Time Lapse foto e video con funzione “uniforma esposizione” di Nikon DSLR

A cura di: Gerardo Bonomo

Oltre ad offrire l’intervallometro incorporato per programmazione estesa degli scatti fino a 9.999 esposizioni, Nikon ha inserito nell’interfaccia di riprese intervallate sia in modalità fotografica che video on-camera, la funzione “Uniforma esposizione” che permette di ridurre il differenziale di esposizione tra fotogrammi quindi ottenere timelapse con effetto flickering controllato.


Introduzione Scelta del luogo, del treppiedi e della testa
Alimentazione e schede di memoria preferibili Impostazioni obiettivo e modalità di esposizione P, S, A, M
Risoluzione, tipi di file e Picture Control preferibili Intervallometro integrato: in base a scena e soggetto
Filmati Time Lapse: 216 ore, Il Duomo e Milano Skyline Conclusioni, link correlati

Impostazioni obiettivo e modalità di esposizione P, S, A, M

LE IMPOSTAZIONI SULL’OBIETTIVO:
Visto che la fotocamera è assicurata al treppiedi, va innanzitutto disabilitato il sistema di stabilizzazione ottica VR, se disponibile; se l’obiettivo è uno zoom è opportuno, dopo aver scelto la focale, fissare la ghiera dello zoom con del nastro adesivo di carta per evitare che questo si possa muovere durante il timelapse, magari per uno sfioramento involontario; la messa a fuoco va tassativamente impostata su manuale in modo che non cambi durante il timelapse, rischiando per esempio di ottenere fotogrammi fuori fuoco; una volta impostata manualmente la messa a fuoco anche la ghiera di messa a fuoco va fissata con del nastro adesivo. Se l’obiettivo o la focale prescelti a tutta apertura tendesse a vignettare, ne va tenuto conto soprattutto se si inquadrano vaste porzioni di cielo; al problema si può ovviare diaframmando in modo adeguato e abilitando il dedicato controllo vignettatura on-camera, ma tenendo conto delle variabili della chiusura del diaframma che di seguito vedremo. Utilizzare sempre il paraluce e valutare la parabola che compirà il sole, se presente, durante il timelapse, così da evitare che in una parte del timelapse si arrivi a un controluce esagerato se non addirittura a un controsole; va anche verificato che la parabola del sole non porti a un certo punto a una illuminazione laterale della lente frontale anche con il paraluce innestato. Nei timelapse notturni bisogna verificare la presenza di forti sorgenti di illuminazione puntiformi che potrebbero creare riflessi interni tra le lenti.

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- Dopo aver correttamente posizionato la fotocamera sul treppeidi, disabilitare il sistema di stabilizzazione ottica VR dell’obiettivo, attivare la modalità manual focus, inserire il paraluce sull’ottica dopo aver verificato che la lente frontale sia perfettamente pulita. Dopo aver effettuato un’accurata messa a fuoco in manuale, sfruttando l’ingrandimento del dettaglio principale del soggetto in Live View, bloccare la ghiera della messa a fuoco con del nastro adesivo cartaceo. Dopo aver impostato la desiderata lunghezza focale, bloccare la ghiera dell’escursione focale dello zoom con del nastro adesivo. In esterni in una giornata di sole serena, ombreggiare l’intero gruppo fotocamera/treppiedi così da evitare che, indipendentemente dall’impiego del paraluce, raggi di luce parassita possano colpire la lente frontale durante lo spostamento apparente del sole in corso di timelapse.

LE IMPOSTAZIONI DI ESPOSIZIONE:
Il timelapse “perfetto” lo si ottiene impostando la fotocamera in modalità manuale, in modo che eventuali cambiamenti di luminosità della scena possano essere apprezzati al meglio, ma i cambiamenti di luminosità devono mantenersi all’intero dei parametri della gamma tonale ottenibile con quella determinata accoppiata tempo/diaframma. Impostando la sensibilità ISO su Auto, la macchina potrà quantomeno variare la sensibilità ISO così da mantenersi all’interno della gamma tonale, soprattutto quando la luminosità tende ad abbassarsi; sono naturalmente necessarie delle prove prima di dare il ciack al timelapse definitivo. Se il timelapse prevede notevoli cambi di luminosità, se non addirittura il passaggio dal giorno alla notte, bisognerà lavorare o in semi-automatismo a priorità di diaframma “A”, di tempo “S” oppure in automatismo completo in modalità programmata “P”. Noi privilegiamo la priorità di diaframmi “A” con la sensibilità ISO fissata su un determinato valore; in queste situazioni, quando il timelapse passa dal giorno alla notte, va verificato che l’apertura del diaframma consenta quando si eseguono le sequenze di scatti in notturna di arrivare a un tempo di posa che al massimo può arrivare a 30 secondi, compatibile con la durata dell’intervallo prefissata; se la durata dell’intervallo è, poniamo, di 10 secondi, e il tempo di posa man mano che diventa buio arriva vicino se non a superare i 10 secondi di posa, la sequenza si bloccherà. Nei timelapse in città, se la notte è limpida saranno necessari tempi di posa molto più lunghi rispetto a una notte con cielo nuvoloso, che a causa dell’inquinamento luminoso manterranno comunque alti i valori di esposizione. A seconda se si adotta la priorità di tempi “S” o di diaframmi “A”, bisognerà tenere conto del fatto che nel primo caso la machina varierà il diaframma, nel secondo i tempi; una variazione del diaframma può portare a una modifica nella profondità di campo, una variazione del tempo di scatto può portare a una modifica della riproduzione dei soggetti in movimenti.

COPRI OCULARE MIRINO
UNIFORMA ESPOSIZIONI
AUTOMATISMO ISO
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Indispensabile, a meno che non si lavori in modalità di esposizione manuale “M” con la sensibilità ISO non impostata su Auto, il copri-oculare Nikon DK-5 opzionale nel caso di D5500. Il comando “Uniforma Esposizione”, disponibile nel menù “Riprese Intervallate” va attivato su ON. Quando si impostano gli ISO su Auto, per esempio durante le impostazioni di esposizione in manuale “M” con probabile variazione della luminosità della scena, bisogna impostare oltre a un limite massimo della sensibilità ISO, anche il tempo di scatto dal quale la macchina interverrà automaticamente sugli ISO Auto.

In semi-automatismi di esposizione con priorità ai tempi “S” oppure ai diaframmi “A” e in program “P”, l’oculare della fotocamera va completamente oscurato per evitare di influenzare il sistema esposimetrico con luce parassita attraverso il mirino che, in questa circostanza di impiego, non lo vede coperto dall’occhio. In fotocamere come la Nikon Df, serie D810 o D4s, c’è una tendina incorporata che chiude l’oculare, in altre macchine come la D5500, D7200 o anche serie D600 D750, basta utilizzare il copri oculare dedicato; questo è necessario per evitare che la luce che raggiunge l’esposimetro attraverso l’oculare possa alterare il dato di esposizione portando soprattutto a sottoesposizioni involontarie e magari differenti tra uno scatto e l’altro, rendendo il filmato finale inaccettabile a causa di un flickering incontrollabile. Se il timelapse prevede una ripresa di più giorni consecutivi, andrà studiato preventivamente il meteo, così da poter sapere in anticipo, partendo per esempio da una prima notte di nuvole, se la notte successiva sarà serena e saranno quindi necessarie esposizioni molto più lunghe. In priorità di diaframma “A” o di tempo “S” è anche possibile impostare una staratura intenzionale dell’esposizione; se si passa dal giorno alla notte, a seconda della porzione di soggetto inquadrato, c’è il rischio di ottenere soprattutto negli scatti notturni delle forti sovraesposizioni ma la staratura soprattutto in sottoesposizione intenzionale deve altresì tenere conto del fatto che gli scatti realizzati di giorno non risultino troppo sottoesposti.

Impostazioni di sensibilità massima e tempo di posa minimo di ISO auto
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Le Nikon D5500, D7200, D750 e serie D810 dispongono anche all’interno del menù dell’intervallometro di una funzione di bilanciamento automatico dell’esposizione che tiene conto, prima dello scatto successivo, dell’accoppiata tempo/diaframma impiegata nello scatto precedente, così da evitare l’effetto flickering, ovvero evidenti salti di esposizione che nel filmato finale saranno fastidiosamente percepibili. Quando si lavora in semi-automatismo, un diaframma chiuso di un paio di stop migliorerà comunque la resa dell’obiettivo. La sensibilità ISO impostata sul valore più basso permetterà di ottenere gli scatti migliori sul piano del possibile disturbo “noise”. Il bilanciamento del bianco va impostato su un parametro non automatico per evitare che cambi magari repentinamente nelle riprese dove si passa dal giorno alla notte, o da un cielo sereno a un cielo nuvoloso. Il risultante tempo di scatto dovrà tenere conto, oltre che del tempo di intervallo, anche della velocità di spostamento dei soggetti, nuvole, pedoni, automobili o altro così da ottenere una leggibilità maggiore o minore dei vari soggetti in movimento. Il flash, soprattutto sei si lavora in modalità program “P”, dovrà essere disabilitato.

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Nelle situazioni in cui la scena presenta forti contrasti, attraverso il menù della Nikon D5500 è possibile impostare il D-Lighting Attivo declinato su vari livelli di intensità per restituire una migliore leggibilità sia nella alte luci che nelle ombre. Il D-Lighting non va mai impostato su Auto durante un timelapse ed in ogni caso usato esclusivamente in situazioni specifiche per non aggiungere, in situazioni normali, differenziali di luminosità tra frame.
In alcune situazioni, soprattutto in notturna, è buona norma intervenire con una leggera sottoesposizione intenzionale, soprattutto quando il timelapse inizia di giorno e si protrae durante la notte. Il comando di sotto/sovraesposizione intenzionale non funziona in caso di esposizione in manuale “M” con la funzione ISO Auto disabilitata.

Risoluzione, tipi di file e Picture Control preferibili

Le scelte del tipo di file, relativa compressione e risoluzione, sono da farsi in relazione al progetto nell’ideale bilanciamento cercato tra qualità, gamma, malleabilità dei file generati quindi potenzialità di fotoritocco in postproduzione, ed il tutto, in relazione agli ingombri e al peso dei file che si andranno a scattare a migliaia se non diverse decine di migliaia. Le Nikon lavorano innanzitutto in formato RAW/NEF che permette in postproduzione, sia attraverso View NX-i che Nikon Capture NX-D o con software terze parti, importanti interventi di postproduzione, dal bilanciamento del bianco alla sotto/sovraesposizione, a tutti i parametri di nitidezza/contrasto/saturazione anche racchiusi nel preferito Picture Control. Salvando le opportune impostazioni modificate sarà possibile applicarle in batch a tutti i file NEF presenti in una o più cartelle. Il lavoro pur in batch c’è e i file NEF necessitano comunque di una grande memoria a disposizione sia sulla scheda di memoria che sull’hard disk di backup. Il passo successivo, se i parametri di scatto non devono essere modificati in postproduzione è il salvataggio del file in NEF + JPG, così da avere già disponibili i file, appunto in formato JPG per il successivo montaggio. I file JPG possono essere salvati su tre differenti parametri di risoluzione e tre differenti parametri di compressione. Maggiore è la risoluzione è più basso sarà il livello di compressione, migliore sarà la qualità del file JPG. Suggeriamo innanzitutto di impostare la compressione JPG sul livello minimo, per non creare troppi artefatti nel file salvato. La Nikon D5500 salva per esempio i file JPG in tre formati: 6.000x4.000 pixel, 4.000x3.000 e 2.800x1.200. Va tenuto presente il fatto che la massima risoluzione possibile di un file video attualmente è di 4K, ovvero una risoluzione di 3840x2160 pixel; una risoluzione maggiore viene quindi vanificata all’atto del rendering del video; ma al contempo mantenere una risoluzione troppo bassa impedirebbe, in fase di rendering, di applicare effetti speciali come per esempio le zoomate o gli spostamenti di quadro. Se si lavora nel solo formato JPG suggeriamo quindi oltre alla minima compressione anche e comunque la massima risoluzione possibile concessa dallo specifico modello di fotocamera Nikon in uso. Scattando in JPG raccomandiamo di scegliere preventivamente anche il più gradito Picture Control in modo da avere, già in ripresa, la qualità di saturazione, cromia, nitidezza e look cercato nel progetto.

Formato e risoluzione immagine per time lapse
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Certamente il miglior salvataggio del file lo si ottiene in formato RAW/NEF, sia per il fatto che è alla massima risoluzione, che per il fatto che non è ancora demosaicizzato quindi sviluppato all’interno dell’ambiente colore RGB e, attraverso programmi di sviluppo come Nikon Capture NX-D è possibile, in fase di creazione immagine, agire sulle principali impostazioni programmate on-camera prima dello shooting. Ma lavorare in RAW/NEF presuppone anche l’impiego di schede di memoria di grande capacità e relativo storage su cui eseguire la copia quindi la conservazione delle immagini. È quindi anche possibile lavorare in formato JPG, avendo solo l’accortezza di impostare al meglio i parametri di scatto, agendo anche sul preferito Picture Control on-camera magari ottimizzato ai personali “gusti” dalle variazioni possibili già on-camera oppure con il Picture Control Utility 2 che permette di agire anche su personalizzate curve di contrasto. La scelta dei parametri di risoluzione va operata tenendo presente che la risoluzione massima di output di un software di post produzione video - anche il semplice Nikon Movie Editor compreso nella suite software di Nikon View NX-i, è di 1.920x1.080 pixel, anche la risoluzione del file JPG può essere impostata su un livello inferiore a quello comunque garantito dalla risoluzione del sensore della fotocamera, qui una Nikon D5500, è di 6.000x4.000 pixel. Anche i 2.292x2.000 pixel garantita dalla risoluzione minima impostabile sulla Nikon D5500 è sempre il doppio della risoluzione di output del video che verrà poi realizzato.

Intervallometro integrato: in base a scena e soggetto

Cadenza quindi intervallo da impostare nella programmazione intervallometro, sono i temi “più importanti” o comunque più dedicati agli aspetti Time Lapse di questo eXperience.

LA CADENZA DI SCATTO DELL’INTERVALLOMETRO:
Partiamo dal concetto che un video viene visualizzato alla cadenza di 25 fotogrammi al secondo in PAL o 30 fotogrammi al secondo in NTSC; questo significa che la ripresa è effettuata a 25 o 30fps e così la riproduzione. A questa cadenza l’occhio è in grado di “legare” le immagini, che pur rimanendo fotogrammi singoli, vengono così trasformati a livello di neurofisiologia in un’immagine in movimento. Il timelapse è quella disciplina di ripresa video in cui o in ripresa o in riproduzione viene diminuita la cadenza dei fotogrammi al secondo; il timelapse, a differenza del rallenty in slow motion, può anche essere applicato solo in postproduzione, ma non è possibile arrivare a velocizzare oltre un certo livello un video. Partendo dalla frequenza minima di un fotogramma al secondo, si ottiene una serie di immagini che una volta montate in sequenza portano a velocizzare un evento di 25 volte rispetto a come appare normalmente all’occhio umano. La cadenza può essere impostata in modo ancora più velocizzato, passando a un fotogramma ogni dieci secondi, e qui il filmato che si ottiene arriva a essere 250 volte più veloce rispetto alla realtà, di un fotogramma ogni 20 secondi, fino ad arrivare a cadenze come un fotogramma al minuto o all’ora, ottenendo un video fino a migliaia di volte più veloce rispetto alla realtà. Per certo poter contare su un intervallo tra uno scatto l’altro estremamente ravvicinato non solo non influisce negativamente sul risultato finale, ma permette in postproduzione di scegliere l’adeguata velocità che dovrà avere poi il timelapse definitivo. L’intervallo tra un fotogramma e l’altro, va scelto oltre che per poter catturare la relativa apparente lentezza di evoluzione di un fenomeno - per esempio il formarsi o il passaggio delle nuvole - anche in base alla durata di ciascuna esposizione. Un timelapse notturno che prevede esposizioni di 5 o 6 secondi, non potrà mai essere inferiore alla durata dell’esposizione di ciascun fotogramma; se per necessità di ripresa è necessario un intervallo notturno molto ravvicinato, bisognerà aprire al massimo il diaframma, se questo ancora non bastasse salire con gli ISO. Ma oltre a un certo limite non è possibile arrivare come velocità di otturazione e bisognerà comunque e alla fine regolare l’intervallo di conseguenza; va tenuto conto del fatto se nella fotocamera è stato impostato anche un “noise reduction su pose lunghe” la fotocamera, dopo aver effettuato l’esposizione, avrà bisogno di un certo tempo per terminare la riduzione del noise operata in sottrazione del dark frame, durante il quale l’intervallometro non può attivarsi per lo scatto successivo.

Impostazioni di programmazione intervallometro e uniforma esposizioni di Time Lapse

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