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Luz Fellowship

 

  
© Piero Martinello  

Nonostante il momento di crisi economica generale, l’agenzia fotografica LUZ continua la sua politica d’investimento sui giovani talenti italiani. Piero Martinello, 25 anni, cresciuto professionalmente a Fabrica, si è aggiudicato il LUZ Fellowship 2012, una borsa da 10 mila euro per realizzare nel 2013 il suo progetto Il libro dei radicali. Ecco come il giovane fotografo descrive il suo progetto: «Il libro dei radicali è un viaggio antropologico nell’Italia di chi ha deciso di fare scelte radicali, di chi si è visto costretto a farle, di chi le ha per grazia ricevuta, di chi le ha ereditate e di chi non si è reso conto di averle fatte. Un viaggio che spazia dalla clausura di un monastero di Clarisse alla tana di un boss dei Casalesi, dai rave party illegali alla devozione per Santa Gemma, dal matto del paese friulano a chi ha ereditato i caratteri fisionomici delle donne di Piero della Francesca. Un percorso che, partendo dalle profonde radici culturali italiane, offre lo spunto per una riflessione moderna sulla necessità di isolamento, di fuga, di ritorno o di riscoperta.

 
  © Piero Martinello

In questo preciso momento storico, dopo il genocidio culturale che ha subito il nostro Paese, in un periodo buio di decadenza del costume, del pensiero, della politica.
Devozione, Eversione, Deviazione, Evasione, Seduzione: questi i capitoli del libro, che è strutturato come un concept album (un unico tema a cui ruota tutto attorno per lo sviluppo di una storia, più una serie di intermezzi) e prevede una serie di fotografie in bianco e nero, immagini di archivio, foto tessere, composizioni grafiche e interviste». La giuria, formata da Andrea Monti (Direttore della Gazzetta dello sport), Federico Pepe (Direttore creativo esecutivo dell’agenzia BBDO), Francesco Jodice (fotografo), Angela Madesani (curatrice e docente di storia della fotografia), Renata Ferri (Photo editor di Io Donna e Amica) e Alberto Giuliani (partner LUZ) ha anche assegnato le menzioni d’onore a Nicola Lo Calzo, per il progetto Cham, e a Filippo Romano, per il progetto Slumsiders.

 

Doisneau e Sulla Via della Seta

 

Autoportrait au Rolleiflex, 1947
® atelier Robert Doisneau
 
La ballata di Pierrette d'Orient, 1953. © atelier Robert Doisneau
La ballata di Pierrette d'Orient, 1953
® atelier Robert Doisneau

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma propone due mostre di mostri sacri: da una parte, una grande rassegna antologica di un fotografo popolare come Robert Doisneau; dall’altra, quell’intreccio di itinerari da Oriente a Occidente e viceversa riassunti sotto il suggestivo termine di Via della Seta.

 
Il Bacio dell'Hotel de Ville, 1950
® atelier Robert Doisneau

Più di 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari, sono esposte fino al 3 febbraio nell’antologica Robert Doisneau – Paris en Liberté, una mostra che nel centenario della sua nascita arriva per la prima volta in Italia: una passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot, negli atelier di moda, nelle gallerie d’arte della capitale francese per «impossessarsi dei tesori che i suoi contemporanei trasmettono inconsciamente», in foto in bianco e nero di cui il soggetto prediletto sono i parigini, il quotidiano di donne, uomini, bambini, innamorati, animali.

La locandina della mostraFino al 10 marzo è allestita, invece, la mostra Sulla Via della Seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente, organizzata dall’American Museum of Natural History di New York con l’Azienda Speciale PalaexpoCodice. Idee per la Cultura che, dopo la mostra “Darwin 1809 - 2009”, rinnovano la collaborazione con una grande esposizione internazionale che presenta, in una scenografia spettacolare e immersiva, più di 150 manufatti originali tra opere d’arte, tessuti, parati, oggetti in vetro e bronzo provenienti da prestigiosi musei, oltre a modelli, mappe, ricostruzioni, percorsi interattivi e video installazioni; un tuffo nella storia avvincente delle vie percorse, tra il VII e il XIV secolo, da mercanti, pellegrini, esploratori per scambiare merci preziosissime, diffondere culture e religioni, conoscere mondi lontani.

 

Wildlife Photographer of The Year

 

  
® Kah Kit Yoong (Australia) Dawn stars Wildlife Photographer of the Year 2011  
   

Fino al 18 dicembre il Museo Minguzzi di Milano propone la mostra Wildlife Photographer of The Year, organizzata dal Natural History Museum di Londra e dal BBC Wildlife Magazine: 100 spettacolari fotografie naturalistiche selezionate all’ultima edizione dell’omonimo concorso internazionale, che si tiene dal 1964 e che è considerato l'Oscar nella rappresentazione artistica del mondo naturale, da una giuria internazionale di esperti e fotografi naturalisti che ha esaminato più di 41.000 scatti. Tra le 100 opere finaliste esposte spiccano, tra i vincitori dell’ultima edizione, due fotografi italiani. Sinuosità di Marco Colombo è stata insignita del primo premio nella categoria Ritratti di animali. La foto è stata scattata in Lombardia, dove Marco ha trovato la natrice femmina ritratta accanto a un bellissimo ruscello. La biscia stava rilassata e immobile, probabilmente in attesa di scorgere anfibi da cacciare e non ha notato l’essere umano “alle sue spalle”. Secondo il giudice Joe Cornish «i contorcimenti serpentiformi delle radici, l’eleganza del portamento e il linguaggio del corpo del serpente e la cascata attutita dalla lunga esposizione fanno dell’immagine una composizione affascinante».

 
  ® David Fettes (UK) Pool of hippos
Wildlife Photographer of the Year 2011
   

Stefano Unterthiner si è aggiudicato due riconoscimenti: la sua fotografia Illusione si è piazzata al primo posto nella categoria Visioni creative della natura, mentre Disposizione di cigni ha ricevuto una menzione speciale nella categoria Ritratti di animali. Il premio più ambito, il Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year, è andato invece allo spagnolo Daniel Beltrá per Natura morta in olio, tratta dal suo portfolio per il Wildlife Photojournalist of the Year Award con il quale ha documentato la catastrofe naturale avvenuta in seguito all'esplosione al pozzo petrolifero Deepwater Horizon della BP, nel Golfo del Messico, nell’aprile del 2010.

 

Mese Europeo della Fotografia

 

  
Pinter & Milch Galerie für Fotografie René Groebli: O.T. aus der Serie
Senza titolo, dalla serie Das Auge der Liebe, 1953 | © René Groebli Courtesy Pinter & Milch Galerie für Fotografie
 
   

Il Mese Europeo della Fotografia è arrivato alla sua quinta edizione. Sette città europee lo organizzano e ospitano ogni due anni: Berlino, Bratislava, Budapest, Lubiana, Lussemburgo, Parigi, Vienna.

   
 
  Martin-Gropius-Bau Dennis Hopper Paul Newman, Location Malibu, Ca USA, 1964
® The Dennis Hopper Trust Courtesy of The Dennis Hopper Trust

Della rete di questi festival segnaliamo, questa volta, gli appuntamenti di Berlino (http://www.mdf-berlin.de/en/), oltre cento esposizioni in gallerie, musei, istituti culturali, ambasciate e scuole di fotografia, una vasta gamma di punti di vista attorno al tema “la visione dell’altro“ (fino al 25 novembre): dalla foto artistica nella DDR allo sguardo alternativo di Joel Sternfeld sull’America meno nota, dalla fotografia coloniale a quella sull’archeologia urbana, dalle immagini di Werner Bischof a quelle di Antoine D’Agata, ma anche dell’attore-regista Dennis Hopper. Ricordiamo che i festival delle sette città sono coinvolti nel progetto su scala europea dal titolo distURBANces: can fiction beat reality? (http://www.emop-mutations.net), il cui tema centrale riguarda i cambiamenti della pratica fotografica rispetto alla connessione globale imposta da un mondo sempre più digitalizzato.

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