Edward Weston a Modena

Una retrospettiva

 

Edward Weston è considerato uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento. A oltre quindici anni dalla sua ultima personale in Italia, gli spazi espositivi dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena ospitano - fino al 9 dicembre - una grande retrospettiva dedicata al fotografo statunitense, promossa da Fondazione Fotografia e curata da Filippo Maggia. Nel percorso espositivo - che avrà poi una seconda tappa presso il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno dal 16 dicembre al 17 febbraio - trovano spazio tutti i temi da lui indagati, dai nudi ai paesaggi, attraverso una galleria di ritratti e di “oggetti” - dai famosi peperoni ai giocattoli indigeni - trasformati in icone surrealiste e postmoderne. Spesso direttamente paragonata alla pittura e alla scultura, la fotografia di Weston è l’espressione di una ricerca ostinata di purezza, nelle forme compositive così come nella perfezione quasi maniacale dell'immagine.
 


Edward Weston, Nude, 1936
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
 

110 opere fotografiche originali, scattate dai primi anni Venti fino agli anni Quaranta, in gran parte provenienti dal Center for Creative Photography di Tucson dove è conservato il più grande archivio dell’autore. Realizzate dall’artista stesso o sotto la sua diretta supervisione, le stampe fotografiche di Weston sono infatti una parte fondamentale e imprescindibile del suo lavoro: stampe a contatto, di piccolo o medio formato, nelle quali non è concessa alcuna manipolazione dell’immagine. Ogni dettaglio – descritto con una nitidezza assoluta – concorre a definire la sua idea di perfezione, indagando l’entità stessa della materia e le sensazioni che è capace di trasmettere.
 


Edward Weston, Saguaro, 1941
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
 

Di seguito pubblichiamo il testo scritto da Filippo Maggia per l’occasione: «L’intelligenza di Edward Weston traspare in ogni fase della sua esistenza: è una modalità di approccio organizzativo alla vita che si manifesta nell’abilità a seguire razionalmente il proprio istinto con la necessaria disciplina mai schiava di gabbie mentali. Weston è un uomo aperto al mondo, curioso ma anche critico, generoso, passionale ma sempre lucido fino a sembrare cinico. Comprende immediatamente quanto importante e determinante sia la conoscenza del mezzo tecnico per poter restituire le forme del reale senza ulteriori additivi, con la consapevole presunzione che quelle forme debbano prima trovare la loro completezza estetica nella mente: “coloro che non provano nulla, che non si preoccupano a dovere del tempo di esposizione rimandando a una successiva manipolazione il raggiungimento di un obiettivo non premeditato, sono destinati al fallimento”.

 

Edward Weston, Harald Kreutzberg, 1932
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
Edward Weston, Brett Weston, 1931
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents


La curiosità, peculiarità tipica dei fotografi, lo invita a esplorare tendenze artistiche emergenti in quegli anni (come il cubismo), a guardare e studiare altre culture (il Giappone e il modernismo espresso dai fotografi del Sol Levante), a risiedere in un altro Paese, il Messico, respirandone a fondo il clima rivoluzionario dell’epoca con tutte le sue contraddizioni e i suoi eccessi, condividendo il quotidiano vivere con emergenti artisti locali e l’eco surrealista che rimbalzava dall’Europa già in subbuglio. L’insaziabile fame di stimoli e di conoscenza, verso le cose come gli esseri umani, accompagnata dal fascino che il “nuovo” esercita su di lui, lo portano a intrattenere intense relazioni con donne che sono anche sue muse, modelle e specialmente compagne, nella vita di tutti i giorni come nell’arte.
 


Edward Weston, Horse, KB Dude Ranch, 1938
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
 

È proprio in questa sua disponibilità al cambiamento come costante fonte d’ispirazione, e pratica, che consiste il talento di Weston applicato alla fotografia: “la visione, la reazione istintiva, la conoscenza della vita sono requisiti necessari per coloro che vogliono rappresentare attraverso la lente dell’obiettivo forme di universale interesse […] magari solo un frammento, ma capace di indicare o simboleggiare i ritmi vitali”. Per arrivare a ciò, Weston abbandona presto il pittorialismo e le sue pretese “artistiche”, pur riconoscendone l’importanza come movimento culturale. Il realismo in fotografia cui Weston aspira è di fatto la ricerca di una pura forma di espressione della contemporaneità che non abbia bisogno di etichette: “In questa epoca in cui i valori cambiano continuamente, non è rilevante la questione se la fotografia è o non è un’arte […] noi abbiamo bisogno della fotografia come una espressione vitale della contemporaneità. Il mondo reale, se è già chiaro ai nostri occhi, se riusciamo a riconoscerne le forme, non abbisogna di artifizi per essere riprodotto: sia esso il volto di un uomo o una donna, una olla o un juguete di un qualsiasi artigiano, il cuore di un carciofo o una coppia di funghi, è nella nostra mente che essi diventano sculture dallo sguardo superbo, oggetti che paiono animarsi da sé o verdure eleganti, oppure svogliate. Il fotografo deve restituirli come sono e per ciò che in quel momento essi significano: per questo Weston stampa a contatto. Nel febbraio del 1936 Ansel Adams, di ritorno da una sessione di lavoro nello Yosemite National Park, ammalato, scrive dal suo letto all’amico e socio del gruppo f/64 che gli ha inviato alcune nuove fotografie: “Non ti so dire quanto meraviglioso sia stato ritornare alla freschezza, alla semplicità e alla forza della tua fotografia dopo così tanto intellettualismo, cinismo e dialettica che arrivano della East Coast […]. Sono convinto che l’unica vera sicurezza risieda in una particolare comunione fra le cose e il mondo naturale”.
 


Edward Weston, Dunes, Oceano, 1936
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
 

I luoghi sono un altro elemento fondamentale nell’esperienza di Weston, per la capacità del fotografo americano di sentirli e non solo frequentarli, di assorbirli e viverli senza perdere nulla della loro linfa vitale, anche quando paiono non averne. Perciò l’acciaieria contorta dell’Ohio vale quanto Zabriskie Point, le dune quanto il saguaro dell’Arizona, il Messico come Point Lobos. E i luoghi portano con sé compagne che sono anche modelle e intellettuali con cui confrontarsi: modelle che posano per il fotografo e assistenti, se non addirittura biografe. Ma soprattutto amanti, che come lui si nutrono di passioni forti, come testimonia la corrispondenza con Tina Modotti che nel dicembre 1924 scrive: “Che senso hanno le parole fra me e Edward? Lui conosce me e io lui: entrambi abbiamo fede l’uno nell’altra”, e che di lì a poco redigerà un testamento nel quale lascia ogni suo avere a Weston, inclusi “mobili, libri, fotografie ecc. e tutto l’equipaggiamento fotografico, obiettivi, macchine ecc.” che Weston potrà tenere per sé, distribuendo ciò che resta a familiari e amici della Modotti. Legami così forti e profondi da resistere anche dopo anni: nel gennaio 1931, ormai cinque anni dopo la separazione avvenuta in Messico, Tina Modotti così conclude una lunga lettera a Weston scritta da Mosca - ove si trova clandestinamente per seguire i moti rivoluzionari - pur sapendolo con Sonya Noskowiak: “Caro Edward, e se tu ancora hai voglia di scrivermi, l’indirizzo di Berlino è ancora valido…”. Scritta da Weston, una nota sul primo foglio recita: “L’ultima lettera di Tina”».
 


Edward Weston, Tina Modotti, 1924 ca.
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents

 

Chi è


Edward Weston (Highland Park, Illinois, 1886 – Wildcat Hill, California, 1958) inizia a fotografare all’età di sedici anni e nel 1906 si trasferisce in California, dove lavora come fotografo itinerante. Due anni più tardi si iscrive all’Illinois College of Photography completando in soli sei mesi il corso annuale in fotografia. Nel 1911 apre il suo primo studio fotografico nella città di Tropico, in California, che sarà la base del suo lavoro per i successivi venti anni, acquistando sempre più credito e vincendo numerosi premi. Nel 1922, durante un viaggio in Ohio, scatta una serie di fotografie che cambieranno la sua carriera: abbandona lo stile pittorialista che distingueva fino a quel momento il suo lavoro e inizia a sperimentare una fotografia più chiara e definita, concentrando la sua attenzione sulle forme astratte di oggetti industriali e di elementi organici. “La macchina fotografica – sostiene Weston – deve essere usata per registrare la vita e per rendere la vera sostanza, la quintessenza delle cose in sé, sia si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante”. Lo stesso anno effettua un viaggio a New York dove entra in contatto con fotografi come Alfred Stieglitz e Paul Strand. Nel 1923 di trasferisce a Città del Messico, dove apre un nuovo studio insieme alla sua assistente e amante Tina Modotti, inserendosi nell’ambiente artistico messicano cui facevano parte Diego Rivera, David Siqueiros e Josè Orozco. Il soggiorno messicano scandisce un periodo di transizione e autoanalisi, sul piano stilistico come concettuale spostando l’interesse del fotografo sui meccanismi intrinsechi dell’apparecchio fotografico: “Se non riesco ad ottenere un negativo tecnicamente perfetto, il valore emotivo o intellettuale della fotografia per me è quasi nullo”.
 

 


Edward Weston, Nude, 1934
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
 

Tornato in California, nel 1929 si trasferisce a Carmel dove fonda nel 1932 insieme ad Ansel Adams, Imogen Cunningham e altri fotografi il celebre Gruppo f/64, collettivo con il quale porta avanti una poetica basata sulla nitidezza dell’immagine e sulla sperimentazione delle possibilità estetiche offerte dal mezzo fotografico. Il nome stesso del gruppo ne rappresenta ideologicamente anche il manifesto: nella macchina fotografica f/64 è la più piccola apertura del diaframma, che permette di ottenere la massima profondità di campo, sia in primo piano che nella distanza. Nel 1932 si tiene a San Francisco la prima mostra del collettivo, che si attesta per diversi anni come il gruppo più all’avanguardia negli Stati Uniti. Anno dopo anno, il lavoro di Weston acquista sempre più rilevanza nella scena artistica americana e nel 1936 è il primo fotografo a ricevere un assegno di ricerca dalla Guggenheim Foundation. Nel 1946 il MoMA di New York gli dedica una grande retrospettiva, esponendo oltre 300 opere e consacrandolo definitivamente tra i grandi artisti del Novecento. Nel 1948 Weston scatta la sua ultima fotografia a Point Lobos: da qualche anno inizia infatti ad avvertire i sintomi del morbo di Parkinson. Durante i successivi anni di malattia dedica il suo tempo a revisionare e selezionare le sue fotografie, supervisionando personalmente le nuove stampe realizzate dai figli Brett e Cole.
 


Edward Weston, Cabbage Leai, 1931
© 1981 Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents

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