF.


6) I parametri di scatto: quando non si lavora in modalità RAW, bisogna prestare più attenzione ai parametri di scatto: suggeriamo di effettuare il bilanciamento del bianco su una modalità prefissata, sole, nuvolo, etc., a seconda della situazione, e di impostare nitidezza e contrasto su “normal” per aumentarli eventualmente in postproduzione.
La sensibilità ISO, specie sulle Coolpix, va impostata sulla più bassa disponibile, per evitare che il rumore di fondo che aumenta con l’aumentare della sensibilità penalizzi la risoluzione – anche se su alcuni delgi ultimi modelli, come la P5000 il contenimento del rumore alle alte sensibilità è stato portato a livelli molto buoni -. Sulle Coolpix, compatibilmente con il modello a disposizione, il diaframma deve essere completamente aperto: la sua chiusura non potrebbe che portare a dei peggioramenti sul risultato finale. Se la Coolpix a disposizione non permette di impostare manualmente tempo e diaframma e le immagini dovessero risultare sotto o sovresposte, si agirà sul comando di staratura intenzionale dell’esposizione, adeguando in questo modo l’accoppiata tempo/diaframma per un’immagine correttamente esposta.

7) Lo scatto: in tutti i casi, con qualsiasi strumento e qualsiasi tipo di fotocamera – tanto DSRL che compatta – lo scatto non va mai effettuato premendo il pulsante di scatto senza prima aver attivato l’autoscatto, questo per permettere al sistema di smorzare i micromovimenti e le vibrazioni indotti dalla pressione diretta sul pulsante di scatto. Sulle DSRL che permettono la funzione “scatto ritardato” è bene attivare la funzione: in questo modo lo specchio si solleverà un secondo prima dell’apertura dell’otturatore permettendo alle vibrazioni indotte dal sollevamento dello specchio di ammortizzarsi – anche se non completamene – prima dell’apertura della tendina. Purtroppo attualmente non esistono DSRL Nikon che, come in diversi modelli professionali a pellicola, consentivano l’alzo dello specchio manuale incondizionato, in modo completamente separato dall’apertura dell’otturatore.
Oltre all’autoscatto, nei modelli DSRL che consentono lo scatto a distanza sia comandato a filo che con il trasmettitore a infrarossi, è indubbiamente buona norma utilizzarli, possibilmente in contemporanea all’attivazione dell’autoscatto.

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Una ciminiera distante circa 27 chilometri,
in una giornata caliginosa, è stata comunque risolta. Nikon D80 su Fieldscope ED82 con adattatore FSA-L1 100 ISO, 1/60 di sec., treppiedi, scatto a distanza.

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Dallo stesso punto di ripresa in una giornata di seeing eccezionale – 2 gennaio 2007 - Nikon D80 su Fieldscope ED82 con adattatore FSA-L1 100 ISO, 1/50 di sec. è stato
possibile risolvere anche le montagne sullo sfondo, distanti circa 130 chilometri.

8) Il collegamento fotocamera/Fieldscope. Abbiamo già detto che per il collegamento a qualsiasi reflex Nikon, sia a pellicola che digitale, è disponibile l’adattatore FSA-L1 compatibile con tutti i Fieldscope – non con gli Spotting Scope -.

Per il collegamento con le Coolpix, sia attualmente in produzione che i precedenti modelli sono disponibili diversi raccordi originali Nikon; le Coolpix che meglio si prestano ad essere collegate al Fieldscope sono i modelli della serie 900, oltre alla Coolpix 4500 - fuori produzione – che hanno l’obiettivo interno e un attacco filettato per i filtri a cui può essere facilmente collegato l’adattatore che va poi a collegarsi all’oculare del Fieldscope. L’obiettivo interno e l'escursione zoom interna sono – erano – la soluzione ideale perché l’ottica della macchina non si allunga e permette il miglior collegamento al Fieldscope.
C’è poi una serie di Coolpix, come la nuovissima P5000 che hanno una filettatura alla base dell’ottica che può facilmente essere collegata all’apposito raccordo da inserire poi sull’oculare del Fieldscope.
La terza serie di fotocamere Coolpix prive di filettatura alla base dell’ottica si collegano con appositi raccordi, solitamente piastre su cui si fissa la macchina attraverso l’attacco filettato posto sul fondo della macchina che viene poi messa in posizione esattamente davanti con sistemi che possono variare da un braccio orientabile a un sistema con viti di decentramento.

In tutti i casi è fondamentale che l’obiettivo della Coolpix sia non solo perfettamente centrato davanti all’oculare – e il più vicino possibile – ma anche perfettamente perpendicolare: la lente frontale dell’ottica della Coolpix deve quindi essere perfettamente parallela alla lente frontale dell’oculare; diversamente si otterranno delle vistose vignettature su una sola parte dell’immagine – impossibili da eliminare in postproduzione – oltre che una nitidezza non omogenea su tutti i punti dell’immagine.

9) La messa in bolla della fotocamera. Diversamente dalle foto astronomiche, dove non c’è la necessità di un perfetto livellamento della fotocamera, nelle fotografie con i lunghi fuochi e non solo terrestri, la messa in bolla della fotocamera è molto importante, soprattutto quando si inquadrano elementi architettonici. Con le DSRL con sensore DX la visione a mirino non è ampia come sulle fotocamere full frame; dopo aver attivato il reticolo retroilluminato nel mirino, aiutandosi con una livella a bolla inserita sulla slitta portaflash, si eseguiranno degli scatti di prova che andranno poi controllati a monitor per verificare la bontà dell’allineamento ottenuto.

 

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Il Fieldscope ED82

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