Roberto Dati

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Gli Akha, tra guerra dell'oppio e modernizzazione

Gli Akha sono una delle etnie tribali situate nel famigerato "Triangolo d'Oro", regione al confine tra Thailandia, Myanmar (già Birmania) e Laos. Come molti gruppi tribali, subiscono drammaticamente l'impatto con un modello di sviluppo a loro estraneo.
Sradicamento territoriale, abbandono forzoso delle attività tradizionali, prostituzione, diffusione di droghe artificiali, perdita di autostima e delle proprie radici, soprattutto tra i giovani: questi sono i principali problemi in gioco, a fronte di una cultura antica e ricchissima basata su un rapporto con la natura stretto e autentico appreso dagli avi.

Nella Thailandia icona del turismo di massa, gli Akha sono uno dei gruppi minoritari maggiormente a rischio, sia per la loro scarsa consistenza numerica (282 villaggi censiti e 48 mila abitanti, su un totale di circa 700 mila appartenenti ai nove gruppi etnici del nord thailandese), sia per la loro povertà, esemplificata dal fatto che molto spesso è tra di essi che viene reclutata la forza-lavoro per i campi d'oppio di proprietà di altre etnie (dei villaggi Akha sono ubicati nell'area al confine settentrionale tra Thailandia e Myanmar, dove da decenni le etnie tribali sono sfruttate dall'industria della droga).

La stessa economia di sussistenza degli Akha è gravemente minacciata dalla campagna del dipartimento forestale contro le loro tecniche agricole tradizionali (il cosiddetto sistema del taglia-e-brucia e dell'agricoltura itinerante). In realtà, fino a che i tribali rappresentavano il 90% dei pochi abitanti dell'area, queste tecniche non hanno mai danneggiato l'ecosistema.
A seguito invece del massiccio arrivo di coloni thai in cerca di terre coltivabili, il governo ha iniziato a sbandierare l'intento ecologista di procedere al recupero e alla conservazione dei terreni boschivi (peraltro già compromessi a causa dello sfruttamento intensivo da parte dell'industria del legname, soprattutto della pregiata qualità teak). La conseguente sottrazione delle terre coltivate a riso dagli agricoltori tribali ha determinato una drastica riduzione dei raccolti in molti villaggi.

È in questo contesto che opera Matthew McDaniel, un americano dell'Oregon arrivato in Thailandia dieci anni fa per commerciare in perline, fino a che ha iniziato ad appassionarsi alle vicende degli Akha. L'impressione che Matthew suscita nel visitatore è che nella caotica cittadina di confine di Mae Sai abbia trovato un suo personale Far West, dove perseguire ideali di eguaglianza e giustizia e incarnare il mito della frontiera, come un eroe del passato o un beautiful loser.
Lì ha sede la "Akha Heritage Foundation", una ONG locale nata grazie all'apporto determinante di Matthew, che realizza iniziative volte a far conoscere la difficile situazione degli Akha, compresi appelli e petizioni al governo thailandese affinché tenga nella dovuta considerazione le istanze degli Akha.


Antonio Politano ©

Di recente, l'associazione RAM (che ha alle spalle anni di lavoro con i gruppi tribali del nord della Thailandia) ha ricevuto diverse segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani degli Akha, tra cui quella relativa al caso di Ah Juuh Cheh Muuh Gooh, 42 anni, del villaggio di Meh Maw Akha, provincia di Chiangrai.
È stato arrestato da unità dell'esercito thailandese alle 8 di mattina del 10 dicembre 2001; il suo cadavere è apparso sette giorni dopo con segni di bruciature da elettrodi alle orecchie, percosse alla testa, denti spezzati, costole rotte. L'esercito ha dato alla sua famiglia (moglie e otto figli) 30 dollari americani e un sacco di riso.

L'associazione RAM sta promovendo una campagna di solidarietà a sostegno della "Akha Heritage Foundation" e ha istituito un conto corrente postale per la raccolta di contributi (c/c numero 28532034, intestato a Roberto Dati-Andrea Billau, Via P. Quintini 14, 00136 Roma (causale "Campagna di solidarietà per gli Akha").

RAM é un'associazione culturale e umanitaria, a carattere nazionale, che si occupa di commercio equo, iniziative culturali e di scambio con il Sud del mondo, e di sensibilizzazione alle tematiche del turismo internazionale.
In questo senso, si é specializzata fin dalla sua fondazione - avvenuta nel 1987 - dapprima in termini di offerta occasionale di viaggi per soci (viaggi-laboratorio, sperimentali, a formula autogestita e organizzati in modo non tradizionale, a visitare i partners di altri paesi, secondo un codice di impatto minimo autonomamente elaborato e testato), poi via via nello studio, la documentazione, la ricerca, la critica del turismo quale fenomeno internazionale.

RAM é tra i fondatori dell'Associazione italiana per il turismo responsabile (AITR), alle cui attività collabora attivamente.

I viaggi responsabili di RAM (estate 2002)

Tibetani in India:
Dharamsala, capitale dell'esilio, e le sue montagne (dal 15 al 30 giugno)

Ladakh:
il "Piccolo Tibet" nel cuore del Kashmir tormentato (dal 23 giugno al 12 luglio; dal 7 al 24 luglio; dal 6 al 23 agosto; dal 25 agosto al 10 settembre)

Sri Lanka:
il paese del tè (dal 27 luglio all'11 agosto)

India del Sud:
Kerala e Tamil Nadu, per ritrovare l'eredità spirituale di Gandhi (dal 4 al 18 agosto)

L'India himalayana:
Himachal Pradesh, Lahul e Spiti, dove convivono l'induismo e il buddhismo tibetano (dal 6 al 24 agosto)

Cuba:
Dietro le quinte dell'isola della Revoluciòn (dal 10 al 24 agosto)


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