Corso di fotografia e cultura dell'immagine

A cura di: Insegnanti dell'Istituto Bodoni-Paravia di Torino

  I.I.S. Bodoni - Paravia

Dal foro stenopeico al sensore: i diversi tipi di macchina fotografica.

Sergio Mellina e Angelo Zanello

 
» Il banco ottico » Tipi di banchi ottici
» Movimenti del banco ottico » Legge di Scheimpflug
» Dorsi digitali e banco ottico  
   

IL BANCO OTTICO

L'evoluzione tecnologica delle fotocamere contiene quasi un insieme di paradossi: tutto é cambiato per non mutare la sostanza dei principi originari di funzionamento. Prima di entrare nel merito della materia, enuncio qui la principale condizione perché possa crearsi un'immagine fotografica. Deve esistere una camera oscura per fare in modo che la luce possa arrivare in modo controllato e prevedibile su un qualunque supporto sensibile. Quindi, le macchine fotografiche sono, prima di tutto, delle camere oscure portatili.

Questo passaggio é fondamentale per restituire la filiazione filologica con la camera obscura. L'antico strumento, che qui non trattiamo, é la radice più profonda della gestione delle immagini non in movimento fino al ready made attuale. Dalle fotocamere di cartone a foro stenopeico fatte in casa, all'ultimo ritrovato digitale, esistono molti elementi comuni basilari. Invece di trattare in modo cronologico la materia, come per altro é facile trovare già ben realizzato altrove, seguiremo una coerenza interna allo strumento, proponendo un sistema che permetta di spiegare i principi di funzionamento e come gli stessi sono applicati alle diverse generazioni tecnologiche che si stanno succedendo. Interpretare il presente e fornire strumenti per la comprensione delle future tendenze è l'obiettivo che raggiungeremo insieme anche ai Vostri contributi. Non vuole essere, dunque, un'analisi esaustiva della materia, quanto una traccia utilizzabile per avviare i diversi approfondimenti.


I collegamenti ad altri siti si riferiscono soltanto a fonti libere o autorizzate secondo quanto previsto dalle norme che tutelano i diritti d'autore. In compenso, ho preferito citare sorgenti in altre lingue quando quelle italiane non apparivano idonee. Confido che la lettura possa essere sostenuta dal linguaggio tecnico non particolarmente complicato e quando necessario, con l'ausilio di un traduttore automatico affiancato dal testo originale.


LA MACCHINA FOTOGRAFICA A CORPI NON MOBILI E A BANCO OTTICO FISSO
Nella versione più semplice e più vicina alle origini della fotografia, si tratta di una camera oscura a forma di parallelepipedo rettangolare. Su uno dei lati più corti si pratica il foro stenopeico, sul lato opposto si colloca il supporto sensibile, ovvero, il sensore.

Come ben spiegato in questo link, é facilmente realizzabile. Si tratta di uno strumento creativo a partire dalla sua costruzione.
L'uso di apparecchi di questo genere elimina alla radice ogni possibile confronto tra fotografi che possa essere falsato dai diversi strumenti tecnologici: notevole, per chi scrive quanto si trova sul sito di tichyocean.


LA MACCHINA FOTOGRAFICA A CORPI MOBILI ED A BANCO OTTICO
Nata per utilizzare i dagherrotipi, è stata oggetto nel tempo di varie modifiche che ne hanno ampliato e perfezionato l'uso.

Spesso costruita secondo una logica modulare, queste sono le sue componenti principali:

Standarta posteriore, accoglie il vetro smerigliato e il supporto sensibile. Quando si utilizza(va)no delle pellicole, lo châssis, contiene, in apposite feritoie, due pellicole piane. Due volet, uno per lato, scorrono come saracinesche per proteggere dalla luce il film quando non é esposto per la fotografia.

Questo sistema è molto utile per realizzare le molte esposizione necessarie per effettuare gli still-life su pellicola. In altri termini, vengono utilizzate per illuminare le varie parti del soggetto luci e maschere secondo necessità fotografando separatamente – ma sulla stessa pellicola – le varie parti (si tratta del sistema dei Layers oggi simulato a schermo da Photoshop). Ovviamente, non essendoci nessun tipo di trascinamento del film, una volta aperto il volet, non si pone nessun problema di trascinamento o di registro. I dorsi accettano portapellicole del formato per cui sono costruiti, ad esempio 10x12 cm, sia, con opportuno adattatore, tutti quelli di formato inferiore - compresi i formati in rullo. Ruotando il dorso è possibile passare dall'inquadratura orizzontale a quella verticale.

È molto importante notare che la standarta posteriore controlla la prospettiva dell'inquadratura. Essa è, a tutti gli effetti, l'osservatore al quale va riferita ogni istanza prospettica rispetto all'oggetto inquadrato. Qualunque movimento della parte posteriore del banco determinerà una variazione della prospettiva legata alla variazione delle distanze con il soggetto fotografato. Per evitare ogni distorsione visiva accidentale, spesso la standarta posteriore è equipaggiata di una bolla di riferimento.

Esistono meccanismi che controllano i movimenti delle standarte, permettendo sia basculaggi che decentramenti sull'asse verticale quanto su quello orizzontale. Nel caso della standarta posteriore, questi servono a correggere la prospettiva ed a migliorare l'inquadratura e la messa a fuoco. È evidente, che le macchine fotografiche a corpi non mobili non possono interagire con la prospettiva se non mutando globalmente la distanza soggetto osservatore. Una reflex, può essere allontanata o avvicinata unicamente in blocco rispetto al soggetto fotografato, in quanto non è possibile spostare il piano del materiale sensibile o del sensore con un angolo scelto e funzionale allo scatto indipendente dalla posizione dell'ottica.

Nel caso delle ottiche decentrabili, troverete un'eccezione significativa sotto molti punti di vista. È possibile disporre dei movimenti tipici del banco ottico, seppure di ampiezza più limitata, anche sulle fotocamere SLR utilizzando speciali obiettivi decentrabili e/o basculabili. Inoltre, tenuto conto della risoluzione massima dei sensori di immagine delle fotocamere digitali, questi movimenti sono simulabili via software.

La standarta anteriore, spesso del tutto simile a quella posteriore, quando non identica, accoglie, invece della pellicola o del sensore, una piastra sulla quale è stato fissato, secondo i diversi meccanismi, l'obiettivo. L'obiettivo può contenere al suo interno l'otturatore. Per questo, ogni piastra è forata secondo le dimensioni dell'otturatore che dovrà esservi applicato. Ci sono tre diametri standard: Φ = 34,6 mm – usato solitamente per obiettivi di focale corta o normale; b) Φ = 41,6 mm – usato per obiettivi di focale normale o leggermente superiore alla normale; c) Φ = 65,0 mm – usato per obiettivi di focale pari o superiore a 240 mm. Il gruppo anteriore dell'obiettivo, montato sul suo otturatore, viene applicato alla piastra e fermato posteriormente con un anello di tenuta: il gruppo posteriore viene poi avvitato sul retro, in modo da restare (a piastra montata) all'interno del soffietto. È conveniente mantenere ogni obiettivo già avvitato alla sua piastra: la sostituzione della piastra è un'operazione rapida e agevole su tutti i modelli, mentre l'applicazione dell'obiettivo alla piastra richiede tempo, attenzione e strumenti particolari. La tipologia dei movimenti di decentramento e basculaggio è identica a quelli della standarta posteriore. In questo caso, però, è fondamentale ricordare che non si interviene sulla prospettiva dell'immagine. Questi movimenti servono solo per migliorare la messa a fuoco e l'inquadratura. La messa a fuoco, infatti, comporta lo spostamento lungo la rotaia della standarta anteriore completa di ottica, in modo da variare la sua distanza dalla standarta posteriore.

Il binario su cui scorrono le standarte è il vero e proprio banco ottico. Sineddoche dell'intero strumento, questa parte finisce per definire l'intera macchina. Potenzialmente infinito come lunghezza, nelle versioni modulari accetta prolunghe utili a risolvere le più disparate esigenze. Tra le standarte vi è la camera oscura. Essa è configurata da un soffietto, che permette, assumendo diverse fogge, di collegare i due corpi anche quando assumono posizioni non parallele tra loro. Nel caso si usino ottiche grandangolari, esistono soffietti costruiti in maniera tale che sia possibile avvicinare molto le due standarte. Comunque, la dimensione e la lunghezza dei soffietti, è parte dei vari sistemi costruttivi. Possono essere aggiunti o cambiati secondo i cataloghi specifici di marca.
La struttura della macchina è fissata allo stativo, spesso a colonna, attraverso un supporto massiccio con fori filettati da 1/4” o 3/8” che non ostacola, però, i movimenti delle varie parti.


TIPI DI BANCHI OTTICI

BANCO OTTICO MONOROTAIA
È il modello più comune di fotocamera da studio. Le standarte scorrono su una singola rotaia fissata al supporto. Questo schema è caratterizzato dalla massima flessibilità e dalla più ampia gamma di movimenti possibili per la macchina. Generalmente di metallo leggero, ingombro, peso e delicatezza sono caratteristiche che non ne semplificano il trasporto.
Le prolunghe della rotaia consentono di allontanare ulteriormente le standarte tra loro per eseguire macrofotografie di soggetti a distanze ridotte con elevati rapporti di ingrandimento.

FOTOCAMERA DA CAMPAGNA
Nota anche come field camera, è caratterizzata da standarte che scorrono su una coppia di rotaie fissate ad una piastra incernierata. Generalmente, per questo tipo di banco ottico si utilizza il legno, ma alcuni modelli sono realizzati con compositi leggeri e resistenti come la fibra di carbonio. Quando il soffietto è completamente retratto, è possibile ribaltare la piastra di base, riducendo la fotocamera ad una scatola relativamente compatta, leggera e trasportabile. Il prezzo di questa trasportabilità è la limitata ampiezza dei movimenti di macchina; quella posteriore, in particolare, può essere di tipo fisso. Questa fotocamera di grande formato, ma trasportabile, è apprezzata soprattutto dai fotografi paesaggisti.
I modelli definiti studio and salon camera sono simili alla fotocamera da campagna, ma non sono ripiegabili per favorirne il trasporto.

FOTOCAMERE PRESS E TECHNICAL
Sono veri banchi ottici, in quanto dispongono quasi tutte di vetro smerigliato integrato nel dispositivo porta-pellicola, che consente una messa a fuoco precisa, e di movimenti, seppure in misura limitata. Alcuni modelli sono dotati di dispositivi ausiliari per l'inquadratura e la messa a fuoco, quali mirini e telemetri. Sono realizzate in metallo e si ripiegano facilmente. La press camera, è stata la fotocamera per eccellenza dei fotogiornalisti prima e durante la Seconda guerra mondiale.

BANCO OTTICO DIGITALE
È concepito espressamente per l'impiego con dorsi digitali dotati di sensore di immagine a matrice, dove alcuni modelli prevedono anche l'uso di dorsi analogici (generalmente, con pellicole piane 4x5”). Non rientrano, quindi, in alcuno dei raggruppamenti descritti in precedenza, dove si collocano banchi ottici ideati fondamentalmente per la fotografia analogica ed eventualmente adattabili ai dorsi digitali a scansione.
 

 
 

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