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A cura di:

Karat, sotto il cielo di San Pietroburgo
Wolfgang Müller


Ljoscha, sottotetto: Ljoscha in una delle "sue" soffitte dopo aver preso della droga (6/2002).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

Un'impressionante documentazione fotografica, non spettacolare ma lontana dallo stereotipo, dura, vera. Un reportage intenso e drammatico sulla difficile quotidianità di bambini e adolescenti che vivono abbandonati a loro stessi per le strade di San Pietroburgo.
Un racconto della loro esistenza, segnata da violenza e precarietà, che si consuma tra prostituzione, accattonaggio e piccoli reati con cui si guadagnano da vivere.

L'uso di eroina, alcol, ma soprattutto di droghe "povere" come le colle e il lucido da scarpe (da cui il nome Karat), presenza costante nelle loro storie, rappresenta spesso l'unico espediente per far fronte al vuoto affettivo e all'angoscia di un futuro senza prospettive.

Tra il 2000 e il 2001, Wolfgang Müller ha passato nove mesi a San Pietroburgo con l'intento di raccogliere una documentazione fotografica che si allontanasse dal cliché dei bambini di strada visti come inevitabilmente infelici e perduti. Il lavoro del fotografo tedesco, incentrato sulle storie di otto fra ragazzi e bande, mette piuttosto in luce come essi si siano ritagliati, tra sottotetti e cantine, uno spazio di libertà in cui condividere non solo miseria e sofferenza, ma anche preziosi momenti di tenerezza e di divertimento.


Il cielo sopra San Pietroburgo: sui tetti e nei sottotetti, cinque o sei piani sopra la città, i ragazzi cercano i propri spazi di socialità. Lena è su un tetto vicino alla centralissima Prospettiva Nevsky (8/2002).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

Lacrime: Katja (8/2001).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

"Quando ho cominciato questo lavoro, nel 2000", racconta Wolfgang Müller, "sono arrivato a San Pietroburgo avendo in testa le immagini in bianco e nero di Peter Dammann e Christopher Püschner. Alla metà degli anni ‘90 questi fotografi hanno svolto un lavoro pionieristico, almeno per la Germania, sul tema dei bambini di strada a San Pietroburgo. Arrivando sul posto ho però capito che quelle immagini erano ormai solo degli stereotipi nella mia mente. L'aspetto della città era totalmente cambiato. Dopo un periodo di decadenza e transizione la città, con il suo centro storico recentemente restaurato, si presentava di nuovo come un centro cosmopolita. Questo cambiamento ha modificato anche il modo in cui la povertà si presenta. Non si incontrano più i ragazzi con i capelli rasati dalla polizia. Nel frattempo anche loro si sono adattati al cambiamento, adeguandosi alla moda giovanile occidentale con vestiti presi dalle raccolte di abiti usati o rubati dai negozi. L'uso della fotografia a colori è un altro elemento che è stato importante per riflettere il radicale cambiamento della città, per evidenziare, quando possibile, come anche i ragazzi siano stati coinvolti nel cambiamento".


Tatuaggio: quando Shenia è stato messo in prigione, Anja ha iniziato a vivere di prostituzione. "Passavamo l'intera giornata intorno all'ingresso della metropolitana, ma non sono mai tornata a casa senza denaro". "Il lavoro era ripugnante e rivoltante", dice. Per lavorare là, dovevano delle mance ai poliziotti di servizio - 100 rubli entro le otto di sera ed altri cento per restare fino all'ultima corsa. "Naturalmente una parte dei soldi la usavamo per la droga, ma la maggior parte era per i bambini". Al momento Shenia non sta lavorando e Anja lavora ancora vicino alla stazione della metropolitana (7/2001).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

Dal 22 settembre al 30 ottobre 2004, Galleria Grazia Neri, Milano (in collaborazione con Goethe-Institut Mailand).


Tetto incatramato: Katja, 15 anni, e Olga, 24, sul tetto del monolocale nella periferia della città. Entrambe si guadagnano da vivere con la prostituzione, Katja da quando aveva 13 anni (6/ 2001).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

Chi è
Nato nel 1958 a Regensburg, Wolfgang Müller si è avvicinato solo recentemente alla fotografia.
Si è a lungo dedicato (1998) ad un progetto di documentazione sui senzatetto a Odessa, dal titolo "Odessa Final Stop", segnalato in Italia al "Memorial Mario Giacomelli 2002" come uno tra i migliori lavori presentati, pubblicato nel catalogo del premio ed esposto in due collettive a Brescia e a Milano, presso la Galleria Grazia Neri, nel marzo 2003.
"Karat" è il suo secondo grande progetto di documentazione sociale. Corredato da un ampio apparato di testi che contengono le storie-intervista di tutti i ragazzi fotografati, è stato pubblicato in Germania da Vice Versa Verlag e nei paesi anglofoni da Nazraeli Press ed è stato presentato in anteprima alla fiera del libro di Francoforte nel 2003.
Il lavoro ha riscosso un notevole interesse a livello mondiale ed è stato pubblicato sulle più importanti riviste internazionali: European Photography, Photonews, Frankfurter Rundschau Magazin, Photo Magazin, photo8, Das Magazin.
Dalla fine del 2003 Wolfgang Müller risiede a Berlino, dove ha avuto modo di allargare i contatti professionali e di promuovere maggiormente le sue produzioni fotografiche.
Tra il 2003 e 2004 la mostra "KARAT" è stata esposta a San Pietroburgo,Francoforte e alla Tom Blau Gallery di Londra.


Ballo: mentre viene preparata la cena, Vasa e Shenia ballano. Di fianco a loro c'è Vladik che, stanco e ubriaco, si è addormentato (8/ 2002).
©Wolfgang Müller/ Grazia Neri

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