Intervista

A cura di: Antonio Politano

Fotografare architetture

Moreno Maggi

Affermava il grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer, che «l’opera non è soltanto l’oggetto, ma anche quello che lo circonda e i vuoti, gli spazi» e spiegava che «il punto di partenza è la tensione verso la bellezza, verso l’arte, in modo che la sorpresa, lo stupore, l’inatteso siano parte anche dell’opera architettonica». Aggiunge Renzo Piano, «bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente, università, musei, scuole, sale per concerti: sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento. Sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta». E allora cosa vuol dire - attraverso la fotografia - fermare, restituire, rappresentare, interpretare architetture? Lo abbiamo chiesto a Moreno Maggi, collaboratore di studi architettonici di gran prestigio, autore di singolari progetti di ricerca personale, fotografo per l’Auditorium.
 


Mab Zeill. Francoforte. Arch. Massimiliano Fuksas © Moreno Maggi
 

Da cosa nasce la tua passione per la fotografia di architettura?

Dal fatto che l’architettura parla con un linguaggio che usa una grammatica fatta di forme, colori, rapporti tra vuoto e pieno, contrasti di luce e volumi in un assoluto silenzio. E che tutto questo necessita di essere interpretato (quasi tradotto) in immagini per potergli dare voce. In questo processo, che presuppone umiltà per comprendere, studio per conoscere, tempo per ascoltare e tecnica per realizzare, sta il fascino del mio lavoro.
 


Chiesa a Lecce, Franco Purini © Moreno Maggi
 

Come sei arrivato a questa specializzazione/vocazione?

Quasi senza accorgermene, nel senso che fin dall’inizio è stato per me molto più naturale scattare architettura che qualsiasi altro soggetto. Mi ha aiutato anche una genuina passione per l’architettura in sé che ho cercato di coltivare in tutti i modi possibili: studiando, confrontandomi e soprattutto ascoltando umilmente chi l’architettura l’ha fatta davvero e che ringrazio di aver condiviso con me. L’aver vissuto a New York per circa dieci anni, lavorando con grandi fotografi di architettura, non ha fatto che confermare ancora di più la mia intenzione di proseguire.
 


Vulcano Buono, Nola. Arch. Renzo Piano © Moreno Maggi
 

Analogico e digitale, formati, obiettivi, luci: quali prediligi?

I miei inizi sono ovviamente in analogico con uso dei grandi formati (Sinar, Linhof, Silvestri, Hasselblad etc) che ho usato con grande soddisfazione per molti anni e che ancora possiedo, corredate da ottiche di tutti i tipi anche se il grandangolare la fa da padrone nel mio modo di scattare. Quando si trattò di passare al digitale (per me circa 10 anni fa) la scelta fu quasi obbligatoria. Nikon – che nel 35 mm ho usato da sempre iniziando con la mitica F sino alla F3, F6 ecc. con relativi corredi - è stata da sempre paladina nella costruzione delle migliori ottiche decentrabili e grandangolari.
 


Centro Da Vinci, Roma. Studio IngeniumRe © Moreno Maggi
 

Oggi possiedo un corredo ottico che parte dal 14-24/2.8 e arriva al 300mm. Una curiosità: continuo ancora a usare i miei vecchi 28/4.0 e 35/2.8 decentrabili sulle mie moderne digitali anche se penso che presto li integrerò con i nuovi modelli. Il servizio clienti che Nikon offre ai professionisti è stato un ulteriore incentivo che continua nel tempo. Parco luci completo – flash e luci continue – anche se in interni, laddove possibile, prediligo usare luci ad incandescenza. Uso il cavalletto religiosamente.
 


Museo MAXXI, Roma. Arch. Zaha Hadid © Moreno Maggi
 

Uno dei tuoi progetti più significativi è stato ispirato dalla letteratura, dalle Città invisibili di Italo Calvino

Si tratta di un progetto di ricerca personale – uno dei tanti che normalmente porto avanti parallelamente al mio lavoro commerciale – che nasce dal mio amore per l’opera di Calvino coniugato con l’architettura contemporanea. Nato quasi per gioco, si prefiggeva di tradurre in immagini le visioni poetiche e irreali di Calvino usando immagini da progetti di architettura contemporanea da me scattati. Ne sono uscite 18 tavole che – montate video con voce narrante – sono state usate per le celebrazioni per la nascita di Calvino presso la Casa dell’Architettura di Roma e per una mostra al MAXXI-Base di Roma.
 


 

Collabori anche con l’Auditorium di Roma.

La mia collaborazione con la Fondazione Musica per Roma – che gestisce l’Auditorium di Roma – nasce con la costruzione dell’Auditorium stesso che seguivo anche per lo Studio Piano. All’inizio usarono le mie immagini per scopi di archivio e di promozione. A progetto finito si trattò però di riempire questa bellissima scatola architettonica con contenuti culturali appropriati. Da lì, la richiesta a collaborare per la documentazione fotografica degli eventi culturale e commerciali. Un grande onore per me e un grande stimolo che continua tuttora – anche se solo per gli eventi commerciali – dato che dal 2008 ho rinunciato agli eventi culturali che erano cresciuti cosi tanto di numero da non consentirmi più di seguirli senza condizionare il mio lavoro in architettura. Un impegno molto stimolante che mi ha fatto scoprire un universo nuovo e che non conoscevo.
 


© Moreno Maggi
 

Progetti?

Tanti, specialmente di ricerca personale, sia in architettura che non. Personalmente ritengo che con l’avvento del digitale, la capacità di esprimersi per i fotografi si è ampliata moltissimo. Per riuscire a sfruttare al massimo le possibilità offerte è però molto spesso necessario rimettersi in gioco o addirittura ribaltare le regole del gioco. Questo sarà quello che mi terrà impegnato da qui in avanti.
 


Ristorante il Bucaniere. Arch. Massimiliano Fuksas © Moreno Maggi
 

Chi è

Moreno Maggi inizia la sua carriera negli anni 80 a New York lavorando presso lo studio di famosi fotografi di architettura (Paul Warchol, James D’Addio e Elliot Fine), Fine Art (Jim Kiernan) e Annual Report (William Rivelli). Allo stesso tempo si iscrive al Fashion Institute of New York dove completa il corso in still life and fashion photography. Dopo dieci anni di professione in USA rientra in Italia ed inzia a collaborare regolarmente con grandi studi di architettura tra cui lo Studio Fuksas, lo Studio Piano, lo Studio Portoghesi per cui segue progetti sia in Italia che all'estero. È regolarmente pubblicato sulle più importanti riviste italiane del settore (tra cui Casabella, Domus, Area, D’ Architettura, A.D., L’ Arca, Ville e Casali, Abitare) e su riviste internazionali (tra cui Architectural Records in Usa, Arkitekture and Bau Forum in Austria, Zeitscrift fur Architecture Detail e Taschen in Germania). Partecipa a progetti di documentazione architettonica antica e moderna in accordo con docenti delle maggiori università italiane e viene regolarmente invitato da università italiane a discutere sulla fotografia in relazione con l’architettura (Etica ed estetica della fotografia di architettura). Come membro dell’Associazione Italiana di Architettura e Critica insegna in workshop di fotografia di architettura a studenti universitari. Sin dall’inizio ha portato avanti progetti di ricerca visuale in bianco e nero. Tra gli altri, la serie di portfolio sulle “Sculture dello Stadio dei Marmi di Roma”, “Roma Barocca” e “Inaspettate viste di Roma”. Le sue fotografie sono state esposte a New York, Washington, Pechino, Parigi, Roma, Milano, Ancona ecc., nel quadro di progetti di documentazione architettonica di progetti specifici e di progetti di ricerca personale sia a colori che in bianco e nero. Risiede a Roma e a New York, quando non viaggia per documentare progetti di architettura e interior.

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