Anatomia dell'adattatore a baionetta Nikon FT-1 Mount Impiego dell'adattatore Nikon FT-1 con Nikkor AI, AIs e F
Adattatore Nikon FT-1 con obiettivi Nikon AF di tipo G e D... 10.5mm f/2.8G ED DX Fisheye-Nikkor e compatibilità con FT-1 e Capture NX2
Impostazioni di ripresa da preferire in base alle situazioni Consigli per scattare con i lunghi fuochi: anche a 2.700mm
Nikon FT-1 Mount per riprese macro close-up Nikon Fieldscope VR: superare la barriera della focale 5.000 mm
I vantaggi del sensore CX rispetto ai sensori DX e FX La baionetta Nikon F Mount: la storia insegna

 

Nikon Fieldscope VR: superare la barriera della focale 5.000mm e con lo stabilizzatore

Ingransci l'immagineNikon nasce come azienda ottica con una raffinata produzione di binocoli e sistemi ottici per la Marina Militare Giapponese dell’inizio dello scorso secolo. Anche se oggi Nikon forse è più conosciuta come brand fotografico, in realtà non ha affatto rinnegato il suo passato, al contrario: la ricerca e la produzione di binocoli e sistemi ottici, oltre che apparati scientifici come i microscopi non si è mai arrestata. Abbiamo già scritto sui Fieldscope di Nikon:


In una parola i Fieldscope sono i cannocchiali d’eccellenza di Nikon.
Disponibili con differenti diametri della lente frontale, e conseguenti differenti ingrandimenti a parità di oculare utilizzato. Sono concepiti per l’outdoor estremo, quindi resistenti non solo agli urti piuttosto che all’umidità e agi repentini sbalzi di temperatura e umidità relativa, o alla pioggia ma, a seconda dei modelli, perfino a una completa immersione in acqua per diversi minuti. In visione diretta è possibile arrivare fino a 75 ingrandimenti, con una qualità assolutamente formidabile. Nella nuova serie di Fieldscope EDG VR, gli ingegneri Nikon hanno introdotto un plus che è assolutamente fondamentale per un cannocchiale di questa portata: la stabilizzazione ottica, ottenuta con un’alimentazione elettrica autonoma e naturalmente impermeabile gestita da 4 semplici batterie stilo di tipo AA da 1,5 V. Va da sé che con l’ausilio della stabilizzazione, non solo il Fieldscope EDG VR può addirittura essere utilizzato anche a mano libera fino a un certo ingrandimento, ma la stabilizzazione è d’ausilio anche nella visione diretta con Fieldscope posizionato su treppiedi e addirittura con una fotocamera collegata; l’unico avvertimento, in questo caso, è quello di disabilitare qualsiasi tipo di stabilizzatore eventualmente presente sul corpo macchina.

 

Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine
Lo stabilizzatore può essere bloccato sia in posizione accesa che spenta. Se involontariamente dimenticato in posizione accesa lo stabilizzatore andrà automaticamente in posizione off dopo 30 minuti.
Quattro stilo di tipo AA alimentano lo stabilizzatore ottico del Fieldscope EDG VR.


Ingransci l'immagine
Nomenclatura del Fieldscope EDG VR: è disponibile sia nel modello angolato che diritto.


Indipendentemente dalla stabilizzazione, va da sé che un cannocchiale di questa portata necessita di un ottimo treppiedi, sia per la visione diretta che per l’utilizzo accoppiato a una fotocamera.

Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine
Qui un treppiedi 190CXPRO4G in carbonio di Manfrotto, con testa a sfera MH054MO-Q2.
Qui un treppiedi Vanguard modello Auctus Plus 283AT con testa a 3 movimenti PH-42.
Scegliere tra una testa a tre movimenti…
…o una testa a sfera, è questione di gusti; l’importante è che entrambe siano di ottima fattura.

Ma quello che più ci interessa, in questa sede, non è la visione diretta, ma la possibilità di montare sul Fieldscope una fotocamera e poter di conseguenza registrare tanto immagini che filmati.
Sì, perché non va dimenticato che fotocamere come le Nikon 1 non solo sono in grado di registrare filmati con audio stereo, ma per di più anche in modalità Full HD e fino a 60 fotogrammi al secondo.
Quindi una risoluzione e una cadenza di fotogramma tale da permettere successivamente allo shooting video di estrapolare i migliori fotogrammi ottenuti direttamente dal video, per ottenere immagini in alta risoluzione e perfettamente stampabili anche in formati come l’A4 e superiori.
Guardando tra i link delle precedenti eXperience osserviamo che fino ad oggi c’erano due distinte possibilità di applicare una fotocamera a un Fieldscope:
la prima possibilità era ed è tuttora quella di accoppiare una compatta digitale al Fieldscope con l’oculare inserito; il grande vantaggio è quello di arrivare ad in gradimenti quasi parossistici, visto che va sommato l’ingrandimento dell’oculare a quello dello zoom della fotocamera compatta, con l’unico difetto della relativa complessità del montaggio.
La seconda possibilità è quella di collegare invece una reflex al Fieldscope: va da sé che in questo caso la qualità dello scatto è ovviamente migliore, anche se diminuisce il fattore d’ingrandimento, non potendo in questo caso usare contemporaneamente gli oculari, ma permettendo di ottenere comunque dei buoni ingrandimenti.

Tutto questo grazie all’aggiuntivo FSA-L2 un adattatore che oltre a consentire di innestare qualsiasi fotocamera reflex Nikon, tanto a pellicola che digitale, consente l’utilizzo anche delle Nikon 1 J1 e V1 grazie all’adattatore Nikon FT-1.

Ingransci l'immagineIngransci l'immagine

L’aggiuntivo FSA-L2 incorpora un potente zoom 500-1.750mm di focale, utilizzato con i Fieldscope della serie 85. calcolando che il coefficiente di moltiplicazione della Nikon 1 è 2,7x, utilizzando le Nikon 1 si otterranno immagini piuttosto che filmati attraverso una focale di 4.750mm!

Il montaggio è semplicissimo:

Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine Ingransci l'immagine

Una volta montato sulla Nikon 1, sia il modello J1 che V1 sul Fieldscope, è possibile iniziare a scattare immagini o a filmare. Il diaframma è disabilitato, come in tutti i cannocchiali che ne sono privi. La focheggiatura è facilitata dall’ampio display che può anche essere ingrandito. Tutti i sistemi AF sono naturalmente disabilitati. Per gli scatti fotografici d’obbligo l’uso dell’autoscatto o meglio ancora del Remote Control Nikon ML-L3. Sia nelle riprese fotografiche che video è opportuno mantenere attivato lo stabilizzatore del Fieldscope; l’ingrandimento lo si ottiene zoomando tra la focale minima di 500mm e la focale massima di 1.750mm, ricordandosi che con le Nikon 1 il fattore di moltiplicazione della focale è 2,7x sia nelle riprese fotografiche che video, il che significa poter disporre di un range di focali che vanno da 1.350 mm fino a 4.725mm. Con l’aumentare della focale diminuisce la luminosità, benché negli Exif venga sempre indicato il diaframma f/13. È opportuno lavorare sempre con i più veloci tempi di scatto possibili, compatibilmente con la luce ambiente, salendo anche con la sensibilità ISO: meglio un velo di rumore “noise” che un’immagine irrimediabilmente rovinata dal mosso; questo è importante soprattutto per gli scatti fotografici, nelle riprese video eventuali vibrazioni o micromovimenti vengono diluite dalla fluidità della ripresa video. Vediamo a questo punto come si è comportato il Fieldscope EDG VR sul campo:
 

Ingransci l'immagine
Obiettivo 1 Nikkor
30-110mm alla focale
30mm.
Ingransci l'immagine
Obiettivo 1 Nikkor
30-110mm alla focale 110mm.
Ingransci l'immagine
Nikon 1 V1 su Filedscope EDG VR + FSA-L2 + FT-1 alla focale di 500mm
(x 2,7 = 1.350mm)
Ingransci l'immagine
Nikon 1 V1 su Fieldscope EDG VR + FSA-L2 + FT-1
alla focale di 1.750mm
(x 2,7 = 4.725mm)

Tanto alla minima che alla massima focale dell’aggiuntivo FSA-L2 il connubio con la Nikon 1 ci sembra eccellente, e qui abbiamo voluto e potuto esaminare esclusivamente un accenno delle potenzialità fotografiche, tralasciando quello video.

I vantaggi del sensore CX rispetto ai sensori DX e FX: il rapporto di ingrandimento 2,7x

Il sensore delle reflex in formato full frame 24x36 FX è un retaggio del momento di svolta tra l’acquisizione fotografica su pellicola e su sensore: per non stravolgere le misure e le forme della reflex digitale da un lato e l’intero parco ottiche circolante il sensore venne costruito nello stesso formato del fotogramma della pellicola 24x36mm. Questa a sua volta è un retaggio della prima fotocamera che utilizzo pellicola con doppia perforazione, la Leica: la prima Leica nacque infatti da un’idea di Oskar Barnack che in Leitz ricevette l’incarico di progettare un sistema per testare la reale sensibilità degli spezzoni di pellicola cinematografica, che sarebbero poi stati utilizzati appunto su cineprese, accoppiate ai microscopi Leitz. Gli fu sufficiente “ruotare” di 90 gradi la pellicola cinematografica per inventare e realizzare un fotogramma fotografico appunto nel formato 24x36mm. Facendo un balzo avanti nel progresso di quasi cent’anni, quando vennero presentate le prime reflex digitali full frame il costo era assolutamente fuori dalla portata degli appassionati, da qui l’esigenza di progettare una reflex con un sensore dalle misure più ridotte – e quindi con costi inferiori – appunto il sensore DX. Anche questo sensore, con misure di 24x16 mm è un retaggio del formato della pellicola, questa volta la pellicola APS (Advanced Photo System), presentata negli anni 90 insieme a numerose fotocamere adatte a questo tipo di pellicola, tanto compatte che reflex.

Ingransci l'immagineIngransci l'immagine
A sinistra, la differenza di grandezza dei tre tipi di sensori utilizzati da Nikon sul sistema Reflex e sistema Nikon 1
– sono esclusi quelli impiegati nelle compatte ad obiettivo non intercambiabile –

Per il progetto Nikon 1 gli ingegneri hanno progettato invece un formato completamente nuovo, il formato CX, un sensore con misure di 13x9mm ma soprattutto un sistema con tiraggio inferiore (distanza sensore obiettivo) per ottenere ingombri corpo/obbiettivo molto più trasportabili. Il sistema Nikon 1 offre compattezza e versatilità ottica con gli obiettivi 1 Nikkor ed il tutto con una estesa profondità di campo. Le dimensioni sensore del sistema Nikon 1 possono quindi offrire congiuntamente ampi angoli di campo grandangolare assieme ai vantaggi, rispetto a sensori più grandi, in riprese macro o quando sono richiesti ristretti angoli di campo di teleobiettivi. Ma alla fine sorge spontanea una domanda: più il sensore è grande e maggiore è la qualità delle immagini acquisite? Questo ragionamento è valido al 100% parlando di formati di pellicola, dove la struttura stessa della pellicola, quindi gli alogenuri d’argento che vanno poi a comporre l’immagine finale, sono in medesimo numero a parità di area di pellicola; più grande è la pellicola meno sarà necessario ingrandirla a parità di formato di stampa finale; minore l’ingrandimento, minore la visualizzazione della “grana” nell’immagine finale, maggiore la risoluzione, quindi la qualità dell’immagine finale. In digitale però le cose sono in parte diverse: è infatti possibile aumentare con le varie generazioni sensore, il numero di pixel all’interno della stessa area fisica del sensore, aumentando in questo modo la risoluzione nell’immagine finale. Ad oggi lo scotto principale che ancora si paga – ma in misura sempre più ridotta – utilizzando sensori di formato inferiore al formato FX è nell’aumento del rumore dell’immagine finale salendo – ma in modo sempre più elevato - con la sensibilità. Ma già nel corso degli ultimi anni il rumore di fondo “noise” è stato sempre più diminuito in ogni nuovo modello di fotocamera presentato, e oggi anche in un sensore di dimensioni ridotte è indubbiamente performante. Certo, il top della qualità rimane nelle fotocamere dell’ultima generazione con sensore FX, ma le ultime fotocamere con sensore in formato DX e CX riescono a proporre una qualità comunque stupefacente, - soprattutto quando confrontata con al qualità di un file ottenuta da una scansione di un fotogramma pellicola full frame - con il vantaggio di ingombri, pesi e costi che non sono neppure confrontabili a una reflex ammiraglia FX. Detto questo, proprio grazie alle differenti misure del sensore CX utilizzato dalla Nikon 1, la focale nominale montata su questa fotocamera deve essere moltiplicata per il fattore 2.7 x: infatti dell’intera immagine circolare che l’obiettivo proietta all’interno della fotocamera ne viene registrata solo la porzione che colpisce l’area del sensore, creando di fatto un crop. Tenendo per buono il fattore di moltiplicazione 2.7 x se montiamo su una Nikon 1 un teleobiettivo da 200mm otteniamo come risultato un’immagine con lo stesso angolo di campo e ingrandimento che se fosse stata eseguita con un 540mm; un 500mm si trasforma in un 1.350mm e via così. Insomma, in due parole, la Nikon 1 utilizzata con un teleobiettivo apre le porte al mondo dei super teleobiettivi ma senza la necessità di acquistarli, basta infatti avere l’adattatore FT-1 e il gioco è fatto.

La baionetta Nikon F Mount: la storia insegna

Ingransci l'immagine

La Nikon è nata agli inizi del 900, per la precisione nel 1917, come azienda ottica, realizzando all’inizio binocoli e sistemi ottici per la Marina Imperiale Giapponese, un banco di prova quindi estremamente selettivo.

 

Ingransci l'immagine
Ingransci l'immagine
Esploso di uno dei telemetri realizzati da Nikon alla fine degli anni 30 per laq corazzata Yamato. Successivamente, nel marzo del 1948, produsse la sua prima fotocamera, a telemetro, la Nikon I.
La chart Nikon dal 1948 al 2008.


Ingransci l'immagineIl 20 marzo del 1959 venne presentata da Nikon la sua prima fotocamera reflex, la Nikon F, da cui il nome della baionetta F Mount. In termini meccanici la baionetta è rimasta tuttora invariata, anche se con l’avvento dell’autofocus, quando nel 1986 venne presentata la Nikon F501, venne aggiunta alla baionetta la contattiera CPU per il controllo appunto degli obiettivi autofocus. Da un punto di vista meccanico, invece, venne apportata una sostanziale differenza sulla baionetta degli obiettivi, quando si passò dagli obiettivi del sistema F agli obiettivi del sistema AI: mentre sulle fotocamere F l’accoppiamento tra obiettivo e fotocamera avveniva attraverso una forcella sistemata coassialmente alla ghiera dei diaframmi che andava ad agganciarsi a un puntale annegato sotto il pentaprisma, attraverso il quale la fotocamera veniva informata della luminosità massima dell’obiettivo e del diaframma di lavoro impostato, con l’avvento degli obiettivi AI viene mantenuta la forcella per la possibilità di utilizzo degli obiettivi AI sui precedenti corpi F ma l’informazione sulla luminosità massima dell’obiettivo e il diaframma impostato viene trasferita a un anello smussato posizionato sulla parte posteriore dell’obiettivo. C’era quindi la possibilità di utilizzare i nuovi obiettivi Ai sui vecchi corpi F ma non l’utilizzo dei vecchi obiettivi F sulle reflex successive a meno che gli obiettivi F non venissero modificati in AI.



Tutto questo in due parole significava che il fotografo che avesse sostituito un suo vecchio corpo Nikon con uno nuovo avrebbe potuto comunque utilizzare i nuovi obiettivi sui precedenti corpi ma non le vecchie ottiche, se non modificate, sui nuovi corpi, quindi la Nikkormat FT3 e la Nikon FM, presentate entrambe nel 1977. Quando la fotografia, analogica, venne rivoluzionata dall’avvento dell’autofocus, Nikon mantenne comunque fede alla sua promessa di massima compatibilità tra nuovi corpi e vecchi obiettivi e neppure in quel momento di svolta epocale cambiò la baionetta F Mount. All’inizio questa dichiarazione di compatibilità ebbe come risvolto un problema di velocità dell’autofocus, visto che i motori erano alloggiati nei nuovi corpi macchina AF e non negli obiettivi di nuova generazione, come fecero invece da subito altri brand, decretando però al contempo la totale incompatibilità del parco ottiche allora circolante.

Ingransci l'immagineIngransci l'immagine

Punti di vista che meritano entrambi il massimo rispetto. Ma una differenza altrettanto sostanziale che ancora oggi permette a Nikon una piena compatibilità di parco ottiche, addirittura estesa anche alla famiglia Nikon 1, per la quale Nikon ha dovuto necessariamente riprogettate l’innesto ottiche, presentando però al contempo l’adattatore FT-1 permettendo di fatto ancora oggi e anche con un nuovo innesto ottiche, la piena compatibilità con quasi tutti i modelli di obiettivi progettati e prodotti dal 1960 ad oggi. Anche se il nikonista è quindi abituato a “ravanare” nei suoi vecchi corredi alla ricerca di probabili compatibilità tra vecchie ottiche o accessori e nuovi corpi macchina, con Nikon 1 è la prima volta che una nuova famiglia di fotocamere a tutti gli effetti non reflex diventa compatibile con il cuore del sistema reflex Nikon, appunto il parco ottiche.

Metodi di pagamento: