Estendere i confini delle proprie immagini è da tempo una meta assai ricercata, facilmente raggiungibile grazie alle potenzialità di ripresa presenti su molte COOLPIX, discreta padronanza della propria fotocamera reflex DSLR e funzioni di assemblaggio software indispensabili per risultati professionali.

A cura di Roberto Insalata

» Introduzione » Visioni oltre i limiti
» Le fasi del progetto creativo » Ottimizzare la ripresa fotografica
» Sviluppare file al top di qualità » La magia di Photomerge
» Metodi di composizione in Photomerge » Estensioni di Photomerge
» Quando Photomerge non basta » Photogallery


Sviluppare file al top di qualità

Entriamo ora a pieno titolo nella seconda “macro-fase”, dedicata alla post-produzione delle immagini generate, nella quale predisponiamo e organizziamo i file ottimizzati per la successiva fase di assemblaggio. Avendo l’esigenza di elaborare e sviluppare un numero contenuto di file RAW/NEF/NRW, facciamo uso del software in dotazione Nikon View NX2 o il rinomato Nikon CaptureNX 2 (release 2.2.7 alla data di stesura), assicurandoci così la massima qualità dei risultati successivamente alla conversione JPEG/TIFF, in termini di contenimento del rumore, fedeltà cromatica, riduzione della vignettatura, eccellente nitidezza ed eliminazione dell’aberrazione cromatica laterale e longitudinale. Ma soprattutto operiamo con la serenità del modello non-distruttivo (i dati grezzi originali non sono mai alterati, ma usati come “matrice” per le elaborazioni successive) e la possibilità di tenere memoria - nel tempo e senza limitazioni - di qualsivoglia intervento.

Ricordiamo che le ultime versioni Software Nikon assieme a manuali e informazioni di ogni genere, sono raggiungibili dal Sito Nikon di Supporto Europeo.

Procediamo quindi con l’esecuzione di ViewNX 2 o Nikon Capture NX 2.0 di seguito mostrato e localizziamo il percorso di registrazione dei file NEF generati in ripresa, attraverso il pannello BROWSER, collocato alla sinistra dell’interfaccia utente:

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Il visualizzatore foto di Nikon ViewNX2.
I pannelli Cartelle e Browser presenti
nell’interfaccia di Nikon Capture NX2.

Suggeriamo di aprire i singoli file NEF da includere nella composizione finale, selezionando quelli di nostro interesse nel pannello BROWSER e scegliendo la voce del “Apri Immagine” dal menu File (oppure la scorciatoia <CTRL+O> per Windows, <MELA+O> per Mac OS X). Verifichiamo eventuali imperfezioni, come la presenza di polvere sul sensore (che possiamo rimuovere egregiamente con lo strumento “Pennello di Ritocco Automatico”, presente nella barra superiore destra con il simbolo di un cerotto), il bilanciamento del bianco, l’esposizione generale, il livello di saturazione e contrasto, la nitidezza percepita. Malgrado non possiamo trattarli in modo esauriente all’interno di questo articolo, ricordiamo che Nikon Capture NX 2.0 dispone di numerosi strumenti di correzione anche selettiva come i preziosi Punti di Controllo Colore, introdotti con la tecnologia proprietaria “U-Point”, il sistema “Controllo Immagine” (o Picture Control) finalizzato alla semplice condivisione di ottimizzazione personali, i punti di controllo selezione (per generare maschere di selezione perfette e applicare localmente qualsiasi tipo di regolazione o filtro disponibili) e i famosi plug-in aggiuntivi della serie Nik Software pienamente conformi al modello non-distruttivo.

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Inserimento di un Punto di Controllo Colore per
guadagnare luminosità nella zona degli alberi
posti in primo piano.
(Fotografia di Olga Donati)
Analisi della maschera di selezione generata automaticamente dal Punto di Controllo Colore,
sulla base della tonalità identificata nell’area
di intervento (definita dall’utente).


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Durante questa fase non bisogna trascurare un aspetto fondamentale, se vogliamo escludere le sorprese indesiderate: ogni nostra immagine rappresenta un tassello della composizione finale, e quindi gli interventi localizzati devono risultare quanto più omogenei sull’intera sequenza di scatti candidati, sostanzialmente in termini cromatici e di luminosità globale.

Ultimata la fase di ottimizzazione scatto-dopo-scatto, possiamo riaprire il nostro pannello BROWSER ed eseguire un’operazione di conversione batch, per ottenere i file sviluppati nei formati standard JPEG o TIFF. Procediamo con una nuova selezione degli scatti da convertire, e accediamo alla voce di menu “File->Salva con nome…”.

La finestra di dialogo “Coda di elaborazione” ci offre alcune informazioni sul contesto di selezione, l’elenco dei file da processare, il percorso di memorizzazione dei file che saranno generati, il formato di output desiderato (tra cui NEF, JPEG e TIFF) e le opzioni ad esso associate, come livello di compressione, profondità colore e inclusione dei profili colore ICC. Scegliamo per comodità di “processamento” il formato JPEG con massima qualità (corrispondente alla voce “Qualità Alta” dell’opzione “Qualità”), e premiamo il tasto “Avvia”, disposto in alto a destra nella finestra di dialogo, dando così inizio alla generazione dei file sviluppati e pronti per lo stadio di lavorazione successivo.

Finestra di dialogo “Coda di elaborazione” durante la conversione
dei file NEF nel formato di destinazione JPEG.


La magia di Photomerge

Possiamo considerare Photomerge una vera e propria estensione del principe dei software di fotoritocco, Adobe Photoshop, per via delle potenzialità offerte e della eccellente qualità dei risultati, dovuti esclusivamente alla complessità degli algoritmi interni progressivamente migliorati per supportare necessità sempre più ricorrenti. La correzione delle distorsioni geometriche e l’estensione della profondità di campo (tecnica meglio conosciuta come HFR = High Focus Range) sono riprova dell’assidua ricerca in questo genere fotografico così affascinante, che trova sempre più spazi nelle realtà commerciali, industriali e di architettura.

Possiamo sintetizzare lo straordinario contributo offerto da Photomerge in due funzionalità essenziali che, come vedremo nel successivo argomento, possono anche essere invocate e applicate indipendentemente, per un maggiore controllo: stitching e blending.

La prima fase denominata stitching consente di trovare il migliore adattamento (o sovrapposizione) nei punti di intersezione tra due o più scatti; in sintesi, si ottiene una composizione perfettamente allineata in qualsiasi direzione (orizzontale, verticale o entrambe), prescindendo dall’ordine naturale dei singoli “tasselli”. La fase di stitching, propedeutica a quella di blending, deve tenere conto di un numero elevato di fattori che contribuiscono alla verosimiglianza del risultato, come distorsioni, continuità, vignettatura, presenza di micromosso; tutto ciò avviene grazie ad un’approfondita analisi strutturale dei singoli scatti sottoposti all’elaborazione, ma soprattutto delle relazioni che intercorrono tra di essi.


Scatti singoli prima della fase di stitching.

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Elaborazione prodotta dalla fase di stiching (senza fusione automatica) – metodo Auto.

La procedura opzionale di blending (o fusione) consente di ricostruire la perfetta armonia nelle zone periferiche degli scatti, in termini cromatici, di esposizione e di contenuto. La sua applicazione è quasi sempre necessaria, affinché si ottengano risultati naturali e privi di artefatti; in alternativa (quando l’opzione di fusione è disattivata) Photomerge lascia all’utente la facoltà di intervenire manualmente sulle maschere di livello, generate automaticamente.

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Elaborazione prodotta dalla fase combinata stiching + blending.

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Ritaglio e ottimizzazioni cromatiche / tonali finali.

Si ringrazia Adobe Systems Italia per averci gentilmente fornito le immagini adoperate per illustrare i nostri esempi.

 

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