Breve cenno sul color management Calibrazione e profilatura
Le due fasi della calibrazione monitor Dalla teoria alla pratica
Istallazione del software Misurazione della luce ambiente
Si calibra! Conclusioni

 

Calibrazione e profilatura

Ci stiamo finalmente avvicinando al nostro principale argomento. Sebbene si tenda ad unificare, la procedura di calibrazione è in realtà composta da due distinte fasi: la calibrazione propriamente detta e la conseguente profilatura.

La calibrazione consiste nell'applicare alla nostra periferica le regolazioni necessarie per riportarne il comportamento entro uno standard predeterminato, cercando di mantenerlo costante nel tempo. La profilatura, o caratterizzazione, è la procedura che costruisce il profilo colore della periferica, per poterne descrivere il comportamento e "sincronizzarla" con gli altri dispositivi del nostro flusso di lavoro.
È importante ricordare come, quando si calibra e profila un monitor, si intervenga in realtà su tutta la catena di visualizzazione, inclusa, ad esempio, la scheda grafica. Ecco perché non ha senso portare il proprio monitor a casa dell'amico in grado di calibrarcelo ne tantomeno adottare un profilo di uno stesso monitor ma utilizzato su un altro computer!

Per calibrare un monitor si opera essenzialmente sui seguenti parametri: la temperatura colore del punto di bianco (espressa in Kelvin), la curva di risposta tonale (generalmente chiamata "gamma") e la luminosità del monitor (espressa in candele per metro quadrato – cd/mq). Con alcuni monitor o strumenti di calibrazione è possibile regolare anche la luminosità del punto di nero (sempre in cd/mq).

La temperatura colore del punto di bianco è quella a cui il nostro occhio fa riferimento per giudicare tutti gli altri colori. I valori di calibrazione solitamente consigliati sono quelli più prossimi alle condizioni in cui l'occhio umano è solito operare da millenni, ovvero quelli prossimi alle caratteristiche della luce diurna solare: 5000K e 6500K. Sebbene il valore di 5000K rappresenti un vero e proprio standard definito dalle norme ISO 3664, a meno che non si abbiano particolari esigenze – confronto diretto con un'immagine illuminata da una sorgente normalizzata a 5000K – ed anche grazie al fatto che l'occhio umano ha una notevole capacità di adattamento, il consiglio è quello di effettuare una calibrazione a 6500K (o D65).

Il perché di questa scelta è presto detto. La maggior parte dei monitor non specificatamente nati per impieghi fotografici ha un punto di bianco "nativo" molto freddo, anche oltre i 9000K. Per calibrare un monitor "generico" a 5000K dovremmo ridurre notevolmente i valori del canale del blu, riducendo in modo sensibile la luminosità del monitor, la sua gamma dinamica e, di conseguenza, la quantità di colori da esso riproducibili.

Benché meno critico, il valore di gamma svolge un ruolo importante nella percezione delle densità dell'immagine, soprattutto delle tonalità intermedie. Nel passare dal bianco al nero, il monitor riproduce i toni medi in modo non lineare, ed il valore di gamma compensa questa non linearità. Prima dell'avvento del color management, il valore di gamma rappresentava l'unico strumento per tentare di avere una corrispondenza fra il monitor ed i risultati che si sarebbero ottenuti in stampa. Il valore di gamma 1.8 è solitamente conosciuto come valore standard degli ambienti Macintosh perché era quello che meglio descriveva il comportamento della Apple LaserWriter e, calibrando il monitor di conseguenza, il risultato prodotto da tale stampante era sufficientemente simile a quanto visualizzato dal monitor. In tempi attuali, il compito di sincronizzare le periferiche è demandato più al color management ed ai profili che non alla curva di gamma. Considerando poi il fatto che la maggior parte degli attuali monitor LCD ha una curva di gamma nativa più prossima al valore 2,2, ecco che il suggerimento, in assenza di altri motivi specifici, è quello di selezionare tale valore, una volta conosciuto come valore standard degli ambienti Windows, durante la procedura di calibrazione.

È importante ricordare come il valore di gamma non influenzi in realtà la colorimetria del monitor, pertanto è anche possibile procedere con successive modifiche di tale valore (e conseguenti ricalibrazioni del monitor!) per raggiungere particolari visualizzazioni a monitor ancor più corrispondenti ai nostri risultati di stampa.

Se per temperatura colore e valore di gamma è possibile dare delle indicazioni (quasi) universali, la corretta impostazione del valore di luminosità deve invece tenere conto delle condizioni ambientali in cui il monitor dovrà lavorare. Un monitor molto luminoso in un ambiente buio o, al contrario, un monitor poco luminoso in un ambiente con poca luce, anche se calibrati non ci consentiranno di valutare i passaggi tonali nelle alte o nelle basse luci. Il valore di luminosità del monitor deve in qualche modo rispecchiare la quantità di luce presente nella nostra area di lavoro. Se, ad esempio, la nostra postazione di lavoro rispondesse alle già citate norme ISO 3664, dovremmo collocare il nostro monitor in un ambiente poco più luminoso di una camera oscura e dovremmo regolarne la luminosità a circa 80 candele al metro quadrato (cd/mq), che sono un valore estremamente basso. Basti pensare che molti monitor attuali hanno una luminosità anche di 400 cd/mq. Se tali valori di luminosità possono essere piacevoli per un uso generico (navigare in internet, giocare, vedere dei film), non lo sono altrettanto per usi fotografici: lavorando su di un monitor troppo luminoso sarà difficile avere una corretta percezione della gamma tonale dell'immagine e non saremo in grado di previsualizzare ciò che otterremo in stampa. Tornando al consiglio sul valore di luminosità da utilizzare per una corretta calibrazione del nostro monitor, possiamo affermare che la scelta dovrebbe ricadere su valori compresi fra le 90 e le 140 cd/mq, sempre in funzione delle nostre condizioni di lavoro e delle caratteristiche del nostro monitor. Tentare di abbassare troppo la luminosità di un monitor nato per lavorare a 400 cd/mq potrebbe infatti limitarne in modo consistente la qualità e la gamma di colori riproducibili.

Un breve cenno all'impostazione del punto di nero: a meno di particolari esigenze, il suggerimento è quello di accettare il massimo valore di nero che il nostro monitor è in grado di generare. Ovviamente questo è un limite tecnico, e pertanto non ci sarà possibile richiedere un nero "più nero" di quello che il nostro monitor è in grado di dare. È al contrario possibile richiedere un nero "meno nero" in condizioni particolari, quando ad esempio si devono simulare i risultati ottenibili in stampa con carte che non possono garantire neri profondi. In questo caso, però, la regolazione avverrà, per così dire, in modo empirico.

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