Le straordinarie tecnologie Large High Resolution “LHR” e Real High Definition “RHD” nella ripresa di affreschi e dipinti di grandi dimensioni applicata anche all'Opera di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
© Immagini di Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici

A cura di Gerardo Bonomo

» Introduzione » L'affresco, il primo esempio di gigantografia
» L'affresco e la sua riproduzione fotografica » Il Gigapixel, questo sconosciuto
» Large High Resolution “LHR”: finalmente uno standard » La Cappella degli Scrovegni: niente di più difficile!
» Che notte quella notte! » Conclusioni e appendice tecnica

 

L'affresco, il primo esempio di gigantografia 

© Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici
Una veduta parziale del ciclo degli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova;
verso il fondo sulla destra si nota la postazione di lavoro su trabattello di HALTADEFINIZIONE®.

Qui di seguito riportiamo la spiegazione di affresco riferita al periodo in questione, tratta da Wikipedia; inutile riscriverla o risistemarla, è perfetta così!

L'affresco è una pittura eseguita su intonaco, appunto ancora fresco, di una parete: il colore ne è chimicamente incorporato e conservato per un tempo illimitato (non diversamente da un'immagine imprigionata negli alogenuri d'argento annegati in un foglio di carta fotografica – questa è di nostro pugno e… si vede!).

L'affresco è un'antichissima tecnica pittorica che si realizza dipingendo con pigmenti generalmente di origine minerale stemperati in acqua su intonaco fresco: in questo modo, una volta che nell'intonaco si è completato il processo di carbonatazione, il colore ne sarà completamente inglobato, acquistando così particolare resistenza all'acqua e al tempo.
L'affresco si compone di tre elementi: supporto, intonaco, colore.

  • Il supporto, di pietra o di mattoni, deve essere secco e senza dislivelli. Prima della stesura dell'intonaco, si stende una preparazione, l'arriccio, una malta composta da calce spenta o grassello, sabbia grossolana di fiume o, in qualche caso, pozzolana e, se necessario, acqua, in uno spessore di un centimetro circa al fine di rendere il muro più uniforme possibile.
  • L'intonaco è l'elemento portante dell'intero affresco. È composto di un impasto fatto con sabbia di fiume fine, polvere di marmo o pozzolana setacciata, calce ed acqua.
  • Il colore, che è obbligatoriamente steso sull'intonaco ancora umido (da qui il nome, "a fresco"), è di natura minerale poiché deve resistere all'alcalinità della calce.

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Ad ogni inizio di shooting la prima operazione da compiere è quella di posizionare il trabattello, che di giorno viene parcheggiato lateralmente nella Cappella, nel punto preciso dove era stato interrotto il lavoro alla fine della notte precedente. Questo è stato reso necessario per consentire comunque al pubblico di poter entrare nel sito di giorno, mentre il lavoro di HALTADEFINIZIONE® veniva compiuto di notte.

La principale difficoltà della tecnica dell'affresco è il fatto che non permette ripensamenti: una volta lasciato un segno di colore, questo verrà immediatamente assorbito dall'intonaco, i tempi stretti di realizzazione complicano il lavoro dell'affrescatore, la carbonatazione avviene entro tre ore dalla stesura dell'intonaco. Per ovviare a questo problema, l'artista realizza piccole porzioni di affresco alla volta (sono definite giornate). Eventuali correzioni sono comunque possibili a secco, ovvero mediante tempere applicate sull'intonaco asciutto: sono però più facilmente degradabili.
Un'altra difficoltà consiste nel capire quale sarà la tonalità effettiva del colore: l'intonaco bagnato, infatti, rende le tinte più scure, mentre la calce tende a sbiancare i colori. Per risolvere il problema, è possibile eseguire delle prove su una pietra pomice o su un foglio di carta fatto asciugare con aria o vento di scirocco ossia aria calda.

In epoca paleo-cristiana e medioevale la preparazione del muro avveniva in modo rapido; la figurazione avveniva direttamente sulla preparazione: prima i contorni, in ocra, poi il riempimento, fino alle ombre. L'esecuzione delle varie parti era determinata dallo sviluppo dei ponteggi del cantiere; le diverse fasi di esecuzione dell'affresco (dette "pontate") sono determinabili dalle giunture pittoriche determinatesi allo spostamento del ponteggio.

In epoca romanica il lavoro delle maestranze di affrescatori veniva svolto sempre per "pontate", ma la tecnica inizia a raffinarsi; viene introdotto l'uso di paglia, cocci, stoffa all'interno dell'impasto dell'arriccio e dell'intonaco, per mantenerne l'umidità e permettere un tempo di stesura pittorica maggiore. Le figure sono ancora stese con contorno ad ocra rossa, ma si comincia a riscontrare l'uso di collanti per i colori (albume, cera fusa, colla animale). Inoltre in alcuni casi è possibile rilevare la presenza di linee guida per la figurazione, tracciate sull'intonaco fresco.

Nel XIV secolo la tecnica dell'affresco conosce in area centro e sud europea una grande diffusione. Due importanti innovazioni sono introdotte dalle maestranze dell'epoca: l'uso del disegno preparatorio (la sinopia) e lo svolgimento del lavoro non più a pontate, ma a giornate.
La sinopia è un disegno preparatorio alla stesura vera e propria del colore. Era stesa a pennello con terra rossa di Sinope (da qui il nome) prima sull'arriccio e poi sull'intonaco, e riproduceva in modo preciso le figure dell'affresco. La scoperta dell'esistenza delle sinopie è avvenuta nel secondo dopoguerra, quando, con i distacchi di affreschi operati per restauro, i disegni sottostanti al colore sono stati rinvenuti.

La realizzazione di un affresco diventa il frutto di una pianificazione meticolosa delle maestranze che devono, prima di stendere l'intonachino, decidere quale parte eseguire e valutarne la fattibilità nella giornata (per garantire l'esecuzione “in buon fresco”). Negli affreschi medievali si riesce, di conseguenza, a rilevare sia le giornate che le pontate. Vengono messe a punto raffinatissime tecniche per mascherare le giunte tra le giornate e tra le pontate. Il taglio e la tecnica usata per i ritocchi (che avvengono a secco) consentono spesso di individuare la scuola se non l'artista che ha eseguito l'affresco.

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In queste due immagini: equipaggiamento di puntamento “Clauss Giant Rodeon” ripreso all'inizio
e alla fine di una “scansione” di una porzione sommitale dell'affresco; la Nikon D3x si muove solidale
alle due monotorce Elinchrom; le immagini RAW/NEF vengono trasmesse in remoto dal modulo Nikon WT-4
usato in questa circostanza in connessione Ethernet via software Camera Control Pro 2 al team di controllo “a terra”
che verifica la correttezza della messa a fuoco e della sovrapposizione di ciascuna immagine.

 

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