Piccolo, semplice ma ricco di sorprese. L'ultima ottica fissa Nikon dedicata al formato DX offre prestazioni davvero strabilianti a prezzi da saldi di fine stagione. Da non perdere.

A cura di Valerio Pardi

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» Flare, riflessi e distorsione » Macro
» Due passi nell'infrarosso e poi un balzo verso l'infinito » Qualche confronto
» E sull'FX? » Conclusioni

 

Due passi nell'infrarosso e poi un balzo verso l'infinito

Come ho anticipato nella descrizione di questo obiettivo, il 35mm DX non dispone di riferimenti per le distanze di messa a fuoco, ne tanto meno indicazioni sulla correzione del fuoco per le riprese in infrarosso. Inoltre gli obiettivi molto luminosi, per esperienza personale, non hanno mai offerto prestazioni esaltanti al di fuori dei campi per cui sono stati progettati. Viste però le ottime prestazioni nel visibile, mi è parso obbligatorio fare un breve test nell'IR. Per la prova, ho utilizzato una Nikon D40, opportunamente modificata sul sensore, con la rimozione del filtro IRcut e l'inserimento di un filtro clear in grado di lasciare passare le radiazioni ottiche dall'UV all'infrarosso compresi. Di fronte all'obiettivo ho montato un classico filtro per foto infrarosso, che dalle specifiche offre il taglio di tutte le lunghezze d'onda sotto i 720nm, lasciando passare, appunto, solo l'infrarosso.

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A tutta apertura l'immagine risulta decisamente morbida; stiamo ovviamente parlando di
un'apertura pari a f/1.8, un valore già complesso da progettare e correggere per il solo visibile.
La resa comunque, ricorda un paesaggio fiabesco, morbido, una caratteristica che si può sfruttare
ai fini creativi con i soggetti adeguati. Completamente assenti eventuali hot spot.






Il particolare centrale
ingrandito.

L'immagine
appare morbida e con i dettagli fini mangiati dalla luce diffusa, ma in maniera diversa rispetto a un semplice sfocato.

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Chiudendo il diaframma a f/4 la resa cresce sensibilmente, seppur rimanga una certa
morbidezza diffusa.





Dal particolare ingrandito
si può notare la maggior nitidezza rispetto all'immagine realizzata a tutta apertura.

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Chiudendo abbondantemente il diaframma, in questo caso a f/13, la qualità complessiva
raggiunge il massimo, con dettagli molto ben definiti su tutta l'area inquadrata.





Ora la nitidezza
è tornata ad essere elevatissima,
al pari delle
immagini
ottenibile nel visibile.
Sempre assenti
gli hot spot.

Dal primo scatto si potrebbe pensare che non sia un obiettivo particolarmente riuscito per le foto in infrarosso, tuttavia occorre valutare l'insieme delle possibilità offerte da quest'ottica, ovvero immagini morbide e creative ai diaframmi più aperti fino a raggiungere una nitidezza esemplare chiudendo opportunamente il diaframma. Lo giudico quindi in maniera assolutamente positiva, soprattutto per la possibilità di sfruttare la caratteristica offerta ai diaframmi maggiori ai fini creativi, abbinandogli magari il giusto soggetto.

Ingrandisci l'immagineUn'altra delle mie passioni, è la fotografia astronomica.
Non mi dilungherò su questo aspetto poiché è possibile leggere queste interessanti eXperience sull'astrofotografia che possono guidare scelte e possibilità tipiche di questo tipo di riprese. A differenza di quello che si crede, per fare astrofotografia non occorrono solo focali estremamente lunghe, anzi, un grandangolare o un medio tele sono già sufficienti a catturare molte nebulose o significativi asterismi presenti in cielo. Fotografare le stelle, banalmente, è forse il campo che più di ogni altro può mettere in crisi un sistema ottico. Le stelle infatti sono solo punti luminosi, senza diametro fisico per via della distanza, e per di più si presentano con un elevato contrasto, visto che si stagliano su un fondo cielo scuro, e in queste condizioni di ripresa ogni “difetto ottico” di un obiettivo viene messo in evidenza: coma, aberrazione cromatica, astigmatismo, curvatura di campo e vignettatura sono gli aspetti che più facilmente vengono evidenziati da una ripresa a lunga posa di un campo stellare. Quale miglior test, dunque, per verificare il comportamento di questo 35mm, se non utilizzare una delle più belle e precise mire ottiche che la Natura ci ha fornito?

Mi sono recato in montagna, lontano dalle luci cittadine per provare a realizzare qualche scatto al cielo. Ho montato la fotocamera con il 35mm in parallelo a un telescopio dotato di montatura equatoriale, necessaria per compensare la rotazione terrestre.

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La Nikon D40 con il Nikkor AF-S DX 35mm f/1.8G montata in parallelo al telescopio. Un filtro UV/IR cut si è reso necessario
per compensare la sensibilità estesa della D40 modificata con un filtro clear sul sensore.

Ho impostato la posa B sulla fotocamera e ho chiuso l'obiettivo al valore di diaframma f/3.5, ancora sufficientemente luminoso per non dovere allungare troppo la posa ma anche necessario per migliorare la resa ai bordi del fotogramma. Molti obiettivi, anche di una certa fama, in queste condizioni di ripresa non riescono a garantire stelle sufficientemente puntiformi ai bordi, e richiedono di essere utilizzati a valori di diaframma decisamente più elevati, f/5.6 e oltre, con conseguente aumento dei tempi di posa.

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Sirio e la costellazione di Orione. 300 secondi di posa a 400 ISO e diaframma chiuso a f/3.5. Sulla sinistra è visibile la luminosa stella Sirio mentre nella parte di destra è riconoscibile la costellazione di Orione con alcune nebulose al suo interno. A questo valore di diaframma la resa è uniforme su tutto il campo, le stelle sono sorprendentemente puntiformi considerando la focale e non si notano residui cromatici di alcun tipo. Ad essere particolarmente pignoli si può osservare un leggero residuo di curvatura di campo, tra l'altro compensato quasi totalmente dalla profondità di campo offerta dal diaframma chiuso a f/3.5. Colpisce l'assenza di vignettatura mentre l'unico aspetto negativo è dettata dalla mancanza di una scala graduata per la messa a fuoco, utile nel caso si cerchi di mettere a fuoco con precisione sulle stelle ma non si disponga di una fotocamera con Live View come nel caso di questa ripresa effettuata con una reflex Nikon D40. La leggera differenza di luminosità tra la parte alta e quella inferiore della foto è dovuta solo all'inquinamento luminoso, presente ormai anche sotto cieli montani, seppur in quantità fortunatamente ridotta.


Il particolare ingrandito
di un angolo del fotogramma
consente di apprezzare la
puntiformità delle stelle,
segno inequivocabile che le
principali aberrazioni ottiche
sono sotto controllo.
Buona anche la resa del diaframma
a 7 lamelle arrotondate che
contengono l'effetto punta di
stella (spikes) intorno agli astri
più luminosi.


 
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