ZOOM

Landscape

 

La coordinatrice editoriale di Zoom Landscape, Sara Namias, illustra di seguito ai lettori di Sguardi l’evoluzione della rivista e le sue scelte editoriali: «Dall’ultima intervista di qualche anno fa, apparsa sul numero 37 di Sguardi (a Rosanna Checchi, editor del magazine, ndr), ZOOM è diventato più grande e più ricco di contenuti. Soprattutto è a tema monografico. E dal momento che l’attualità è stata portata su un folder dedicato, ogni numero di ZOOM è ora un vero e proprio libro di fotografia. Non solo, ogni numero è accompagnato da una stampa d’autore da collezionare, con autori del calibro di Steve McCurry, Michael Kenna, Helmut Newton.

Con questa evoluzione ZOOM si conferma punto di riferimento per i galleristi, i curatori, i collezionisti e tutti gli appassionati interessati a una panoramica aggiornata sulla fotografia internazionale. Negli ultimi anni. infatti, il mercato della fotografia d’arte è cresciuto e con esso l’esigenza di uno strumento di informazione affidabile. Questo strumento è l’Agenda Fine Art che garantisce un costante aggiornamento sulle mostre nazionali e internazionali, le opere in vendita, le art fairs, le aste e i contest:  L’Agenda Fine Art è in due versioni, una cartacea allegata alla rivista, e una online. Quest’ultima è particolarmente ricca, oltre 70 pagine in libera consultazione. Per ricevere l’aggiornamento basta registrarsi gratuitamente inviando una mail a myfineart@zoom-net.com.


Michael Kenna

Ma torniamo alla rivista, a questo numero dedicato al paesaggio, Landscape, che regala la stampa da collezione del grande maestro Michael Kenna. Non è facile descrivere a parole una pubblicazione che è la rivista dell’immagine per eccellenza, dove a parlare sono le fotografie degli autori, stampate in grande formato. Lavorare a questo primo speciale dedicato al paesaggio è stato emozionante, come è emozionante scoprire la storia che vive dietro alle fotografie degli autori. Takeshi Shikama e la moglie Yukiko, giapponesi, vivono a Tokyo, ma trascorrono la maggior parte della loro vita in una capanna in una grande foresta dove, preferibilmente con la pioggia, Takeshi scatta le sue fotografie che poi stampa su una particolare carta giapponese fatta a mano, chiamata “Gampi paper”.


Hiroyuki Masuyama

Poi c’è Olaf Otto Becker che cattura paesaggi della Groenlandia sfruttando la luce dalle 10 di sera alle 6 del mattino, e Matthew Brandt, americano, che imbeve le sue stampe delle acque del lago fotografato ottenendo opere uniche (nei primi lavori, dei ritratti, imbeveva le stampe delle lacrime, del latte materno o altro, dei suoi soggetti). C’è poi Ryno De Wet, di Johannesburg che elabora in postproduzione paesaggi che nascono nella sua immaginazione, sia bianco e nero che a colori. L’australiano Murray Fredercks, al quale abbiamo dedicato la copertina, ha lavorato per otto anni (2003-2010) alla serie Salt che rappresenta il deserto di sale nel cuore del suo continente: sedici viaggi di un mese l’uno, vissuti a lungo in tenda. La distesa piatta di sale è tagliata in due dalla lama dell’orizzonte che diventa l’unico punto di riferimento per l’occhio che osserva. Lo presenta Olivia Corsini della Wave Photogallery di Brescia.


Joan Fontcuberta

L’arcinoto Nadav Kander è presente con i suoi cieli notturni nero pece: chissà come avrà fatto a realizzarli senza l’aiuto di una luce prodotta dall’uomo, non ci svela i suoi segreti, ma suggerisce: «avete presente il triangolo? Bene, un lato sono io, un altro il paesaggio e il terzo il pubblico. Siamo tutti geometricamente e spiritualmente collegati». Meno introspezione invece nelle fotografie aeree su Cape Town, Rio De Janeiro, San Francisco del fotografo Jens Goerlich, che recentemente ha lavorato per la Lufthansa, e in quelle di Edward Burtysky, classe 1955 ucraino (le sue stampe oggi raggiungono quotazioni di $72.000), per il quale la bellezza dei panorami naturali può accompagnarsi all’intervento della mano dell’uomo.


Michael Najjar

Grazie a Michael Najjar (che sta per cimentarsi in una nuova avventura proiettata nello spazio) veniamo poi trasportati in cima alle catene montuose delle Ande Argentine (seconde per altitudine dopo l’Himalaya); nell’intervista ci racconta la storia di queste immagini, attualmente in mostra a Londra. Tra gli italiani non poteva mancare Massimo Vitali (ZOOM l’aveva già supportato agli inizi della sua carriera, con la serie Beach&Disco), che porta alta la bandiera dei nostri meravigliosi paesaggi; le sue fotografie, grandi due metri, sono famose in tutto il mondo (è rappresentato da sette gallerie!). Poi ancora Francesco Jodice e Andrea Botto. Il prossimo numero di ZOOM è dedicato ai nuovi talenti, che stiamo selezionando con grande cura; forse tra loro ci saranno i prossimi autori ricercati da galleristi e collezionisti».


Massimo Vitali

Infine Paolo Namias, direttore editoriale di Classic Camera (edito ugualmente da Editrice Progresso), segnala la nascita - controcorrente, in un momento in cui si parla poco o affatto di pellicola e procedimenti analogici - di una nuova rivista dedicata espressamente alla fotografia bianconero e in pellicola: Classic Camera Black & White: «In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale la fotografia bianconero, ed in particolare su pellicola, può sembrare fuori del tempo. Non è così. È una fotografia più consapevole, meditata, attenta alla qualità.


Michael Kenna Kussharo Lake Tree, Study 9, Kotan, Hokkaido, Japan, 2009

Classic Camera Black&White permette di scoprire il piacere di fotografare con una fotocamera medio formato, così come eseguire una stampa FineArt. Ma pellicole, carte e chimici si trovano ancora? Certamente, CC permette di scoprire cosa offre il mercato. E poi le contaminazioni con il digitale, perché si può avere la necessità di fare la scansione del proprio archivio, oppure di stampare in ink-jet un negativo. E poi CC conduce attraverso il mondo del collezionismo, quello della FineArt e delle fotocamere, che ultimamente hanno raggiunto valori davvero elevati».
Qui, i link alle anteprime dei numeri 84 e 85 di Classic Camera Black & White, e in esclusiva per i lettori di Sguardi, il link all’intero numero 83.

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