Nikon 24-120mm f/3.5-5.6G ED-IF AF-S VR Zoom-Nikkor, l’obiettivo trasformista

A cura di: Valerio Pardi

Presentato nel 2003, non è certo una novità nel catalogo Nikon, tuttavia, grazie alle recenti presentazioni del brand nipponico, si ripropone con un ruolo di tutto rispetto. Vediamo quale e come si comporta…


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In campo con il DX

Sebbene la sua copertura sia per il full frame, quest’ottica può essere sfruttata adeguatamente anche con tutte le reflex digitali in formato DX e la copertura di campo risultante, pari a un 36-180mm, ne fa un obiettivo universale con spiccate vocazioni per il reportage e il ritratto. Su Internet sono apparsi pareri discordanti sulla resa di quest’ottica, vediamo di fare luce sulla questione.

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Per la prova sul campo ho utilizzato l’ottima Nikon D300 (formato DX) che, con i suoi 12 Mpixel,
è in grado di mettere alla frusta anche le ottiche più performanti

Inizio subito facendo apprezzare l’estesa escursione focale 5x dello zoom

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24mm

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28mm

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35mm

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50mm

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70mm

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85mm

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120mm

Dalla sequenza si apprezza anche la correzione della distorsione di quest’ottica; si passa infatti da un moderato effetto a barilotto alla focale minima ad un appena percettibile cuscinetto a 120mm. Tra i 35mm e i 50mm l’ottica è virtualmente priva di distorsione apprezzabile. Un risultato già notevole per uno zoom con escursione focale 5x.

Il passo successivo è stato quello di valutare effettivamente la resa ottica, soffermandomi sulla nitidezza offerta da quest’ottica. Dopo diverse prove, ho rilevato nella focale minima la maggiore disomogeneità di resa di questo zoom; intorno ai 50mm invece la resa è particolarmente brillante a tutti i diaframmi e a 120mm tra centro e bordo non ci sono differenze apprezzabili; alla focale minima è dunque più facile incorrere in queste diversità, che rendono comunque l’obiettivo con una sua particolarità ben precisa, sfruttabile, a volte, anche ai fini creativi o per particolari generi di ripresa. La sequenza che segue mostra il comportamento tra centro e bordi a tutti i diaframmi, alla focale di 24mm.

f/3.5
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f/5.6
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f/8
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f/11
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f/16
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f/22
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Osservando con attenzione i risultati appare evidente come, sì, a 24mm e a tutta apertura, ai bordi estremi del fotogramma l’immagine soffra di una morbidezza evidente; così come anche in centro, sempre a tutta apertura, l’immagine, pur offrendo un gran numero di dettagli, mostri un livello medio basso di macrocontrasto. Basta però chiudere a f/5.6 il diaframma per vedere aumentare notevolmente e livellarsi le prestazioni generali. Al centro il macrocontrasto aumenta vertiginosamente e sommandosi al già eccellente micro contrasto, offre un risultato di sicuro riferimento; anche ai bordi scompare l’evidente mancanza di nitidezza, offrendo un comportamento più uniforme su tutto il fotogramma. Da f/8 a f/11 si ottengono i migliori risultati con una resa veramente impeccabile dal centro ai bordi. Da f/16 compaiono i fisiologici effetti della diffrazione che si accentuano ulteriormente a f/22. Questo ovviamente non è certo colpa dell’obiettivo, ma piuttosto delle tradizionali leggi di fisica dell’ottica, per cui è da ritenersi assolutamente ininfluente nel giudizio sulle prestazioni di questo obiettivo.
Osservando con attenzione i risultati ottenibili a tutta apertura, mi sono tornati in mente tante prove effettuate in passato con obiettivi che mostravano del residuo di aberrazione sferica. Nikon ha tutto a catalogo due ottime ottiche, il Nikon AF-D 105mmf/2 DC e il Nikon AF-D 135mmf/2 DC che montano un particolare sistema definito appunto Defocus Control per inserire volutamente del residuo di aberrazione sferica e ottenere così un risultato più morbido, necessario in alcune applicazioni particolari come nei ritratti. Tornando indietro negli anni ricordo ancora come il celebre Nikkor 105mm f/2.5 F mostrasse un comportamento simile. Era un’ottica davvero eccezionale per il ritratto proprio per la sua capacità di registrare i dettagli (micro contrasto), ma con un macrocontrasto che aumentava solo al chiudersi del diaframma per via di un leggero residuo di sferica, che rendeva l’immagine particolarmente pastosa alle aperture maggiori. Un “difetto” che poteva essere ben sfruttato ai fini creativi dai fotografi.
Questo zoom, limitatamente all’apertura massima, mostra dei risultati simili, in cui non si ha una perdita di dettaglio ma piuttosto un calo di macrodettaglio, con le alte luci che tendono a sbordare un poco. È una particolarità che, conoscendola, può offrire anche spunti creativi e che comunque si può perfettamente controllare chiudendo di un solo stop il diaframma dell’obiettivo.

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