Rassegne

A cura di:

Fotografia Europea a Reggio Emilia e
Photomed a Sanary-sur-Mer
di Romina Marani

Due rassegne-festival, a Reggio Emilia Fotografia Europea, giunta alla sua settima edizione, a Sanary-sur-Mer, sulla costa della Provenza, Photomed, Festival della fotografia mediterranea giunto alla sua seconda edizione. L'esplorazione della vita comune è al centro quest'anno di Fotografia Europea, le cui mostre proseguono fino a domenica 24 giugno. Il tema è raccontato attraverso il suo incessante cambiamento (con un programma di mostre di Costas Ordolis, Igor Mukhin, Michi Suzuki oltre a Des Européens,la straordinaria raccolta di scatti di Henri Cartier-Bresson sull'Europa dal 1929 al 1991, cuore dell'intera rassegna); tracciando la mappa dei luoghi comuni della convivenza (dalle immense e mutanti metropoli di Peter Bialobrzeski alle spiagge come centri di aggregazione di Massimo Vitali, dall'Italia del Dopoguerra immortalata da Federico Patellani alla città simbolo Istanbul raccontata da Paola De Pietri); inseguendo il richiamo della partecipazione (individuale, come quella dello storico reportage sulla guerra franco-algerina di Pierre Bourdieu, e collettiva, come quella del gruppo IRWIN); sfidando le convenzioni e celebrando le differenze (dalle opere di artisti che hanno raccontato il lato proibito delle grandi città europee del Ventesimo secolo come Ed van der Elsken, Christer Strömholm, Anders Petersen, Lisetta Carmi, alla frizzante energia sprigionata nella "swinging London" degli anni '60, protagonista delle fotografie di Philip Townsend, alle nuove traiettorie tracciate dalle giovani generazioni di artisti europei).

© Alexa e Irène Brunet
© Alexa e Irène Brunet, Unusuel dwellers

Come scrivono Elio Grazioli e Riccardo Panattoni nell'introduzione al catalogo «in tempi difficili come i presenti, conviene di fatto tornare a ripensare i fondamenti e le urgenze della vita civile. Dei conflitti gravi sono in corso intorno a queste problematiche, dal livello locale a quello globale, dal livello morale a quello politico. La cultura e l'arte non possono rimanere a guardare, né d'altro canto non devono lasciarsi ridurre a pura illustrazione di questioni cosiddette più "concrete". La fotografia, ancora una volta, è in posizione strategica anche rispetto a queste discrasie: immagine della realtà, essa è concreta, documentaria, informativa, e al tempo stesso è più di questo, è interpretazione, è visione, può essere perfino proposta e parte attiva. La fotografia si rivela come il medium civile per antonomasia, strumento espressivo nelle mani di tutti e al tempo stesso parziale e particolare. Fotografia e cittadinanza sono strumenti e al tempo stesso realtà fattive, unite dal senso di un'appartenenza come partecipazione. Tutti questi termini, si sarà notato, derivano da "parte" e il nucleo della questione sta appunto qui. Che cos'è la parte rispetto al tutto? Come appartiene la parte al tutto? Come vi partecipa? In fondo è proprio la fotografia che ci ha fatto vedere i margini della nostra visione, il taglio che ogni immagine è sull'insieme della realtà, dunque il suo costitutivo essere solo una parte. D'altro canto la fotografia non seleziona, prende tutto, cattura l'istante e il caso, che è quanto della vita costituisce l'inevitabile, la sua "normalità", la sua concretezza che mai nessuna arte ci aveva rivelato in maniera tanto diretta ed efficace. Vita "comune" significa anche questo, vita reale, realtà della vita.

© Henri Cartier-Bresson
© Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos/Contrasto
Belgium, Brussels, 1932

Così abbiamo suddiviso la varietà delle tematiche implicate da un tema così sfaccettato in quattro sezioni. La prima sezione è all'insegna del cambiamento e sul senso della comunità nei momenti, come quelli attuali, di trasformazione generale. Ma innanzitutto con quale autore partire meglio, in questo contesto, se non con Henri Cartier-Bresson, il cantore dell'Europa e il poeta dell'"istante decisivo", cioè del taglio non solo nello spazio ma anche nel tempo, coniugato con un afflato che va al di là dello spazio e del tempo? L'occasione ci è offerta peraltro dal recente ampliamento del progetto degli Européens del 1955 che mostra come Cartier-Bresson abbia continuato a coltivare fino alla fine la sua idea di mostrare un'europeità comune e al tempo stesso di fondarla sul comportamento e il modo di essere delle persone piuttosto che sugli eventi e i processi istituzionali.

© Igor Mukhin
© Igor Mukhin, Moscow 2008, Silver gelatine print, cm 30x40

Questo omaggio fornisce il vero e proprio incipit a tutta quanta l'edizione. Lo ritroviamo subito ripreso dal resto della sezione, che vede alcune delle situazioni e dei luoghi scottanti del presente europeo trattati però con sguardo prettamente fotografico, che significa, come ribadiamo, non solo e non tanto documentario, quanto piuttosto "autoriale", interpretativo, personale, che significa anche poetico, estetico. Così Costas Ordolis fotografa la grave crisi greca e Igor Mukhin quel crogiolo di trasformazione che è la Russia postcomunista, mentre Michi Suzuchi ci interroga su che statuto e che condizione vivono i figli di genitori misti: sono italiani o solo per metà? E da che cosa si vede? D'altro canto la trasformazione è cambiamento prima di tutto dei modi di vita e dei costumi. I giovani fanno sentire il loro disagio rispetto alle categorie sicuramente più degli altri; lo dimostrano da decenni nei movimenti giovanili come quello recente dei writers, qui documentato da un progetto fotografico particolare intitolato da Like lipstick traces, come tracce di rossetto, segni e sbavature sulla superficie apparentemente regolare e omogenea della società.

© Riccardo Venturi/Contrasto
© Riccardo Venturi/Contrasto
Lampedusa (Agrigento), February, 14th 2011 - The arrival of illegal immigrants from North Africa -
More than 1,000 people escaping turmoil in Tunisia have landed on the Sicilian island closer to Africa, raising fears of a new, uncontrolled wave of illegal immigration from North

La seconda sezione è intitolata ai luoghi comuni, nel senso doppio di quei luoghi che sono diffusi e di tutti, ma anche di ciò che, assunto acriticamente, ha finito con lo svuotarsi di senso, quando non di tramutarsi in paradosso. Al suo interno il grande Federico Patellani, sorta di pendant italiano a Cartier-Bresson, ci ricorda l'Italia del dopoguerra, della ricostruzione e della ripresa: come eravamo, tra sacrifici e luoghi comuni, straordinarietà e vita di sempre, quotidianità e costruzione del futuro. O forse il pendant di entrambi è Don McCullin, fotoreporter di fama internazionale? Di lui sono famosi i reportage sugli eventi più importanti degli ultimi decenni, ma non tutti conoscono le sue fotografie "personali", le nature morte, i paesaggi, i ritratti. Sempre del "cuore di tenebra" del reale si tratta, come scrive giustamente Sandro Parmiggiani. Peter Bialobrzeski e Massimo Vitali prendono la città come osservatorio di fenomeni attuali: disgregazione e stravolgimento del tessuto urbano, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo e nelle megalopoli; luoghi culturalmente codificati nei quali si consumano usi e tradizioni della vita comune, dalla villeggiatura ai centri culturali, cinema, teatri. Paola De Pietri invece indaga la casa, l'abitare, l'organizzazione dello spazio e delle relazioni, specie nei quartieri di periferia che raccolgono i nuovi arrivati in nuove abitazioni, mentre Lucio Rossi trova nel "comune" il "senza tempo", perché non solo della resa dell'istante è capace la fotografia ma tanto più di quella di un tempo altro, sospeso o annullato che sia.

© Like Lipstick Kegr, Untitled, Skanderborg 2005
© Like Lipstick Kegr, Untitled, Skanderborg 2005

La terza sezione coniuga l'idea di partecipazione in modi diversi, a partire dalle "testimonianze dello sradicamento" di Pierre Bourdieu, noto a tutti gli studiosi di fotografia per la sua famosa indagine sociologica Usi e funzioni sociali di un'arte media. Nel 1955 – lo stesso anno degli Européens di Cartier-Bresson, come si noterà – Bourdieu è in Algeria, dove fotografa in una situazione alquanto critica la guerra per l'indipendenza di un paese coloniale, restituendone una testimonianza coinvolta, vivendo un'esperienza che gli cambia la vita. La quarta sezione raccoglie testimonianze del differentemente comune, perché non esiste un solo modo di intendere e soprattutto di vivere ciò che si ritiene comune, ma anzi non esiste "comune" senza "differenza", senza cioè ciò che è diverso all'interno stesso del contesto di tutti. E dunque Walk on the wild side è una rassegna che ha per argomento le comunità alternative, la "parte selvaggia", al centro delle metropoli, così come Philip Townsend ha documentato dall'interno quella cultura "alternativa" della Londra degli anni '60, tra musica, la più famosa, e moda, la più trasgressiva e scanzonata. Ne riprende un poco l'atmosfera estetica, ma in maniera critica e al tempo stesso futuristica, Marco Bolognesi, che pone il paesaggio (landscape) contemporaneo all'insegna della fuga (escape)».

 

 

© Massimo Vitali
© Massimo Vitali

Jean-Luc Monterosso, direttore artistico di Photomed, che si svolgerà a Sanary-sur-Mer e dintorni dal 24 maggio al 17 giugno, usa l'immaginario del viaggio per parlare delle sue scelte. A cominciare da quelle degli ospiti d'onore. Che sarebbe un Mediterraneo in bianco e nero», scrive Monterosso «senza i suoi colori? Ospite d'onore del festival, l'italiano Massimo Vitali sa che, da colorista raffinato, dipinge una regione purtroppo consegnata troppo spesso al cemento. Le sue ultime opere, strane e contemporaneamente seducenti, riprendono i suoi temi preferiti: la costa, le attività balneari, le spiagge».

© Yasmine Laraqui
© Yasmine Laraqui
La Photographie Marocaine

Festival di «scoperte e di riscoperte», per la sua seconda edizione Photomed «ha scelto come paese ospite il Marocco. Ancora poco conosciuta dal grande pubblico, la fotografia marocchina riunisce fotografi che, spesso divisi tra due sponde, si interrogano sulla propria identità. Fotografi affermati o giovani artisti, tutti attestano la vitalità e la creatività di una fotografia in cui soggetti a forti risonanze locali si uniscono ai grandi temi e alle preoccupazioni di oggi. In contrappunto, Photomed presenta anche lo sguardo sul Marocco attuale e quello sulle orme di Delacroix che, privilegiando un approccio personale, mostrano, al di là dei luoghi comuni, immagini residue del passato in una società che cambia».

© Jacques Henri Lartigue
© Jacques Henri Lartigue
André Haguet, Sainte-Maxime, septembre 1929
Ministère de la Culture - France / AAJHL
© Bernard Faucon
© Bernard Faucon

Ma «come sempre nel Mediterraneo, il sogno si confonde spesso con miti ancestrali. Massimo Cristaldi rileva tracce del passato attraverso piccole cappelle dimenticate, in strade secondarie della Sicilia, e il mondo di Martine Voyeux è risolutamente "popolato da leggende, miti e personaggi onirici": Siviglia, Granada, Tangeri, Betlemme o Napoli sono spazi in cui si mescolano le culture più diverse». Si passa poi dalle «immagini di Nermine Hammam, figura emblematica della scena artistica egiziana, con Bonaparte, Frida Kahlo, Johnny Weissmuller, Marlene Dietrich» alle «figure di giovani soldati della "primavera araba" in Egitto, che si stagliano sugli sfondi idilliaci di vecchie cartoline».

© Scarlett Coten / Notabene-nb.com
© Scarlett Coten / Notabene-nb.com
© Scarlett Coten / Notabene-nb.com
© Scarlett Coten / Notabene-nb.com

Ma se il viaggio «trasporta la fantasia e gli archetipi di una società, diffonde anche immagini del reale. I tre fotografi greci inviati in Medio Oriente da parte del Museo della Fotografia di Salonicco (Athina Kazolea, Dimitris Koilalous, Paris Petridis), rivelano, attraverso l'architettura urbana, il peso della storia e il suo corteo di speranze e sofferenze. In Libano, Palestina, Israele ed Egitto ciascuno rintraccia i segni del passato in un presente dilaniato da conflitti incessanti». Infine, «all'immagine di questo Mediterraneo di contrasti e tensioni si sovrappongono sempre nell'inconscio collettivo i fascini del viaggio in Oriente o quelli di un passato incantatore. Come la Riviera delle star fotografate da Walter Carone o ancora la Costa Azzurra della prima metà del ventesimo secolo vista da Jacques Henri Lartigue con le sue automobili, le sue gare di sci d'acqua e le sue celebrità del mondo letterario, artistico e politico: da Picasso a John F. Kennedy». Per finire con il fossile di una sirena, ritrovato durante scavi subacquei a Sanary-sur-Mer, immortalato da Joan Fontcuberta. Così il cerchio si chiude, nel Mare Nostro, tra presente e passato.

© Dimitris Koilalous
© Dimitris Koilalous
Liban
© Guillaume Rivière
© Guillaume Rivière
Fos-sur-Mer

 

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