Piccolo, economico e con una uniformità di resa inaspettata su tutto il range delle focali. Buone anche le prestazioni a distanza ravvicinata e in infrarosso, un vero factotum per le reflex 35mm “full frame”

cura di Valerio Pardi

» Visto da vicino » Il 24-85 in breve
» Il responso sul campo » Qualche scatto a distanza ravvicinata
» Uno sguardo al di là del visibile » Conclusioni

 

Il responso sul campo

Eccoci alla resa dei conti; abbiamo appena visto le premesse che ci guideranno nell'individuazione di come si comporta nella vita reale quest'ottica. Ricapitolando, il Nikkor AF-S 24-85mm f/3.5-4.5G IF-ED è un obiettivo tuttofare, di quelli che ci si porta con sé quando si vuole viaggiare leggeri ma si vuole avere anche la possibilità di spaziare tra le focali per potersi esprimere, creativamente parlando, senza limiti, o comunque con margini abbastanza ampi; è quindi verosimile cercarne i limiti in un viaggio. Quindi monto l'ottica su una Nikon D700, controllo la carica della batteria e scelgo una scheda Lexar da 16GB per non avere problemi di capacità pur scattando in formato NEF. Niente treppiede, in caso di necessità tirerà gli ISO dell'ottimo sensore della Nikon D700 e sfrutterò al massimo l'f/3.5 di quest'ottica. Anche una borsa potrebbe essere inutile, si può tenere il tutto in spalla, con la cinghia della fotocamera, ma una Tenba Shootout Photo Waistpack è comunque sufficientemente piccola da non infastidire negli spostamenti e un po' di imbottitura consente una maggiore protezione della strumentazione durante il viaggio, senza dimenticare che in caso di pioggia è un riparo sicuro per ottica e corpo macchina!

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Con la prima immagine che scatto con quest'ottica cerco subito di metterla alle corde.
È una serena ma fredda giornata invernale e il sole sta tramontando immerso nel suo classico colore dorato che pennella le nuvole di delicate sfumature di colore. I contrasti sono troppo elevati anche per l'eccezionale latitudine di posa del sensore della Nikon D700, così opto per un bracketing: 5 fotogrammi intervallati di 1 stop da montare successivamente in un HDR.
Imposto lo scatto sulla raffica CH, compongo l'inquadratura e scatto restando immobile per il secondo abbondante necessario a completare la raffica, e terminata la sequenza delle cinque foto la reflex si ferma automaticamente senza bisogno di lasciare la pressione dal pulsante di scatto. Converto le immagini in TIFF a 16 Bit con Nikon Capture NX2 e le monto in HDR tramite la funzione “unisci come HDR…” di Adobe Photoshop CS3/CS4. Regolo i livelli e le curve e poi analizzo la foto. E i riflessi? I flare? Non ci sono! Non ce n'è traccia.

Il sole, ovviamente mostra dei raggi di diffrazione, degli spikes che sono fisiologici e non invadenti; segno che le lamelle arrotondate del diaframma hanno svolto egregiamente il proprio compito. Cerco altri riflessi, flare, macchie di luce e forse ne scovo uno nella parte di sinistra della foto, a poca distanza dal sole ma si perde nell'insieme della foto; davvero trascurabile e pensare che quest'ottica utilizza ben 15 lenti! Ottima la nitidezza ma questo lo davo per scontato visto che l'immagine è stata scattata a f/8.

Lasciando stare l'HDR, riprovo a riprendere lo stesso controluce, cambiando inquadratura e diaframma. Ora è uno scatto singolo a f/11 alla focale minima, 24mm.

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L'immagine sopra mostra ancora l'estrema nitidezza e pulizia dello scatto in HDR, ovviamente con il limite della latitudine di posa e compensazione dei contrasti del sensore della D700, ma si parla di una decina di stop abbondanti tra le parti in ombra e quelle più luminose della scena; davvero niente male
per uno scatto singolo.

Quasi con sollievo trovo un piccolo riflesso verde, a sinistra del sole che spazza qualsiasi dubbio sulle possibili origini non terrene di questo obiettivo!
Questo zoom si pone a livello delle migliori ottiche a focale fissa per quanto riguarda il controllo dei riflessi e dei flare.
Si noti anche l'elevato dettaglio del particolare ingrandito del bordo del fotogramma.

La peculiarità di quest'ottica di gestire alla perfezione i riflessi mi sprona ad approfondire la questione; così scelgo una situazione di ripresa totalmente diversa: una tromba delle scale ripresa dal basso in direzione del lucernario, con contrasti ancora più marcati rispetto alla situazione appena vista.

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Ancora una volta il risultato è perfetto. Lo scatto, un po' al limite per via del tempo di posa di 1/20s a tutta apertura,
a 1.600 ISO e con l'innaturale quanto poco stabile posizione verso l'alto della fotocamera durante la ripresa, mostra un
eccellente quantitativo di dettagli, ancora una volta priva di qualsivoglia tipo di riflesso o flare.
L'utilizzo dell'ottica a tutta apertura ha scongiurato anche il formarsi degli spikes, generati di norma dagli angoli delle
intersezioni tra le varie lamelle che compongono il diaframma.

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Continuo a cercare situazioni più complesse di controluce; questa mi sembra ancora più complessa e l'interno della stazione di Praga è talmente buio che mi devo spingere a 1/13s a 1.250 ISO a tutta apertura. E con questa la prova sul controllo dei riflessi e dei flare è brillantemente conclusa e superata.

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L'ottica non dispone di un sistema di stabilizzazione VR presente
invece in altri zoom Nikkor, tuttavia, complice la perfetta
ammortizzazione del movimento dello specchio della Nikon D700
e una postura sufficientemente salda durante lo scatto, mi hanno permesso di ottenere una nitidezza ancora eccellente in
considerazione del tempo di scatto talmente lungo e a elevato
rischio di mosso.


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Incuriosito dalla capacità di riuscire a scattare con tempi di posa piuttosto lunghi senza incorrere nel mosso, malgrado
l'assenza di un sistema VR, ho provato a vedere fin dove ci si può spingere. Abituato ad utilizzare ottiche
stabilizzate ammetto di aver perso un po' la mano nell'individuazione delle situazioni critiche a rischio di mosso.
Tuttavia cercando un sostegno e attuando alcune banali procedure durante lo scatto come quello di premere con dolcezza
il pulsante di scatto ed espirare poco prima di eseguire la ripresa, si può ovviare, fino ad un certo punto, all'assenza
di un sistema VR. È comunque innegabile che con ottiche stabilizzate, se si esegue la stessa perizia nella ripresa, ci si può
spingere a tempi di posa ancora più lunghi. In questa foto ho utilizzato 1/2,5 secondi di posa, ovviamente a mano libera.

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Il Nikkor 24-85mm f/3.5-4.5G AF-S IF ED offre una versatilità davvero esemplare. Ottima anche la resa ottica, con una nitidezza uniforme a tutte le focali e una buona correzione delle aberrazioni ottiche principali, grazie alle potenzialità di sviluppo on-camera su file JPG o TIF ma anche all'ottimo software Nikon Capture NX2 usato negli sviluppi dei file RAW/NEF.



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Il particolare ingrandito del lucernario, mette in evidenza la buona correzione del purple fringing e il perfetto controllo del blooming del sensore della Nikon D700.

Fino ad ora ho sottolineato la bontà di questo obiettivo verso alcuni aspetti di contorno, quali il controllo dei riflessi, il purple fringing e la maneggevolezza durante l'uso sul campo, tuttavia non ho ancora evidenziato uno degli aspetti che più interessano di un'ottica: la nitidezza. Vedo di porre rimedio immediatamente, anche se per un discorso più articolato rimando al paragrafo successivo.

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Due scatti in rapida successione. A sinistra realizzato a tutta apertura e quello di destra a diaframma intermedio, f/9. Apparentemente sembrano due scatti identici, difficile evidenziare differenze, occorre concentrarsi su qualche particolare.

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Scelgo un bordo del fotogramma, in cui sia la focale grandangolare che l'utilizzo a diaframma tutto aperto,
dovrebbero mostrare differenze significative tra le due riprese

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A sinistra il particolare a f/3.5 e a destra a f/9. In questo confronto mi aspettavo un abisso di differenza visto che stiamo controllando una porzione d'immagine particolarmente difficile da correggere, soprattutto in un grandangolare e ancor di più a tutta apertura (f/3.5). Qualche diversità c'è, è innegabile, ma la resa è particolarmente elevata anche nello scatto a tutta apertura.

Fino ad ora ho analizzato la focale più corta, e visti i risultati pregevoli conseguiti viene spontaneo domandarsi come si comporta anche alle altre focali, e soprattutto a quella massima, di norma sempre un po' penalizzata negli zoom di fascia economica.

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A 85mm, la focale massima, la correzione della distorsione è buona, si evidenzia solo un accenno di distorsione a cuscinetto, peraltro facilmente gestibile in post produzione; in questa foto ovviamente non l'ho modificata per permettere di valutarne l'entità. Alla focale minima invece si ha una tendenza contraria, con una distorsione a barilotto, comunque di entità limitata.
Attorno alla focale di 35-40mm, l'obiettivo invece è virtualmente privo di distorsione.

Con l'avvento del digitale la distorsione generata dall'obiettivo non è più un problema. Il software Nikon Capture NX 2 infatti offre un tool apposito per sistemare questo aspetto fisiologico di molte ottiche a focale variabile, richiamabile dal menù “Regola” alla voce “Correggi/Controllo distorsione…”.
Attraverso l'interfaccia di questa funzione del software è possibile agire sulla geometria dell'immagine, andando a correggere fino ad eliminare completamente sia le distorsioni a barilotto che quelle a cuscinetto, regolando sul valore più opportuno il cursore che regola l'intensità dell'applicazione di questo filtro.

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Riprendendo il Nef originale, ho applicato alla funzione “Controllo distorsione” un valore di -25.
Con questi parametri l'obiettivo mostra un comportamento perfetto per quanto riguarda la distorsione.
Ora infatti il muro verticale del palazzo appare perfettamente dritto, senza alcuna curvatura.

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Ritagliando l'immagine, per eliminare gli spazi creatisi dopo l'intervento della correzione della distorsione, l'immagine ora appare tecnicamente priva di difetti di distorsione, con linee perfettamente dritte, un risultato che fino a poco tempo fa sarebbe stato possibile solo con alcune ottiche appositamente progettate per contenere questa aberrazione, per lo più obiettivi da riproduzione, macro e ottiche specifiche per la ripresa di architettura. Oggi, grazie invece al connubio tra ottiche e software Nikon, ciò diviene possibile anche con un comune zoom.


Per quanto riguarda invece la nitidezza a 85mm, ancora una volta questo obiettivo sa sorprendere.
Con il diaframma chiuso a f/6.3 la resa è brillante e sufficientemente uniforme su tutto il campo, con una leggera perdita di contrasto solo a ridosso dei bordi. Eccellente anche la vignettatura, merito in parte del software di gestione della fotocamera e di Nikon Capture NX2.
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Il particolare della foto precedente mostra l'elevato livello di
nitidezza di cui è capace questo obiettivo.

 

 

 

 

L'elettronica, e soprattutto il software, sono una parte importante in un sistema fotografico moderno. Ottica, sensore, software ed elettronica lavorano in stretta unione per fornire il miglior risultato possibile. Che conta quindi è il risultato che si ottiene, ma per pura curiosità ho provato a disabilitare la funzione di correzione delle aberrazioni cromatiche nel software Nikon Capture NX2, ecco cosa si e vince:

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A sinistra l'immagine generata in automatico mentre a destra il risultato ottenuto disabilitando l'opzione di correzione colore
offerto sia dalla fotocamera che dal software Nikon Capture NX2. Si notano tracce di aberrazione cromatica laterale,
completamente corrette però dalla fotocamera. Faccio notare che per potere apprezzare le differenze occorre utilizzare
lo zoom a un valore del 200%, altrimenti le piccole discrepanze tra le due versioni non si noterebbero.


Qualche scatto a distanza ravvicinata

Ingrandisci l'immagineUno zoom che si candida come ottica tuttofare non può esimersi dal cimentarsi anche a distanza ravvicinata. Il Nikkor 24-85mm f/3.5-4.5G AF-S IF ED offre una messa a fuoco minima di soli 38cm a tutte le focali. Appare subito evidente come una distanza tanto ridotta, a 85mm, consenta di evidenziare soggetti di piccole dimensioni. Non si può ancora parlare di vera e propria macrofotografia, perché i rapporti di ingrandimento sono ancora troppo bassi, ma è comunque possibile inquadrare un’area di circa 14cm sul alto lungo del sensore FX.

Focheggiare a distanze brevi, tecnicamente non è complesso, basta allontanare il gruppo ottico dal sensore e la distanza minima di messa a fuoco decresce. Quindi un tubo di prolunga o una semplice elicoide con una corsa più lunga, potrebbe permettere di fare il fuoco a pochi centimetri di distanza. Ciò che non sempre si immagina, è che un obiettivo è pur sempre un compromesso: un compromesso per quanto riguarda l’escursione focale, la nitidezza ai vari diaframmi, la percentuale di distorsione e l’ottimizzazione della resa alle varie distanze. Infatti un obiettivo che appare nitido con soggetti all’infinito, non è detto che offra le stesse prestazioni anche su soggetti a breve distanza. Dipende da come è stato ottimizzato ed è per questo che gli obiettivi offrono un range di messa a fuoco ben preciso, nel quale le prestazioni sono assicurate entro i parametri del progetto originario.

Per il test ho scelto un paio di fiori di Orchidea, illuminati da due SB-800 gestiti in wireless Nikon Creative Lighting System dal lampeggiatore della Nikon D700 e l’obiettivo impostato in manual focus alla distanza minima di messa a fuoco e con il diaframma chiuso al valore di f/11.

Osservando l’immagine nel suo insieme non si nota nulla da segnalare. La sensazione di nitidezza è buono ma per valutare meglio occorre ingrandire qualche particolare.

 

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Osservando il particolare dell’immagine precedente, si nota, malgrado il diaframma chiuso a f/11, una profondità
di campo davvero ridotta. Sul piano di messa a fuoco, tuttavia, la nitidezza è molto elevata e anche lo sfocato si presenta
con un andamento morbido, graduale e pastoso. Anche la prova “macro” è stata superata senza riserve.

 
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