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Fotografare in cammino
Fabrizio Ardito

Ogni chilo. Anzi, ogni etto conta. Me ne sono reso conto di colpo a Burgos, dopo una dozzina di giorni a piedi lungo il Cammino di Santiago quando, come tanti colleghi peregrinos, mi sono trovato in fila davanti all'ufficio postale con una bella scatola gialla piena di oggetti sacrificabili da spedire fermo posta a Santiago de Compostela. Una giacca di troppo, un lettore di cd con i dischi che avevo portato, un cavalletto e i rullini scattati sono così partiti, sulle ali delle poste spagnole, verso la meta che avrebbero raggiunto tre settimane prima di me. Con lo zaino alleggerito di poco meno di quattro chili, i giorni seguenti mi sono sembrati una delizia per le spalle e i tendini. Fotografare sulla strada, cioè portando sulle spalle oltre al necessario per la vita di tutti i giorni anche l'attrezzatura fotografica è giocoforza un inno all'essenzialità. Un solo corpo macchina, due obiettivi, nessuna focale lunga, un flash e poco più. Con in aggiunta l'obbligo di portare il tutto in uno scomodo marsupio che diventa un cilicio nelle giornate calde. Già che pensare di posare lo zaino per ogni scatto è assolutamente improponibile.


© Fabrizio Ardito

Via Francigena - Da Carema a Piverone - Cesnola © Fabrizio Ardito

Un caso, o per meglio dire una serie di coincidenze, mi hanno portato a percorrere la via di Santiago. Ci pensavo da anni e, alla fine, ho deciso di andare a vedere il tracciato, le tappe e soprattutto i camminatori da vicino. Non correndo in macchina a fianco della via, con qualche fermata per le foto più belle, ma da solo e a piedi, dal confine francese tra i boschi dei Pirenei fino alla costa atlantica della Galizia. E il fascino del grande itinerario che traversa la Spagna mi ha colpito in pieno rendendomi, poco a poco e un passo dopo l'altro, un pellegrino vero, cioè un camminatore che rifugge da ogni mezzo meccanico come da una diabolica tentazione.

Catturato dal demone delle lunghe passeggiate, l'anno seguente ho deciso di percorrere il Sentier Cathare che traversa tutte le contrade francesi ai piedi dei Pirenei, dal Mediterraneo fino alle porte di Tolosa, seguendo le tracce della storia degli eretici albigesi. E, dopo un anno di vacanza per piedi e gambe, nell'estate del 2007 ho seguito il tratto italiano della Via Francigena dal passo del Gran San Bernardo fino al colonnato di Piazza San Pietro, a Roma.


© Fabrizio Ardito

Fabrizio - Francigena Sud © Fabrizio Ardito (Foto di Natalino Russo)

Fotografare in queste condizioni non è affatto banale: anzitutto non si può scegliere quasi mai la luce giusta e si prendono le inquadrature così come vengono regalate dalla strada: nessun camminatore sano di mente affronta deviazioni chilometriche solo per una foto migliore. O peggio decide di tornare indietro per godere della luce del tramonto sulla facciata di una cattedrale. Quindi i risultati sono stati spesso insoddisfacenti, a vederli con l'occhio di un professionista.


© Fabrizio Ardito

Camino de Santiago - verso Santo Domingo © Fabrizio Ardito

Ma bisogna riconoscere che le immagini fatte dal di dentro lungo uno di questi lunghi cammini spesso sono uniche: la testimonianza cioè di cosa è un viaggio a piedi di un mese per chi lo percorre. Con le sue vesciche e tendiniti, fasce elastiche e scarpe deformate. Ma con i volti in primo piano di amici e sconosciuti, italiani, svedesi, australiani, francesi e spagnoli, che sudano e sbuffano tra sentieri e mesetas, cattedrali e ostelli sovraffollati sul far della sera. Non so se questa vita da long distance walker mi porterà ancora a spasso su altri cammini storici (a tale proposito devo confessare che qualche idea ce l'avrei…). Ma certo queste estati in cammino sono state un'esperienza notevole, da conservare e ricordare con cura. E mi hanno insegnato che, oltre ai muscoli e ai tendini, giorno dopo giorno si mette in gioco molto di più: non si può camminare impunemente per un mese senza uno sforzo di volontà importante, che cambia decisamente la prospettiva quotidiana che siamo abituati a vivere tutti i giorni.


© Fabrizio Ardito

Camino de Santiago - verso Santo Domingo © Fabrizio Ardito

A parte la differenza nei corpi macchina – verso Santiago avevo con me una Nikon F90,  sulla via dei Catari una F100 e sulla Francigena una D200 – la scelta degli obiettivi è stata abbastanza obbligata dal loro peso e ingombro. Un 20 mm f/2.8 e uno zoom 24–120 mm f/3.5-5.6 lungo i primi due percorsi e, al posto del vecchio 20, un secondo zoom 12–24 mm f/4. Con in aggiunta una quarantina di rulli (nei primi casi), il flash dedicato del corpo macchina e qualche minuscolo accessorio. Quanto basta cioè per rendere pieno e pesante un marsupio Lowe Pro che sarebbe divenuto parte integrante della mia pancia per lunghissime settimane.


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Via Francigena - Da Fornovo a Cassio © Fabrizio Ardito

 

Chi è
Giornalista e fotografo romano nato nel 1957, Fabrizio Ardito è autore di alcuni volumi dedicati all'escursionismo, di una lunga serie di guide turistiche e di viaggio (De Agostini, Geo Mondadori e Touring Editore), tra cui i recenti libri dedicati ai grandi cammini. Tra questi, l'illustrato “Il Cammino di Santiago” edito nell'autunno 2008 dal TCI e tre volumi della collana Reportage 2000 (sempre TCI) dedicati ai tre cammini. Collabora con riviste di viaggi da più di due decenni e con varie produzioni e con la RAI per la realizzazione di filmati naturalistici e geografici.

 

 

Santiago © Fabrizio Ardito

© Fabrizio Ardito

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