Luoghi avvolti nel mito

Mimmo Jodice, Kenro Izu, Ande

 

Per l’autunno 2014 Fondazione Fotografia Modena punta su due grandi nomi della fotografia contemporanea internazionale - Mimmo Jodice e Kenro Izu - e sul fascino esercitato dalla cultura e dal paesaggio peruviani sui fotografi sudamericani tra ottocento e novecento. Sono tre, infatti, le mostre in programma fino all’11 gennaio 2015 negli spazi del Foro Boario di Modena che affiancano lo sguardo sul contemporaneo ad una prospettiva storica. Ad accomunare i tre percorsi, pur estremamente differenti tra loro, è la rappresentazione di luoghi dell’antichità avvolti nel mito, siano essi le rovine di Machu Picchu, i volti e le architetture della classicità greco-romana, le piramidi egizie o i monoliti di Stonehenge.
 


© Mimmo Jodice, Amazzone ferita, 1992, stampa al carbone su carta cotone, 70x70 cm

Arcipelago del mondo antico presenta la grande indagine sul Mediterraneo con la quale Mimmo Jodice (Napoli, 1934) - uno dei grandi nomi della storia della fotografia italiana, fotografo di avanguardia fin dagli anni sessanta, attento alle sperimentazioni e alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, figura centrale di riferimento per le nuove generazioni che riconoscono nel suo lavoro una sensibilità e una capacità unica nel coniugare sapientemente innovazione e raffinatezza classica - da oltre trent’anni continua ad affascinare il pubblico di tutto il mondo.
 


© Mimmo Jodice, Teatro romano, Palmira, 1993, stampa al carbone su carta cotone, 70x70 cm

Reduce da una serie di prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, culminati nell’invito nel 2011 a interpretare i capolavori del Louvre di Parigi, Mimmo Jodiceci guida in un percorso alla ricerca della memoria attraverso una raccolta di cinquanta opere fotografiche, in parte inedite, ricomponendo l’immagine delle civiltà che hanno scandito la storia antica del mare nostrum. Il suo è un viaggio a ritroso nel tempo, dove le rovine e le statue riacquistano vita divenendo persone, dei ed eroi capaci di esprimere i nostri stessi sentimenti. Con un’intensa coniugazione di realismo e visionarietà, le sue fotografie ci ricordano la necessità di riprendere contatto con la nostra storia, restituendo frammenti carichi di memoria che si perdono lungo le linee del tempo.
 


© Kenro Izu, Stonehenge #69, England, 1981 dalla serie Sacred Places, stampa ai sali d'argento, 25x33 cm

La raffinata ricerca artistica di Kenro Izu (Osaka, 1949), al centro della mostra Territori dello spirito, è incentrata sui più importanti “luoghi sacri” del mondo, dalla Cambogia al Tibet, dall’Indonesia all’India, dall’Egitto e alla Siria. Affascinato dalla sublime bellezza delle vestigia antiche, il fotografo giapponese individua nel recupero di stili e tecniche di stampa tipici della fotografia ottocentesca il mezzo più adatto per imprimere le atmosfere mistiche dei luoghi incontrati.
 


© Kenro Izu, Sakkara #13, Egypt, 1979 dalla serie Sacred Places, stampa ai sali d'argento, 33x46 cm

Come racconta Kenro Izu "nel 1979 sono stato in Egitto per la prima volta e ho fotografato alcuni siti celebri. Tornato a New York, sono rimasto affascinato da una foto in particolare, che era riuscita a catturare la forte aura spirituale del luogo. Era l’immagine della piramide a gradoni di Sakkara. Sembrava che le sue pietre emanassero una luce abbagliante proveniente dall’interno. Da allora l’architettura sacra in pietra è diventata il mio soggetto preferito; ho così iniziato la mia ricerca di luoghi ricchi di energia spirituale, per visitarli e fotografarli uno ad uno. Appena ne ritraevo uno, sembrava che quello mi indicasse naturalmente il successivo; era come se il 'sacro spirito' mi guidasse attraverso i luoghi per farmi cogliere più a fondo l’essenza della spiritualità".
 


© Martin Chambi, Montagna, Urubamba, ca. 1930, 190x247 mm

Infine, la collettiva Fotografia de los Andes conduce in un viaggio nella straordinaria ricchezza della cultura peruviana, raccontata attraverso il lavoro di numerosi fotografi che tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento aprirono i loro studi nella capitale e lavorarono fra le città di Cuzco, Arequipa e Puno. Le cinquanta fotografie in mostra provengono da numerose raccolte private e descrivono la società andina di inizio secolo, in cui le differenze di classe fra gli indios e i bianchi erano evidenti. Ai ritratti si affiancano vedute delle città e spettacolari paesaggi andini, da Machu Picchu al vulcano El Misti, tutti realizzati fra il 1897 e il 1950. Tra le opere presenti anche le preziose fotografie di Martin Chambi, autore di un esteso lavoro di documentazione dei dintorni di Cuzco, tra siti archeologici, paesaggi e comunità indigene, che restituisce qualche frammento dell’anima di quella terra.
 


© Max T. Vargas, Calle del Triunfo, Cusco, 1897, 179x240 mm

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