Estendere i confini delle proprie immagini è da tempo una meta assai ricercata, facilmente raggiungibile grazie alle potenzialità di ripresa presenti su molte COOLPIX, discreta padronanza della propria fotocamera reflex DSLR e funzioni di assemblaggio software indispensabili per risultati professionali.


» Introduzione » Visioni oltre i limiti
» Le fasi del progetto creativo » Ottimizzare la ripresa fotografica
» Sviluppare file al top di qualità » La magia di Photomerge
» Metodi di composizione in Photomerge » Estensioni di Photomerge
» Quando Photomerge non basta » Photogallery

 

Qualunque persona appassionata di fotografia, che sia approdato alla professione o meno, durante il proprio percorso di crescita dedicato all’immagine o alle variegate tecniche di ripresa, si è certamente scontrata con i limiti intrinseci delle proprie immagini, in termini di dimensioni, quando confrontate con la ricchezza di visioni e straordinari scenari che la natura ci mette a disposizione continuamente. Risulta semplice verificarlo: usciamo per una gita fuoriporta o in vacanza, e ci ritroviamo davanti affascinanti proposte per i nostri occhi che desideriamo quasi “confezionare” e portare via, assicurandoci così di poter custodire quelle emozioni una volta distanti da quei luoghi, in armonia con noi stessi.




Visioni oltre i limiti

L’istinto ci suggerisce di impugnare subito la nostra fotocamera COOLPIX o Reflex DSLR, e di rubare l’attimo cercando di catturare quante più informazioni possibili; ed ecco che i limiti tecnici si manifestano senza esitazione, come distorsioni dovute ed eventuali focali grandangolari, esposizione discutibile (nel paesaggio c’è sempre una zona compromessa salvo operare in esposizioni bracketing e gestione HDR), micro mosso o mosso, problemi di orientamento, in poche parole, delusione. Ma c’è una limitazione che avvertiamo maggiormente rispetto alle altre: la quantità di immagine che riusciamo ad acquisire nel nostro fotogramma.

Comincia così la caccia alla soluzione. Un amico smaliziato ci ha confidato però un segreto: la possibilità di segmentare il nostro target “ingombrante”, riducendolo a una composizione di scatti intimamente legati che, in una successiva fase squisitamente software, possiamo assemblare armoniosamente e goderci tutta l’originale ampiezza. Avevamo già trattato l’argomento diversi anni fa con l’utilizzo di Panorama Maker 3 oggi disponibile in versione Panorama Maker 5 Pro. Ma anche viste le potenzialità di PTgui su fotografia di paesaggio. Oggi ripercorriamo la possibilità adottando Photomerge di Photoshop. Possibilità che ci permette di entrare a pieno titolo anche nelle estensioni di Layer Photografy con Chroma Key.

Stiamo parlando ovviamente delle famose immagini “panoramiche”, abituati a vederle nel loro splendore in estensione orizzontale (c’è chi ha rischiato grosso facendole anche verticali o addirittura quadrate!), appartenenti a generi fotografici differenti, tra cui paesaggio (mare, montagna, boschi, campi fioriti), architettura (paesaggi urbani, pubblicità turistica, grandi opere), ma anche in ambito still-life (supportati da geniali soluzioni hardware come il prodotto tutto Italiano Jumbo Multi Big Shot. In questo articolo ci proponiamo di affrontare il tema della realizzazione pratica di una immagine panoramica, un percorso guidato e basato su casi concreti progressivamente più complessi, concentrando il nostro focus sulle funzionalità di allineamento e fusione automatica offerte dal software Adobe Photoshop (versione CS3 e successive), attraverso l’applicazione Photomerge.

Prima di addentrarci nei dettagli delle singole funzionalità disponibili, è bene condividere con il lettore alcuni importanti accorgimenti di ripresa fotografica, propedeutici all’assemblaggio software, in grado di assicurare risultati più rapidi e qualitativamente superiori.


Le fasi del progetto creativo

La produzione di una composizione panoramica richiede un minimo di pratica e padronanza della propria fotocamera, unitamente alle conoscenze informatiche utili all’impiego del software. Visto in termini di procedura e di “progetto creativo”, possiamo facilmente identificare - nella produzione dell’immagine finale - almeno due macro-fasi: la ripresa fotografica e l’indispensabile post-produzione.

Durante la prima e più importante fase, dalla quale produciamo la “materia prima” da consegnare agli stadi di lavorazione successivi, possiamo operare ottimizzando la ripresa fotografica, avendo bene in mente innanzitutto cosa dobbiamo fotografare (ogni “soggetto” richiede strumenti differenti), come intendiamo farlo (in generale l’obiettivo da impiegare, la qualità dell’immagine desiderata, il metodo di esposizione migliore rispetto alle condizioni di illuminazione e la profondità di campo, l’allineamento della scena).

Ottenuti gli scatti propedeutici alla lavorazione puramente software, entriamo nella seconda fase di elaborazione digitale, trasferendo le immagini RAW/NEF in “camera chiara” nel nostro caso rappresentata dal software Nikon Capture NX 2.0, in grado di assicurare un’eccellente conversione di sviluppo verso i formati JPEG e TIFF. Lo stadio finale di creazione, dove assistiamo a una vera magia di assemblaggio, si conclude con l’uso dell’applicazione Photomerge, disponibile all’interno di Adobe Photoshop tra le funzioni automatizzate.

Proviamo a fornire una rappresentazione visiva di quanto accennato nei precedenti paragrafi:

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Sintesi della procedura guidata per la creazione di composizioni panoramiche.


Riassumendo, gli stadi di lavorazione intermedi sono i seguenti:

  • Ripresa fotografica e produzione delle immagini originali RAW/NEF/NRW
  • Sviluppo e ottimizzazione dei file in Nikon ViewNX2 o Nikon Capture NX 2.0
  • Conversione degli originali NEF o NRW COOLPIX verso il formato JPEG/TIFF
  • Assemblaggio dei file ottimizzati (JPEG/TIFF/TIFF16bit) con l’applicazione Photomerge
  • Produzione della composizione finale

L’ultimo stage tra quelli appena citati è responsabile della qualità complessiva della nostra composizione; decidiamo qui se è il caso di procedere con interventi manuali, semmai il nostro progetto specifico presentasse criticità non contemplate dall’algoritmo “trita dati” integrato in Photomerge. Entriamo ora nel merito delle fasi intermedie di lavorazione.


Ottimizzare la ripresa fotografica

Il nostro obiettivo in questa fase intermedia è assicurarci la disponibilità di immagini tecnicamente perfette, da affidare agli stadi di lavorazione successivi. Sebbene sia possibile risolvere alcune imperfezioni durante la fase di post-produzione, tra cui l’allineamento automatico degli scatti e la normalizzazione delle esposizioni, suggeriamo invece di prestare attenzione proprio alla ripresa fotografica, ottimizzando di conseguenza (in tempo e qualità) le impegnative elaborazioni software.

Assumendo di poter lavorare con la disponibilità di una fotocamera Reflex Digitale DSLR, consigliamo innanzitutto l’impiego di un treppiedi, sufficientemente robusto a sostenere il peso di corpo macchina e obiettivo, posti in posizione orizzontale o verticale. È indispensabile mettere subito “in bolla” la fotocamera, operando sul cavalletto tipicamente dotato di livella, oppure affidandosi alla funzione “orizzonte virtuale” disponibile su diverse Reflex Nikon.

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La Nikon D7000 offre l’Orizzonte Virtuale raggiungibile dal menu Impostazioni, ma visibile anche attraverso il mirino
associando l’opzione ad uno dei diversi pulsanti programmabili.

La scelta dell’obiettivo ottimale dipende dal soggetto ripreso, dalle sue dimensioni, distanza dalla fotocamera e naturalmente dal genere fotografico scelto. Un obiettivo di tipo grandangolare introduce inevitabilmente delle distorsioni e non necessariamente quelle geometriche ai bordi, ma date dall’elevato angolo di campo racchiuso in singolo scatto (a differenza di una lente di tipo tele, malgrado quest’ultima offra minore profondità di campo), tanto pronunciate quanto più la focale è ridotta (fino al fish-eye). In ambito architettura, esistono straordinari obiettivi speciali come quelli della serie PC-E 24, 45 e 85 usati anche in soluzioni dedicate come in Jumbo MBS, che risolvono brillantemente problemi di linee cadenti e ridotta profondità di campo, anche su distanze ravvicinate adottando i principi di decentramento.

Inoltre, la scelta della focale impiegata condiziona significativamente un’altra necessità di ripresa, ossia garantire la sufficiente sovrapposizione tra i singoli scatti (e quindi il numero complessivo di immagini necessarie a coprire l’intera scena), affinché l’assemblaggio disponga di informazioni ridondanti e produca risultati pressoché privi da imperfezioni.

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Esecuzione di scatti con sovrapposizione,
obiettivo grandangolare.
Esecuzione di scatti con sovrapposizione,
obiettivo tele.

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Gli interventi suggeriti per la fotocamera riguardano essenzialmente la profondità di campo, la qualità dell’immagine e il metodo di esposizione. Usando la messa a fuoco automatica, agganciamo il punto desiderato nella scena (che dipende dalla profondità di campo desiderata), e successivamente commutiamo nella modalità manuale (sempre di messa a fuoco) sul corpo macchina oppure sull’obiettivo (se disponibile); questa manovra ci mette al riparo da focheggiature indesiderate durante la cattura degli scatti.

La qualità immagine che suggeriamo di scegliere è naturalmente quella che ci offre tutta la ricchezza informativa del nostro sensore, quindi NEF per le Reflex DSLR o NRW se stiamo operando con COOLPIX serie P7000. La sensibilità ISO da impostare corrisponde generalmente al suo valore nominale più basso (affinché si possa contenere la presenza di rumore digitale), ma le condizioni di luce potrebbero richiedere valori più elevati (per congelare alcuni elementi sottoposti a movimento, oppure evitare la formazione di indesiderati aloni attorno alle sorgenti di illuminazione).

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Schema di esempio per la ripresa di sequenze di scatti destinati
alla composizione orizzontale.

La consistenza dei risultati è il nostro principale obiettivo durante la cattura dei singoli scatti, quindi la scelta - quasi obbligata - per il metodo di esposizione ricade senza dubbio su quello manuale. Serviamoci della misurazione esposimetrica (a luce riflessa) della nostra fotocamera per valutare la migliore coppia tempo/diaframma, avendo sempre presente la profondità di campo desiderata, ed eseguiamo alcuni scatti di prova (qualora la luce non fosse uniformemente distribuita - come nel paesaggio - è preferibile puntare la fotocamera verso la zona centrale della scena).

Infine, serviamoci del comodissimo autoscatto oppure di un comando di scatto via cavo, attiviamo la funzione di sollevamento dello specchio (se disponibile) per compensare le vibrazioni da esso introdotte ed eseguiamo le riprese variando - in successione - il grado di rotazione della fotocamera (rispetto al suo asse), rispettando la sovrapposizione sopra illustrata.

Concludiamo questo argomento ricordando che sono disponibili in commercio soluzioni tecniche per la produzione di immagini immersive (anche con FishEye su COOLPIX), come treppiedi professionali e teste panoramiche anche motorizzate che permettono il posizionamento di rotazione sul più congeniale punto nodale dell’obiettivo in uso.

 

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