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Dagherrotipi a Parigi
Un oggetto fotografico

Dal 13 maggio al 17 agosto il Museo d'Orsay ospita la mostra "Il dagherrotipo francese, un oggetto fotografico" .
Il 7 gennaio 1839, il fisico François Arago, nel corso di una lezione all'Académie des Sciences di Parigi, presenta un nuovo procedimento, messo a punto dall'inventore francese Jacques Daguerre (1787-1851), che permetteva di riprodurre con un processo meccanico e chimico, senza dunque interventi manuali, le immagini che si formano nella camera oscura. È così che il dagherrotipo segna la nascita ufficiale della fotografia.

Immagine unica, su placca di cuoio ricoperta d'argento, dai riflessi cangianti, lucida e spesso riflettente come uno specchio - al quale è stato spesso paragonato - il dagherrotipo rimane ancora, soprattutto in Francia, l'aspetto trascurato degli albori della fotografia.


Numerose sono le storie della fotografia che si limitano a un breve accenno all'invenzione di Daguerre, alla quale sembra legarsi solo la mania del ritratto, sfruttata da Daumier e Nadar: una moda che attraversa tutta un'epoca durante la quale sono in molti, persone importanti e perfetti sconosciuti, a posare, belli diritti, ma con risultati abbastanza bui, davanti all'obiettivo.
Il dagherrotipo appariva allora solo con un tentativo, certo brillante, ma fallito, nello sviluppo della tecnica fotografica. Eppure il dagherrotipo era destinato a modificare in modo definitivo lo sguardo posato sul mondo e le conseguenti rappresentazioni artistiche e scientifiche.

È proprio "questa arte nuova, nata nel mezzo di una vecchia civiltà", secondo le parole usate dall'esperto Guy Lussac nel 1839, che questa mostra intende far scoprire riferendosi alla produzione francese.
Facendo seguito ad alcune belle manifestazioni dedicate in Francia a questo tema in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della fotografia, nel 1989 (Paris et le daguerréotype, Le Temps suspendu, Le Daguerréotype en Alsace e La Photographie révélée ), il Museo d'Orsay intende ora indagare il dagherrotipo in tutti i suoi aspetti di originalità.


Al ritratto, che rimane, per tutta la durata degli anni quaranta dell'Ottocento, il principale ambito di utilizzo di questo procedimento fotografico, è consacrata un'ampia sezione della mostra.

Seguiranno le vedute di Francia, documenti ricchi di poesia sulla Parigi prima dei grandi lavori del barone Haussmann, vedute delle città di Lione e Nantes prima del 1845, le prime fotografie scattate sulle Alpi e durante viaggi all'estero, opere di dagherrotipisti francesi, molto spesso degli appassionati cultori, che hanno portato al loro ritorno vedute, ritratti e paesaggi dell'Egitto, dell'Estremo Oriente, della Grecia, della Siberia, della Martinica e della Nuova Caledonia.

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